Cagliari & riso nero con carciofi sardi

Ispirata un po’ dalle scoperte poco tradizionali di questa città, Gelmina ha voluto parlare di Cagliari con una ricetta, lontana dalle tradizioni, ma con un ingrediente tipico di quest’isola.
Di Gelmina Kaminskaite

Lo scrittore brittanico David Herbert Lawrence nel 1921 nel suo libro “Sardegna e mare” scriveva:

“E improvvisamente ecco Cagliari: una città nuda che si alza ripida, ripida, dorata, accatastata nuda verso il cielo dalla pianura all’inizio della profonda baia senza forme. È strana e piuttosto sorprendente, per nulla somigliante all’Italia. La città si ammucchia verso l’alto, quasi in miniatura, e mi fa pensare a Gerusalemme: senza alberi, senza riparo, che si erge spoglia e fiera, remota come se fosse indietro nella storia, come una città nel messale miniato da un monaco. Ci si chiede come abbia fatto ad arrivare là. Sembra la Spagna, o Malta: non l’Italia.”

Bastione di Saint Remy con la vista panoramica di Cagliari

Questo confronto di Cagliari con Gerusalemme, che ho visitato l’anno scorso, probabilmente è dovuta all’impressione avuta  arrivando dal mare, con la sua nudità, senza nessun riparo, solo con qualche palma, spuntata tra le mura monocromatiche.

Cagliari – città del sole.

Camminando per la città ho notato un disegno sul muro, un ombrello  sembrava un fiore o come una doccia stillizzata con la scritta “piove”,  come se il muro stesso mi prendesse in giro sulla mia visita. Cinque giorni trascorsi nel capoluogo sardo, all’inizio di febbraio, soprannominata la città del sole che per me è diventata il sinonimo della pioggia e del vento rigido del mare. La fotocamera è uscita timidimamente fuori dall’astuccio mezz’oretta dell’ultimo giorno, quando il cielo si è schiarito per quei pochi minuti, giusto per ammirare il panorama stupefacente dal bastione di Saint Remy.

Come in quasi tutta l’Italia anche qui domina il contrasto tra vecchio e nuovo. Città, dove le mura con diversi strati di vernice parlano da sole e le viuzze, che salgano dal porto verso la Cattedrale, ti abbracciano come un amico che non hai visto da molto tempo. Tra gli edifici storici di calcare bianco e le stradine tortuose che nascondono le vecchie trattorie, puoi trovare le boutique alla moda strepitose e librerie con  libri internazionali esposti in vetrina. E guarda lì, stretta tra le due vie come un gatto, che nasconde la coda da biricchino, tra gli agrumi brillanti si nasconde un bistrot moderno con musica jazz di sottofondo, si può sentire il profumo di pesce fresco.

Catedrale Santa Maria in Piazza Palazzo

Il turista che viene a Cagliari la sceglie principalmente per le spiagge che la circondano e le altre bellezze naturali. La spiaggia del Poetto di sabbia bianca e fine, che si trova a pochi chilometri dalla città, attira  innumerevoli  turisti: una lunga fila di locali offrono pranzi sulla spiaggia per terminare con la movida notturna. Le temperature sono gradevoli da aprile a novembre.

Se passate da queste parti recatevi sul bastione di San Remy, ci passavo tutti i giorni, e facendo qualche scalino si arriva sulla terrazza che offre una vista panoramica della città intera : nei giorni limpidi si godono splendidi panorami, intravedendo anche le saline rosa con innumerevoli fenicotteri e la spiaggia kilometrica del Poetto.

La Cucina sarda si distingue con perle culinarie di vera eccellenza: frutta e verdura,  pesce fresco, carne, prodotti di latte e farinacei sono di alta qualità, per cui è difficile  rimanere delusi della cena, ovunque la gusterete. Sapori forti e schietti, attaccati alle tradizioni, influssi liguri e catalani. Allora, dove si comincia? Dagli antipasti! Pane croccante, il noto carasau portato dagli arabi nel IX secolo, spesso  consumato con  una goccia di buon olio d’oliva e un pizzico di sale (giuttau), o nella versione più completa con salsa di pomodoro, formaggio e uova (frattau).Formaggio di latte di pecora madre, sia che si tratti del DOP (Pecorino e Fiore Sardo) , fresco e stagionato, morbido o affumicato. Frutti di mare e piatti di mare sapientemente preparati.  Carne, consumata ancor più del pesce, visto che  gran parte dell’isola vive di agricoltura. Piatti di cinghiale, cervo, agnello e maiale, ed  i dolci, tra i più noti le pardulas, dolcetti a base di formaggio,  ed i  candelaus, ovvero palline di marzapane ai fiori d’arancio e molti altri ancora.

