La lunga estate del ’63, della Hollywood sul Tevere, delle passioni irresistibili. Come quella di Mastroianni per la pasta e fagioli.
Di Filippo Lagrasta
L’estate è così: avvampa all’improvviso, come una fiammata; poi, non appena si fa l’abitudine al frinire incessante delle cicale, batte in ritirata, e le giornate iniziano ad accorciarsi, cedendo lentamente luce alle stanze di ogni giorno, che tornano ad accendersi e farsi casa. Al fondo, rimane un’ombra di rimpianto, come tutto fosse terminato troppo in fretta.
Ma non tutte le estati sono uguali.
Quella del 1963 è ricordata come una lunga, lunghissima estate: la sfolgorante estate del boom economico, del benessere ritrovato, della spensierata contentezza di un domani infinito. L’estate dei cinema all’aperto, degli schermi sotto le stelle, dove rivaleggiano e incantano due capolavori leggendari: Il gattopardo di Visconti e 8 e ½ di Fellini. In quell’estate del 1963, tutto il mondo guarda rapito all’Italia, e per le strade di Roma i paparazzi braccano l’amore clandestino di Elizabeth Taylor e Richard Burton, esploso sul set di Cleopatra come un temporale improvviso.
Ma è un volto inconfondibile il protagonista assoluto di quell’estate indimenticabile, il solo capace di incarnare lo spirito di quei giorni luminosi e senza ombre, di restituire intatta l’immagine di quel tempo felice: Marcello Mastroianni, il latin lover sornione, divenuto divo – suo malgrado – di un’epoca d’oro irripetibile e scintillante. Un uomo dai grandi amori e dall’appetito incontentabile, non solo per donne bellissime e auto sportive, ma soprattutto per un piatto straordinario della cucina italiana: la pasta e fagioli.
Per poterne assaporare anche un solo piatto, era capace di abbandonare il set e organizzare vere incursioni in terra veneta alla ricerca della ricetta più ghiotta. Una volta, conquistato dalla pasta e fagioli di una vecchia trattoria veneziana, arrivò a domandare alla cuoca di preparargliene un piatto da portare a Parigi in aereo, per farlo assaggiare a Catherine Deneuve e convincerla a cimentarsi ai fornelli per ricrearne la magia. Potere dell’amore.
E come dargli torto: la pasta e fagioli è un piatto povero ma golosissimo, perfetto per ogni stagione, anche per le sere d’estate, servito tiepido. Inoltre, in tempi di vegetarianismo dilagante, è un’ottima soluzione per invitare gli amici a cena senza scontentare nessuno.
Ecco qui la ricetta che fece innamorare Mastroianni, l’originale. Io l’ho cucinata spesso e non mi ha mai tradito.
Mettete a bagno 400 grammi di fagioli borlotti secchi la sera prima in acqua fredda. Il giorno seguente metteteli a cucinare a fuoco lento per un paio d’ore con molta acqua, un dado, due cucchiai di passata di pomodoro, un gambo di sedano bianco, una carota e una patata grande. Una volta cotti, tenetene da parte un paio di mestoli e frullate il resto. Una volta riunito tutto nella pentola, fate prendere bollore e aggiungete la pasta (rigorosamente reginette spezzate, circa 300 grammi). Quando la pasta è quasi cotta, aggiungete delle polpettine di luganega (la salsiccia veneta) e portate a cottura mescolando, in modo che i fagioli non si attacchino al fondo della pentola.
Il suggerimento è quello di prepararla qualche ora prima di cena, e lasciarla poi raffreddare nei piatti a temperatura ambiente. Dopodiché, raccogliete attorno alla tavola un po’ di amici, di quelli buoni, colmate loro i calici con del Soave Classico e via con 8 e ½, il film dei film. La vostra estate non è ancora finita!