A Cena con Camillo Benso Conte di Cavour

La nostra rubrica “a tavola nel tempo” prosegue il suo viaggio verso il risorgimento. Questa volta siamo ospiti del Conte di Cavour
Scritto da Marina Birri

Siamo nel 1800; alcune indagini dell’epoca ci fanno sapere come l’alimentazione dei contadini fosse estremamente povera: al Nord principalmente costituita da polenta  di mais; al sud pane di frumento, ovviamente mai la carne. Mentre in Toscana la carne veniva usata in minima parte come condimento nelle zuppe di fagioli e cereali oppure nella pasta e ceci, il lesso era considerato una prelibatezza. Per gli operai che vivevano in città il discorso era diverso. Essi, infatti, avevano un’alimentazione molto più sana e sicuramente più varia: riso , pasta, carne, formaggi e legumi.
Nel XIX secolo, varie scoperte scientifiche applicate all’industria e all’agricoltura, contribuirono a molti cambiamenti; per esempio in Francia, fu impiantata la prima industria per la lavorazione della barbabietola e questo rese normale avere lo zucchero a tavola. Le teorie di Pasteur sulla fermentazione, portarono una serie di progressi nel campo enologico e caseario e ad un notevole miglioramento di vini e formaggi. Il pranzo come occasione di festa e di riunione si diffonde in tutte le classi sociali e noi donne diventiamo le regine della cucina.
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I pasti, che fino ad allora erano tre, diventano quattro o anche cinque al giorno per i cittadini più ricchi. Gli orari erano simili a quelli moderni: dalle 7 alle 9 la colazione, dalle 12 alle 14 il pranzo, 20 e 30 cena e verso l’una di notte  uno spuntino leggero per tutti quelli che frequentano gli spettacoli.

Ed eccoci finalmente giunti a casa di Cavour: protagonista dell’800, grande sostenitore delle idee liberali, del progresso civile ed economico. Nel 1861, divenne con la proclamazione del Regno d’Italia il primo presidente del consiglio dei minìstri del nuovo stato

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A palazzo Benso di Cavour, la prima cosa che ci colpisce è uno scalone ornato da una bellissima volta del XIX secolo con la quale giungiamo al piano nobile ed entriamo nel salone maggiore, ornato nella volta da stucchi neo barocchi. La tavola è elegante e raffinatissima

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Preziosa la tovaglia ricamata su cui spiccano numerosi vasi traboccanti di composizioni floreali, rose arancioni e gialle alternate a profumatissime arance rendono l’ambiente accogliente e piacevole.

Il pranzo inizia con le entrate: una minestra d’orzo, un dentice al vapore e una noce di vitello. Passiamo agli antipasti – cominciamo bene pensavo, un pranzo leggero – e invece prosciutto in gelatina e come primi galline alle punte di asparagi, quaglie alla Richelieu, aspic, fagiolini e carciofi.

Finalmente il dessert : bavarese, albicocche all’orientale, gelati e frutta

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Non c’è che dire; anche nel 1800 si trattavano mica male. Saluto Camillo, molto indaffarato con le questioni politiche e torno beata al mio 2016 sul divano di casa mia con un buon caffe’!

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