Numerosi ristoranti, osterie e trattorie che offrono cucina tradizionale, ma  anche molti giovani con idee nuove e nuovi modi di vedere la cucina isolana in chiave moderna con sorprendente originalità, non dimenticando di certo le materie prime e gl’ingredienti locali. Forse un pò spaventata dalla pioggia e dal  forte vento, forse perchè  ho trovato subito questi due posti, dove sono  stata accolta come da vecchi amici, non ho dovuto cercar altro. Il primo, un posto che piacerà a tutti i vegetariani e vegani, ma anche a quelli che vogliono provare i sapori nuovi e sorprendenti, è il “Gintilla”. Un ristorante dallo stile minimal con la cucina a vista, dove per il pranzo potete gustare diversi piatti, scelti tra un ricco buffet. Ma potete davvero provarli tutti, chiedendo anche solo un cucchiaio di ciascuno, il piatto sarà posto sulla bilancia e pagherete a peso. I prezzi sono favorevoli alla tasca.

Un altro posto, scoperto la stessa sera all’arrivo e che  mi è piaciuto subito – il gastrobar “Corso Dodici” con piatti originali, dove il menù varia secondo la stagione e le proposte per il pranzo non sono proprio le classiche insalate all’italiana. Servizio impeccabile, ambiente caldo con i mobili rustici e vini locali eccellenti.

Ispirata un pò dalle scoperte poco tradizionali di questa città, ho voluto parlare di Cagliari con una ricetta, lontana dalle tradizioni, ma con un ingrediente tipico di quest’isola.

Il carciofo, croccante e delizioso, cresciuto lungo il mare, dove il sole non manca. Piatto creativo che unisce  diverse consistenze e sapori per contare gli ultimi giorni d’inverno e per aprire la porta alla nuova stagione.

Riso nero con chicchi di melograno e carciofi stufati
Categoria: Primi
Autore: Gelmina Kaminskaite
Preparazione:
Cottura:
Complessivo:
Porzioni: 2
Un piatto creativo, nutriente e vegan friendly
Ingredienti
  • 160 g di riso nero (riso “Venere”)
  • 1 melograno
  • una manciata di mandorle con pelle
  • 1 arancia bio
  • ½ di limone
  • 2 carciofi grandi
  • olio extra vergine di oliva
  • sale
  • fiochi di sale (fleur de sel)
  • pepe macinato fresco
Istruzioni
  1. Cuocete il riso nero nell’acqua abbondante salata, ci vorrano circa 45 min. Quindi scolate e tenete al caldo.
  2. Pulite i carciofi, metendo i cuori nell’acqua acidula con succo di limone per evitare che si anneriscono. Tagliatele in quarti.
  3. Spremete il succo di un’arancia, prima recuperando qualche filetto di scorza con apposito attrezzo, oppure grattugiatene finemente metà.
  4. Scaldate nella padella 1-2 cucchiai d’olio, sgocciolate i cuori dei carciofi, metteteli nella padella e saltate sul fuoco medio alto. Abbassate la fiamma, versate il succo di arancia, tenendo da parte 1 cucchiao, quindi salate, pepate e fate stufare per circa 15-20 min, aggiungendo un pò d’acqua se si asciugano troppo.
  5. Scaldate il forno a 160°C e mettete sulla placca da forno una manciata di mandorle a tostare per circa 15 min.
  6. Recuperate i chichi di melograno.
  7. Fate un emulsione di 1 cucchiao di succo di arancia e 2 cucchiai d’olio, un pizzico di sale e pepe a piacere.
  8. Componete l’insalata: versate nella ciotola il riso tiepido (potete saltarlo in padella prima di servire), le mandorle tostate, tritate grossolanamente, i chicchi di melograno e condite con l’emulsione e scorze di arancia. Posizionate sopra i cuori di carciofi stufati. Cospargete i fiocchi di sale a piacere.
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