Giulia e Antonella ci raccontano tutto del Carnevale di Venezia, per approdare a uno dei suoi dolci tipici: le frittelle.
Di Antonella Basso e Giulia Velo
Il Carnevale di Venezia è uno dei più conosciuti ed apprezzati del mondo.
Le sue origini sono molto antiche. Già in un documento del 1094 il Doge Falier parla di divertimenti pubblici e la parola Carnevale viene citata per la prima volta.
L’istituzione della festa del Carnevale , storicamente, è intesa come necessità della Serenissima di concedere, alla popolazione, un breve periodo dedicato interamente al divertimento ed ai festeggiamenti. Infatti le prime immagini ed i primi racconti dicono che veneziani e forestieri si riversavano in tutta la città a far festa con musiche e balli sfrenati.
Un editto del 1296 è considerato i primo documento ufficiale che dichiara il Carnevale di Venezia una festa pubblica. In esso, il Senato della Repubblica dichiarava festivo il giorno precedente la Quaresima.
In quest’epoca, e per molti secoli che si succedettero, il Carnevale durava sei settimane, dal 26 dicembre al Mercoledì delle Ceneri, anche se i festeggiamenti talvolta venivano fatti cominciare già i primi giorni di ottobre.
La partecipazione gioiosa e in incognito a questo rito di travestimento collettivo era fin dalle origini, ed è tuttora, l’essenza stessa di qualsiasi festa di Carnevale.
Con l’usanza dei travestimenti in maschera, a Venezia nacque dal nulla e si sviluppò molto rapidamente un vero e proprio commercio di maschere e costumi. Fin dalla fine del 200 si hanno notizie di produzione di maschere, scuole e tecniche per la loro realizzazione. Dopo la fabbricazione dei modelli, si terminava l’opera colorandola e arricchendola di particolari (disegni, ricami, perline, piumaggi e quant’altro). Ancor oggi, uno de simboli del Carnevale di Venezia è la maschera adornata con lustrini e piume.
I cosiddetti mascareri, gli artigiani che realizzavano ogni tipo di maschera, vennero riconosciuti ufficialmente come mestiere con lo statuto dell’aprile 1436, conservato tutt’ora nell’Archivio di Stato di Venezia.
Uno dei travestimenti più comuni nel Carnevale antico, rimasto in voga ed indossato ancor oggi , è la Baùta (accento sulla u): figura prettamente veneziana ed indossata sia dagli uomini che dalle donne. La si identifica in quanto è un costume formato da una maschera bianca denominata larva sotto un tricorno nero e completata da un avvolgente mantello scuro chiamato tabarro.
Molte donne indossavano anche la Moretta: una piccola maschera di velluto scuro, indossata con un delicato cappellino e con degli indumenti e delle velature raffinate. La Moretta era tradizionalmente definita un travestimento muto:la maschera doveva reggersi sul volto tenendo in bocca un bottone interno.
Con gli anni è andata prendendo piede anche la maschera del medico della peste. La figura del medico della peste fu tristemente nota a Venezia durante le epidemie 1347-49, 1575-77 e 1630-31 che costarono la vita a decine di migliaia di persone. Il medico della peste assisteva i contagiati ed i sospetti ammalati che dovevano rimanere in quarantena presso le isole del Lazzaretto Nuovo e del Lazzaretto Vecchio. La peste venne finalmente debellata agli inizi del ‘700. Fu allora che durante i carnevali più sfrenati della ormai decadente Serenissima si cominciò ad usare per divertimento questa maschera, utilizzata, per l’appunto, nei secoli precedenti come mezzo di protezione.
Questo travestimento è composto da una lunga tonaca nera, con scarpe e cappello a tesa larga anch’essi rigorosamente neri. Sul volto una maschera a forma di becco di tucano che, la tradizione vuole, contenesse sostanze balsamiche. negli anni, la maschera ha subito un restiling: infatti oggi la si trova o completamente di color bianco e con i più svariati colori.
Durante il Carnevale le attività e gli affari dei veneziani passavano in secondo piano, ed essi concedevano molto del loro tempo a festeggiamenti, burle, divertimenti e spettacoli che venivano allestiti in ogni Sestrière (n. 6 quartieri in cui è divisa Venezia).
Oltre alle grandi manifestazioni nei luoghi aperti, si diffusero ben presto piccole rappresentazioni e spettacoli di ogni genere (anche molto trasgressivi) presso le case private, nei teatri e nei caffè della città. Nelle dimore dei sontuosi palazzi veneziani si iniziarono ad ospitare grandiose e lunghissime feste con sfarzosi balli in maschera.
Alla fine del 1800 il Carnevale di Venezia raggiunge il suo massimo splendore e riconoscimento internazionale, costituendo un’attrazione turistica ed una mèta ambita da migliaia di visitatori festanti.
Una tra le ricorrenze più caratteristiche del Carnevale veneziano è la Festa delle Marie, la cui origine è controversa e della quale si hanno notizie solo a partire dal 1039.
Nel giorno della purificazione della Santissima Maria (40 giorni dopo il parto, ovvero il 2 febbraio), a Venezia si celebrava il giorno della benedizione delle spose, durante il quale venivano benedetti collettivamente i matrimoni di dodici fanciulle, scelte tra le più povere e belle della città.
