E birra sia – I piaceri della Marruca

I racconti della birra: il piacere della Marruca. Come sempre “e birra sia!”
Di Rossella Di Bidino

Si dice e si ridice. Era un giorno come tanti altri. Abbandonato al tavolo del mio pub preferito rimiravo ciò che sgusciava dalla via accanto.

Se in altri tempi  un paio di grossi e grassi bassi baffi si ergevano sontuosi sopra un boccale, ora persino le donne brindano con i teku. Ed è ancora più sconcertante la situazione se immaginiamo che due foodblogger possano trarre giovamento da un ampio e lascivo divano dentro una birreria, meglio identificata come Open Baladin, a Roma.

Arrivarono ed il mio sguardo presto si distrasse dalla finestra dove già mi erano apparse.
Curiosità, scetticismo. Impressi la mia mente su di loro. Due giovani ed allegre donzelle, di quelle che nel tardo pomeriggio si ritrovano per vivacizzare la giornata. Sempre alla ricerca di una risata, di una verità distratta tra le vicissitudini giornaliere.

Le guardii e le lascia fare.
Il sorriso pronto ad esplodere, la leggerezza a diffondersi.
Perchè fare i moralisti e tentare di fermarle?

Guardale. Si scambiavano dei non frugali pacchetti. Ne esce uno, anzi  due rotoli di lana. Lei sorride, ringrazia.
L’altra estraee dal suo pacchetto un astuccio, mi pare fatto a mano. Sorride pure lei, ringrazia. Sento quasi un profumo di sincerità.

Tra accenni a stoffe, fotografie fatte ecco che ordinano. Tra l’indeciso ed il deciso, sono padrone della libertà che si stanno concedendo.

“Marruca” odo e non capisco.
“E cos’è?” anche l’altra ha una curiosità al pari di me.
“Ah ah io lo so. Ho il miele di marruca a casa. L’ho preso una volta e lo uso sempre nel pane. La marruca è un arbusto. Spinoso…Hai mente Cristo sulla croce. Sembra che la sua corona fosse di spine…spine di marruca”
“Quindi è anche una birre difficile da farsi?”
“…mmmm…”
“Beh raccogliere qualcosa da un arbusto spinoso è difficile”
“Credo che la birra in realtà venga dal miele. Aromatizzata al miele…le api si muovono più facilmente di noi tra le spine”

E  non sanno che marruca forse viene da un’utensile affilato che veniva utilizzato per tagliare l’erba. Detto marra, appunto.

“E’ una birra ad alta fermentazione”
“Ehm…cosa vuol dire?” ed intuisco che una è più esperta dell’altra.
“In poche parole? E’ semplicemente legato alle temperature, alte in questo caso di fermentazione, e a come i lieviti si comportano. Siamo sui 15-24°C, la fermentazione è veloce, basta anche una settimana ed i lieviti affiorano”
“Vanitosi…come la mia nipotina…sapessi…aspetta che ti mostro una fotografia”
“Una sola?…Vediamo quanto è cresciuta” e qui cominciano i sorrisi verso lo schermo dell’I-Phone. Onnipresente tra queste foodblogger.

Arriva il teku.
Ambrato chiaro.

L’annusa. Socchiude gli occhi. Si perda assaporando col naso.
“Miele..desisamente miele…”
“Veramente?”
Nel mentre l’assaggia.

“Buona. Decisamete buona. C’è il miele di marruca. Dopo un po’ compare il caramello. Vuoi assaggiare?”
“Sììì”
“Mmmm buona. Ora non vedo l’ora che arrivi la mia di birra”

Si guardano un attimo.
“Ma da dove viene la marruca?”
“E’ una pianta che credo appartenga alla macchia mediterranea o giù di lì. Quando cercai in Internet scoprii che è presente in Toscana. Quella che hai bevuto, non a caso, è una Birra Amiata”
“Io non ho sentito subito il miele, forse perché non lo conosco…quello di marruca, intendo…però ho sentito suppongo il malto, scusa la mia ignoranza”
“Ma che ignoranza ed ignoranza. Sei stata brava. La Birra Marruca è fatta con vari malti e con luppolo tedeschi ed americani”

Non seppi attendere oltre. Feci un gesto.
“Marruca” ordinai.
Mentre dal divano giungeva l’entusiasmo di un “Eccola. E’ arrivata anche la mia birra. Assaggiamo un po’”.

To be continued 🙂
Ogni fatto o riferimento a cose o  persone è puramente casuale. Si tratta di un racconto basato su fatti, incontri e birre vere. L’interpretazione è però romanzata.

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