Un weekend di Luglio, nella bellissima Ghent, per scoprire i segreti di Alpro: tra innovazione di processo e sostenibilità. Buona colazione a tutti.
Testo e foto di Luca Maruffa
Il secondo weekend di luglio ho avuto modo di visitare la sede di Alpro a Ghent, in Belgio.
L’invito dell’azienda è stato tempestivo: non da molto avevo iniziato ad acquistarne i prodotti a Milano. Alpro ha una vastissima produzione il cui centro è rappresentato sicuramente dal latte di soia. Sappiamo quanto successo abbia questo prodotto, scelto da chi ha qualche problema con la digestione del latte normale nonostante, bisogna dirlo, le polemiche e le critiche consolidate intorno alla produzione della soia nel mondo.

Ad Alpro sembra siano molto attenti alla sostenibilità del processo che porta il latte allo scaffale: le coltivazioni di soia sono sceltissime in paesi come Italia, Francia, Canada e Stati Uniti, e non ultima la Cina. L’azienda precisa con forza che l’approvvigionamento della materia prima si basa su una selezione di fornitori limitatissima e in rapporti che durano nel tempo. Questo permette un grande monitoraggio della qualità del lavoro e l’instaurarsi di rapporti di fiducia che la moltiplicano. Si sottolinea, inoltre, che Alpro ha fornitori solo nell’emisfero settentrionale del pianeta. I semi di soia non sono OGM (secondo la certificazione ProTerra) e le varietà raccolte devono rispondere a standard costanti e misurabili. Le analisi cominciano ancora prima di piantare la pianta di soia e rispondono in tutti i paesi di coltivazione ai principi dell’agricoltura biologica.

Il controllo è disciplinatissimo in tutte le fasi: dalla coltivazione all’accentramento della soia in cooperative, passando per il trasporto alla casa madre e alla divisione dell’alimento nelle sue diverse componenti. Ricordiamo, giusto per fare un esempio, che le bucce vengono riutilizzate per produrre energia. Come a dire: non buttiamo niente: tutto, giustamente, serve a qualcosa.
Alpro non produce solo latte di soia, tutt’altro: latte di mandorla e latte di cocco, di riso e di avena fanno parte di una linea bevande completata da quelle aromatizzate.
La coltivazione delle mandorle, che avviene soprattutto in California e Spagna, è destinata a servire soprattutto il mercato europeo, ed è caratterizzata da un tutt’altro che agevole processo. Poi ci sono le nocciole, che vedono in testa la Turchia e a seguire, distaccata, l’Italia con la sua produzione piemontese e poi il cocco, alimento su cui l’azienda sta puntando molto perché alimento tra i più nutrienti.

Nella produzione non mancano poi tantissimi tipi di yogurt, budini e panna da cucina, rigorosamente vegetali.
Mi chiederete: sì, certo, ma come sono questi prodotti? “Insomma, il latte è il latte e i vari sostituti vegetali che ho provato finora (soia, riso) si possono bere, ma non sono certo indimenticabili”. Ebbene devo ammettere che, da quando conosco questo marchio, compro solo Alpro. E’ vero, la mia affermazione rischia di sembrare forzata, ma è la verità. I prodotti sono ottimi e yogurt e budini non vi faranno certo rimpiangere quelli a base di latticini. Fateli assaggiare a qualcuno senza fargli presente che sono completamente a base vegetale.
Non posso mostrarvi la tecnologia che Alpro utilizza per il confezionamento dei prodotti: ho potuto visitare per il tempo necessario tutte le sale macchinari, senza però scattare fotografie e dovendo seguire rigidissime norme igieniche. La sensazione è quella di visitare una clinica caratterizzata da un finissimo livello di automazione: macchinari tetrapak e … danno vita ad un processo di finissima automazione. Ci accompagnano il responsabile delle produzione e il responsabile marketing, ma fin dove si può: oltre non si può avanzare. Esiste quello che si chiama segreto industriale, ed è questa la vera matrice competitiva di Alpro. Come si lavora la soia così bene? Come si può riuscire a creare dei prodotti così gustosi a base vegetale? Non ci è dato saperlo, chiaramente, ma ci è dato di vedere tutto il resto, e basta per comprendere la sofisticazione di una realtà che deve competere su mercati diversissimi, e lo fa con grande successo.
Alpro è un’azienda molto attenta a comunicare il suo marchio e i suoi prodotti, e lo fa anche con iniziative interessanti. Di una di queste abbiamo potuto godere ampiamente. Si tratta dell’Alpro Pop Up Restaurant, aperto per un mese in cima ad un ex edificio industriale.

Una cena a base di prodotti Alpro in un ambiente unico è seguita qui dopo una visita al centro di Ghent, vero e proprio gioiello che non dovreste mancare di visitare se vi trovaste in Belgio, specie durante il Festival, manifestazione tra le più importanti in Europa, che attrae 1.500.000 persone durante l’intero fine settimana. Anche solo una birra lungo il Leie, ve lo assicuro, sarà esperienza suggestiva e piacevole.

Diverse portate prive di latticini, ovviamente, e un brunch/colazione sulla stessa terrazza, il giorno dopo, sotto il sole, aspettando di riprendere l’aereo. Un concept e un’idea realizzati alla perfezione per veicolare la qualità di tutti i prodotti dell’azienda, presentati e preparati in grande stile.










Che dire? Vi lascio al sito di Alpro, dove potrete scoprire tutto il resto. L’azienda sta spingendo molto sul mercato italiano, e anche noi siamo convinti ci sia spazio per un grandissimo successo anche qui.
Enjoy.