Mariachiara nella prima di tre puntate dedicate alla sua città: Torino. Un “abbecedario” per muoversi nel capoluogo piemontese. Una città in fermento anche per le tendenze riguardanti il food.
Di Mariachiara Montera
Dici Milano, Roma, Venezia, e tutti a fare yuppi, wow, sbav, spatush!.
Dici Torino, e trovi sguardi perplessi di chi pensa a questa città come una specie di Berlino Est in epoca DDR, con al massimo il guizzo di un gran viaviai di auto (Fiat anche se non sono Fiat).
Mai visione fu più sbagliata: Torino è una città in fermento, ma nessun torinese ve lo dirà mai.
Questione di carattere schivo, a tratti ingenuo, certo incredulo nel sapersi complice di un processo di modernizzazione di una città abituata a vedersi sabauda e provinciale.
E il Food? Cosa succede a Torino nel mondo del cibo? Mettiamo i gianduiotti anche nella pasta o abbiamo inventato formule più appetibili?
Ecco il mio breve excursus a tutto tondo tra aziende, formule, idee, locali a Torino, per mostrarvi le tendenze e i volti golosi della città: un excursus in ordine alfabetico, per convincervi che Torino, sì, proprio Torino, è il nuovo Food Hub italiano.
La guida verrà pubblicata in tre puntate. Questo è la prima.
A come *Aziende Food, quando pure la bagna cauda va sul web
Il Piemonte è terra di cioccolatai, caffettieri, artigiani, aziende storiche del food & wine che con la parte pulita del mestolo digitano sulla tastiera e dicono: ehi mondo, cosa rivoluzionamo oggi? Ecco prodotti quadrati e geometrici che sfidano le onde d’urto del web costruendo correnti che altri seguiranno.
Iniziamo da Lavazza, che da o’ caffè e o’ calendario con i fotografi più bravi del mondo, è passata a Opera Viva, un calendario social che prende la linfa creativa da Instagram.
Continuiamo con Pastiglie Leone, conosciuta dalle ziette per le loro belle scatolette di latta, ma da tutti noi foodies dalla loro pagina Facebook e il loro account Instagram dove anche una massa blobbosa color puffo riesce a far gola, a testimoniare una splendida capacità comunicativa dell’azienda.
Terminiamo con Tre Spade, che ho deviato personalmente da Forno Canavese a Facebook, convincendoli ad affidare la comunicazione sul sottovuoto, che è notoriamente roba da cheffi, a quei pazzi dei foodblogger.
B come *Bistrot, tipo i cugini francesi
A Parigi hanno capito tutto e hanno educato un’intera città che mangiare fuori è cosa giusta: gli hanno poi facilitato la vita, aprendo una serie di locali low budget, dall’anima indie e con menu che cambiano spessissimo. Qui a Torino allontanarsi dai plin è un azzardo che non tutti osano, ma compensano con formule moderne e alla portata di tutti.
Il Contesto Alimentare è il locale di Francesca Sgandurra, giovanissima cheffa che ha aperto un luogo intimo e contemporaneo: qui, oltre al classico menu con il meglio dei produttori dei dintorni, si affiancano proposte diversificate che variano a seconda del giorno e dell’ora. Da un bicchere di vino con focaccia si arriva ai cicchetti, dall’incontro con i produttori si giunge al dj set. Passando per plin commoventi ripieni di faraona, ça va sans dire.
Anima più slow per il Consorzio, che nel giro di pochi anni è esploso, grazie a una buona attitudine sociale dei gestori e una carta dei vini che fa mormorare dal Trentino alla Sicilia: se i piatti con la chiocciola di Slow Food valgono più di 100 comunicati stampa, i ragazzi del Consorzio hanno messo in campo una cucina apprezzabile in un luogo accogliente. Vi pare poco.
