Elena è stata in una trattoria tipica a Roma: si chiama Dar Cordaro. Come sarà andata?
Di Elena Ogliari
Mi piace sempre tornare a Roma, sarà che ovunque ti giri vedi pezzi di storia che ti chiamano, o forse sarà che il clima è sempre migliore che a Milano (anche se ci vuole poco) o forse sarà perché la gente è molto meno ingessata e “alla buona”…che in senso lato riprende il tema del clima. Fatto sta che dopo un evento fantasticamente riuscito, mi faccio portare dal mio collega compagno di viaggio Dar Cordaro. Dice che durante un’altra trasferta e aveva mangiato benissimo spendendo davvero poco (per la gioia aziendale). Proviamo.
Porta Portese, spiati dal Tevere, ospita una casetta che sembra la capanna del guardiacaccia di Biancaneve, anche l’insegna è piccola e poco visibile..insomma da fuori sembra un po’ una bettola, ma con quel non so che ti fa sperare nel posto un po’ dismesso ma dal rapporto qualità prezzo fantastico.
Alle 20 aprono i battenti della piccola porta in legno e ci fanno entrare in una saletta con tavoli in legno e pietra alle pareti, c’è anche un piccolo cortile esterno che sottolinea l’ambiente rigorosamente informale.
Vino della casa e acqua accompagnano l’attesa insieme a dell’ottimo pane caldo che apre una voragine nello stomaco (come si dice “fare gli eventi è un lavoraccio”), non escludo sia cotto a legna o fatto in casa.
Non esiste lista o menù, nemmeno scritto su una lavagna o su un foglio di giornata; sinceramente non amo questa pratica perché implica una fiducia infinita nel locale e nel cameriere, anche a livello economico. Mi lascio tentare dalla classica Cacio e Pepe, mangiata solo una volta a Milano con risultati agghiaccianti..beh questa volta sono abbondanti tagliolini fatti in casa molto saporiti e dalla cottura perfetta. Già mi sono chiesta perché questo piatto non sia ancora diventato sport nazionale. Per restare sulla scelta tradizionale, sempre prediletta quando mi sposto da casa, lancio il guanto di sfida: per me piatto di Trippa mentre il mio compagno di tavola si lascia tentare dalla Coda alla Vaccinara. Trippa ottima, ricorda un po’ la ricetta calabrese con pomodoro e peperoncino. Interessante anche la coda alla vaccinara, mai assaggiata prima, tenera e saporita; sembra di mangiare delle costine succose (anche per l’uso obbligatorio delle mani). Preparatevi, la scarpetta è d’obbligo tanto che mi sono fatta portavoce della causa e ho suggerito i piatti anche al tavolo vicino.
Non può mancare il dolce, purtroppo nulla di romano ma una fetta di Cassata che sfiora il peso specifico del piombo; sarà un caso che i cucchiaini sembrano dei badili in miniatura? Comunque una fetta in due è più che sufficiente. Ridendo dico che una fetta del genere è esagerata e mi viene risposto con accento Romano-de-Roma che “mica vado a fare la comunione”. La prendo come una sfida personale e alla fine imploro pietà con un caffè.
Conto in cassa: 60€ tondi in due. Né troppo né poco, giusto per un ristorante senza pretese ma per una trattoria di cucina tradizionale romana (e quindi di piatti poveri) forse è un po’ eccessivo. Fino a qualche anno fa si mangiava cucina romana con massimo 20€, come suggerito dal tassista che ci riporta in hotel, certo è che Roma offre proposte con un rapporto qualità/prezzo migliore rispetto a Milano, basta saperle trovare..e saper adattare le aspettative al contesto.
Una curiosità: il nome del locale deriva probabilmente dalle corde che una volta venivano utilizzate per attraversare il Tevere. La posizione invece è sempre la stessa, tanto da apparire nel celebre inseguimento di Aldo Fabrizi e Totò in “Guardia e Ladri”. Proprio vero che a Roma, ovunque ti giri, c’è un pezzo di storia.
Antica Trattoria Romana Dar Cordaro
Piazzale Portuense, 4 – Trastevere
Tel. 06 5836751