COLORTASTE, quando gli chef diventano artisti

Blue ci introduce a Colortaste: quattordici chef stellati diventano artisti, per l’obiettivo del fotografo Alfonso Catalano.
Di Blue Gavioli

Che arte e cucina abbiano un legame, questo è indiscutibile. Nella storia, l’arte ha spesso rappresentato la cucina, chi non conosce l’Arcimboldi o più nel contemporaneo i lavori di artisti come Rirkrit Tiravanija, Daniel Spoerri o la filosofia della cucina futurista. La cucina come la tela è un luogo di passioni dove s’intersecano emozioni, sentimenti e pensieri, dove l’incontro/scontro tra alimenti sposa il colore della tavolozza e dei pennelli che creano particolari nuances emozionali. Nell’arte, come nel cibo, cerchiamo conforto e consolazione, motivazioni e confronti, riscontri e parallelismi, sorpresa e divertimento. Ricerchiamo momenti salvifici che coinvolgano cuore, cervello e pancia.

Perbellini che prepara la sua opera, immagini di Catalano

Negli ultimi anni molti chef si sono avvicinati all’arte e ne hanno studiato le modalità, avvicinarsi all’arte eleva qualsiasi disciplina e perché mai non dovrebbe farlo anche con la cucina. Perché non dovrebbe assomigliare a un Picasso o a un Matisse un piatto, o magari a un Kandinsky, a un Franz Marc o a un Capogrossi solo per citarne alcuni. Nasce da qui il progetto COLORTASTE di Alfonso Catalano che ha compiuto un lungo viaggio fotografico tracciando una mappatura, da Roma alla Costiera Amalfitana, da Pistoia a Bolzano, da Senigallia a Milano, passando dalle cucine di quattordici chef stellati, tra cui Stefano Baiocco, Moreno Cedroni, Enrico Cerea, Igles Corelli, Anthony Genovese, Aurora Mazzucchelli, Alfonso Iaccarino, Giancarlo Perbellini e molti altri ancora.

Aurora Mazzucchelli mentre dipinge il suo piatto, immagine di Catalano

L’idea è stata quella di sollecitare i cuochi a creare i loro piatti lavorando e disponendo il cibo su un piano traslucido, come fosse la tela di un quadro. Il risultato è un “catalogo” della capacità pittorica dei cuochi che, artisti della cucina, utilizzando come materia prima il cibo e scegliendo liberamente gli ingredienti hanno saputo creare vere e proprie opere pittoriche. La fonte d’ispirazione per le composizioni è stata la pittura astratta del 900’ che lo chef reinventa servendosi degli stessi ingredienti che quotidianamente utilizza per realizzare le proprie ricette. Il cuoco diventa così artista, trascendendo la sfera gastronomica per appagare il proprio spirito creativo, in un gioco di rimandi in cui il processo di manipolazione degli ingredienti resta determinante.

Seppia Blu di Moreno Cedroni e opera di Yves Klein

La costruzione del set fotografico di Catalano diventa parte fondamentale dell’opera: la “tela” è costituita da una lastra bianca traslucida retro-illuminata capace di creare suggestivi effetti di trasparenza, in contrasto con i colori accesi degli ingredienti e delle salse utilizzate per comporre l’opera.

Variazione di zucca con salsiccia e salsa di pistacchio di Alfonso ed Ernesto Iaccarino | opera di Mark Rothko

Il percorso espositivo si articola in una serie di immagini di grande formato realizzati dai 14 chef stellati Michelin e si completa con scatti di backstage che raccontano il making of del lavoro e alcuni ritratti dei celebri cuochi. Di particolare interesse le opere/piatto realizzate da Moreno Cedroni, “Seppia blu” che a me ricordano i Paintbrush di Yves Klein o il “Gastroastratto n°1” di Stefano Baiocco che mi ha fatto pensare a Arshile Gorky anche se lo chef afferma di essersi ispirato a un’opera di Tancredi Parmeggiani e aver avuto la sensazione , non creando un piatto vero e proprio ma un quadro, di liberarsi da una prigione, che slegata dal gusto a prodotto qualcosa di visibilmente bello. La “Variazione di zucca con salsiccia e salsa di pistacchio” di Alfonso ed Ernersto Iaccarino mi ha fatto ricordare Mark Rothko, il colore intenso, la profondita e l’intensità della visione sentimentale che ipnotizza e lascia increduli. La “Passeggiata d’Autunno” di Aurora Mazzucchelli rievoca in me “Proliferazione laterale” di Mario Merz, una cucina piena di natura, foglie, garbusti, ricca di materia presa dalla terra cosi come nelle opere di Merz . Altri chef, come Sadler si sono rifatti a Capogrossi e Dorazio, mentre Cerea ha preferito l’opera di Franz Marc. Anche questa volta l’arte ha prodotto bellezza, ma sul piatto, e se è vero che la bellezza salverà il mondo allora ciò che mi vien da pensare è che gli chef siano i nuovi portavoce di una cucina buona, bella e ispirata all’arte che è e rimane una delle cose che ti cambiano la vita.

Passeggiata d’Autunno di Aurora Mazzucchelli

Spazio di Stefano Baiocco

MOSTRA A PALAZZO ISIMBARDI, MILANO
11-18 Marzo 2013

di Alfonso Catalano
a cura di Paola Riccardi
coordinamento Marco Ferri e Francesca Sironi

Scroll to Top