C come *Catering: non di solo vitello tonnato d’asporto vive il tornese
Il catering è il più delle volte una robetta anonima che sa di produzione seriale di finger food dal sapore vago. Qui a Torino il catering ha due nomi che illuminano il Po e pure le colline: Cuochi Volanti e Arrosteria. Catering ma soprattutto take away che danno la svolta a serate al sentore di pasta al tonno.
I primi sono tre soci che vengono da un trascorso di teatranti, e che passati al lato oscuro della cucina non hanno abbandonato la vena creativa: se li invitate a casa, potreste trovarvi coinvolti in una gastroperformance, attenzione. La creatività serve per escogitare alternative mangerecce di qualità pur in tempi di crisi: ecco quindi il Menu Low Cost, disponibile dal giovedì alla domenica: mandi mail, attendi conferma, passi al loro laboratorio, paghi 10€ e ritiri il tuo menu. Provato e superapprezzato.
C’è poi il fuoriclasse: l’Arrosteria, il catering che ti porta la grigliata a casa tua. Se pensate alla costina di maiale carbonizzata, avete sbagliato film: qui si tratta di cheffi che conoscono cotture e marinate che in casa sono impossibili da ottenere. Il servizio è personalizzabile con le tipologie di carni, la presenza di uno chef e finanche un cameriere.
D come *Dressing, sì, proprio quelli dei cupcake
C’è chi si vergogna ad ammettere che i cupcake sono una tendenza che durerà il tempo di uno sbattito di ciglia e chi la ostenta con orgoglio. A Torino, la tendenza sembra essere la seconda.
Claudia Lotta si definisce sweet designer e ha imparato a decorare e cucinare nientepopò di meno che tra i banchi della Wilton School: ora decora i suoi cupcake con baffi al cioccolato e include tutti nelle sue sperimentazioni, proponendo anche cupcake vegani.
Elena Bosca ha la pasticceria nel Dna, e fonde i segreti della Pasticceria Internazionale con ingredienti langaroli: i suoi cupcakes vengono serviti in un locale candido, tra alzatine di porcellana e profumi di aspettative golose.
E come *Enoteca, laddove il vino diventa conviviale
Le enoteche sono luoghi strani, che possono rimanere ingessati tra cartoni di vino ed etichette incomprensibili oppure essere animati da una conduzione personale e diventare quindi luoghi vivi.
A Torino la strada è quest’ultima, e non potrebbe essere altrimenti in una regione dove il vino sboccia per osmosi e dove la cortesia è uno dei tratti distintivi della città: Enoteca Bordò è molto più di un’enoteca. Si compra il vino, si insegna il vino, si mangia col vino: tutto divinamente bene. Uno dei miei luoghi feticcio, aggiungo.
Rosso Rubino è un’enoteca con degustazione, una location per eventi, un posto dove imparare a distinguere un vino dall’altro grazie ai loro corsi di avvicinamento.
Formule ibride dove il vino diventa esperienza ed esprime al meglio la sua convivialità.
F come *Fashion, perché il food non è l’unica ossessione per femmine come me
Conosco tante fanciulle che come me amano mangiare quanto andare a fare shopping: inseguiamo allo stesso modo scarpe con tacchi improbabili e tartare di cervo, ci sdilinquiamo di fronte a pochette turchesi e a SacherTorte con il medesimo entusiasmo. Trovare posti che fondano queste due passioni è il massimo, e qui ve ne segnalo due.
Il primo è Papille, Cucina e Bottega, nato dall’amicizia di tre donne che hanno deciso di offrire cucina di qualità in una location splendida, aperto tutto il giorno con formule che vanno dal panino gourmet all’asporto e con la possibilità di acquistare mobili, bijoux, accessori per la cucina.
Imprescindibile per i francolovers Liù, ristorante con botique: un angolo di Francia che si traduce in piatti d’oltralpe con la possibilità di acquistare abiti femminili d’ispirazione e di brand francesi. Il momento migliore per me è quello della merenda con una buona tazza di tè e la loro tarte au citron.
Il post finisce qui, ci vediamo la prossima settimana!