Candido nel suo bianco come l’anima di Quasimodo e dall’aspetto poco rassicurante, proprio come il gobbo: Fairytale Food è la suggestione della favola che diviene piatto inconfondibile.
Di Sara Tescari e Paolo Arcuno

E’ il 1831 quando Victor Hugo ci regala un romanzo, un grande classico che racchiude suggestioni fantastiche e realtà attuali ancora oggi.
La Corte dei Miracoli è il paese dei balocchi dei bambini ormai divenuti grandi, saltimbanchi e gitani incantano con trucchi ed alchimie gli abitanti di una Parigi di fine 1400, sullo sfondo la sempre imponente ed emozionante cattedrale di Notre Dame.
Dall’alto delle torri Quasimodo, il campanaro sordo detto il gobbo, con il suo amore, tragico ed impossibile per Esmeralda la gitana, ci fa riflettere sulla discriminazione che esiste ancora oggi come allora , un animo nobile rinchiuso in un corpo che fa paura agli altri e costretto a nascondersi.
Ed ecco un capolavoro che si sviluppa sotto tanti aspetti, nelle sue righe si parla principalmente d’amore: quello puro di Quasimodo, che lo porterà a compiere gesta epiche e che gli farà trovar la morte fra le braccia dell’amata; quello impuro e non corrisposto di Frollo l’arcidiacono e padrone del gobbo che perse la testa per la bella gitana; quello illusorio di Esmeralda verso Phoebus, il capo delle guardie, che la sedurrà per passione e nulla più.
Si parla, come dicevamo prima, di discriminazione, quella della gente che isolerà Quasimodo sulle torri di Notre Dame, che additerà la bella Esmeralda come assassina e lei, con la sua integrità morale che non perderà fino all’ultimo, verrà condannata a morire per impiccagione.
Si parla di bellezza come nella canzone che Quasimodo canta:
“Non guardare la faccia fanciulla, guarda il cuore. Il cuore di un bel giovane è spesso deforme, ci sono cuori dove l’amore non si conserva. Fanciulla, l’abete non è bello, non è bello come il pioppo, ma conserva il suo fogliame anche d’inverno. Aihmè, a che serve dir questo? Ciò che non è bello ha torto di esistere. La bellezza ama solo la bellezza, aprile volta le spalle a gennaio. La bellezza è perfetta, la bellezza può tutto, la bellezza è la sola cosa che non esiste a metà. Il corvo vola solo di giorno, il gufo vola solo di notte, il cigno vola di giorno e di notte…”
Si parla di dolore con un finale forte e struggente.

Spetterà alla Walt Disney restituirci una versione meno tragica di questa storia, che, nel 2002, farà conoscere Quasimodo ad un pubblico più giovane con il film d’animazione “Il gobbo di Notre Dame – Il segreto della campana”.
Il cardo gobbo, Presidio SlowFood ed eccellenza Piemontese viene coltivato a Nizza Monferrato in provincia di Asti, dove viene sotterrato nel periodo più freddo per sopravvivere alle rigide temperature.
E’ infatti la sua continua ricerca della luce a regalargli l’inconfondibile gobba ed il suo pallore.
Candido nel suo bianco come l’anima di Quasimodo e dall’aspetto poco rassicurante, proprio come il gobbo, è una verdura da scoprire ed assaggiare. Il suo sapore delicato, nascosto da un’apparenza legnosa, sarà una sorpresa per i vostri palati.
- per circa quattro flan
- 500 gr di cardo gobbo di Nizza
- 4 uova
- 80 gr di parmigiano grattuggiato
- una noce di burro
- sale e pepe
- per la fonduta
- 4 tuorli d’uovo
- 350 gr di fontina della Val d’Aosta
- 250 ml di latte
- sale
- un piccolo tartufo
- Per i flan:
- Lavate il cardo gobbo eliminando le coste esterne più dure, con l’aiuto di un coltello togliete i “fili” come si fa con il sedano.
- Tagliatelo a pezzetti e mettetelo in una pentola immerso in acqua acidulata con limone affinchè non diventi nero, fate bollire per 30 minuti circa.
- Scolate, fate raffreddare e con l’aiuto di un coltello o con la mezzaluna tritatelo minuziosamente.
- Sciogliete in una padella una noce di burro e saltate il cardo sminuzzato per qualche minuto, salate e fate intiepidire.
- Montate a neve ben ferma gli albumi.
- In una ciotola amalgamate con cura il cardo con il parmigiano, i tuorli d’uovo e gli albumi.
- Ungete con il burro degli stampini monouso, riempiteli con il composto fino all’orlo ed infornate a bagnomaria per 30 minuti a 180°
- Per la fonduta:
- Tagliate la fontina a cubetti e mettetela a bagno nel latte per almeno due ore.
- A bagnomaria sciogliete il burro, unite il latte con la fontina ed iniziate a riscaldare il composto.
- Aggiungere uno ad uno i quattro tuorli continuando a girare delicatamente.
- Aggiustate di sale e lasciate cuocere per 6-7 minuti sciogliendo bene tutto il formaggio e senza far bollire.
- Sformate il flan, accompagnatelo con la fonduta e scaglie di tartufo.