Per contribuire alla costituzione della dote di queste spose, le famiglie patrizie di Venezia erano coinvolte con delle donazioni ed era consuetudine del Doge concedere in prestito alle fanciulle gli splendidi gioielli e gli ori provenienti dal tesoro della città. A seguito del sontuoso matrimonio svolto alla presenza del Doge e della nobiltà veneziana, le spose venivano accompagnate in corteo verso Piazza San Marco. Giunte presso il Palazzo Ducale, le fanciulle ricevevano gli omaggi dal Doge che le invitava con onore ad un ricco ricevimento a palazzo. Successivamente il corteo si imbarcava sul Bucintoro (galea utilizzata dal Doge per le cerimonie pubbliche fin dal lontano 836) che,percorrendo il Canal Grande, raggiungeva la Chiesa di Santa Maria Formosa.
Pare che nel 943, durante le celebrazioni del matrimonio, tra lo stupore generale, irruppero in chiesa dei pirati istriani che rapirono le spose con tutti i gioielli della dote. Alcuni veneziani valorosi si posero all’inseguimento dei pirati, salpando delle imbarcazioni ed organizzando una spedizione, con alla testa il Doge stesso. Riuscirono a raggiungere i pirati e liberarono le dodici fanciulle.
In onore di questa vittoria sui pirati si decise quindi di istituire la Festa delle Marie, da tenersi annualmente per celebrare l’evento. Ogni anno,perciò, venivano scelte due fanciulle per ogni Sestriere e ribattezzate, per l’occasione, Marie. Venivano poi invitate le famiglie patrizie ad impegnarsi nel fornire alle fanciulle le vesti, gli addobbi e i gioielli per renderle ancor più principesche.
La ricorrenza arrivò a durare fino a nove giorni e, nei primi anni del 1200, il numero delle Marie venne ridotto prima a quattro e poi a tre. Ulteriore modifica inattesa giunse a comprometterne lo spirito e l’essenza principale: per evitare che la festa fosse troppo caratterizzata dal desiderio di vedere le bellezze femminili (piuttosto che di seguire la tradizione religiosa), le autorità decisero di sostituire le Marie con delle loro sagome in legno.
Negli anni a seguire la Festa delle Marie cadde lentamente in disuso e venne soppressa nel 1379, epoca in cui Venezia era coinvolta in alcune battaglie. Come cerimonia ufficiale, rimase solo l’annuale visita del Doge alla chiesa di Santa Maria Formosa.
Venne ripresa ufficialmente nel 1999, anche se realizzata in forma ridotta ed apportando alcune varianti.
Altra importante ricorrenza del Carnevale, introdotta verso la metà del Cinquecento è il Volo della Colombina. In origine, un giovane acrobata turco riuscì, con il solo ausilio di un bilanciere arrivò alla cella campanaria del Campanile di San Marco camminando sopra una lunghissima corda che partiva da una barca ancorata sul molo della Piazzetta. Dopo il successo di questa spettacolare impresa, l’evento, che solitamente si svolgeva il Giovedì Grasso, fu richiesto e programmato come cerimonia ufficiale anche per le successive edizioni. Per molti anni lo spettacolo vide esibirsi solo funamboli di professione, finché non si cimentarono nell’impresa anche giovani veneziani, dando prova di abilità e coraggio con variazioni sul tema.
Quando queste variazioni portarono a prevedere, per lunghi anni di seguito, un uomo dotato di ali ed appeso con degli anelli alla corda, issato e fatto scendere a gran velocità lungo la fune, si coniò il nuovo termine di Volo dell’Angelo. A causa di un tragico incidente accorso nel 1759, l’evento fu vietato. Da questo momento il programma si svolse sostituendo l’acrobata con una grande colomba di legno che nel suo tragitto, partendo sempre dal campanile, liberava sulla folla fiori e coriandoli. Da qui il nome Volo della Colombina.
Tale evento, come la maggior parte delle altre ricorrenze e spettacoli, con la fine della storia millenaria della Serenissima si interruppe per un lungo periodo.
Con l’occupazione francese di Napoleone e la successiva occupazione austriaca, nel centro storico la lunghissima tradizione fu interrotta per timore di ribellioni e disordini da parte della popolazione. Solamente nelle isole maggiori della Laguna di Venezia (in primis Murano e Burano) i festeggiamenti di Carnevale proseguirono il loro corso, anche se in tono minore, conservando un certo vigore ed allegria.
Il Carnevale oggi
Solo alla fine del secolo scorso, precisamente nel 1979, la secolare tradizione del Carnevale di Venezia risorse ufficialmente dalle sue ceneri, grazie all’iniziativa e all’impegno di alcune associazioni di cittadini.
Nel giro di poche edizioni, grazie anche alla visibilità mediatica riservata all’evento e alla città, il Carnevale di Venezia è tornato a ricalcare con grande successo le orme dell’antica manifestazione, anche se con modalità ed atmosfere differenti.
L’attuale Carnevale di Venezia è diventato un grande e spettacolare evento turistico, che richiama migliaia di visitatori da tutto il mondo che si riversano in città per partecipare a questa festa considerata unica per storia, atmosfere e maschere.
Con la prima edizione del Carnevale recente si istituisce contemporaneamente un programma di eventi ed un calendario dettagliato per la nuova grande manifestazione. Si stabilisce la data dell’inizio dei festeggiamenti ufficiali in coincidenza con il sabato precedente al Giovedi Grasso ed il termine con il Martedi Grasso, per una durata complessiva di soli undici giorni.
Ancora oggi il Carnevale di Venezia rappresenta una grandiosa festa popolare per un vasto pubblico di tutte le età. Feste di piazza ed eventi di ogni tipo animano le giornate delle comitive di maschere e di turisti, che allegramente si disseminano per la città.
Nel 1999 è stata ripristinata anche la Festa delle Marie. Nelle settimane che precedono il Carnevale, si tiene una sorta di selezione tra le giovani bellezze locali per scegliere le dodici Marie destinate a sfilare come protagoniste del corteo, durante la celebrazione.
La festa si svolge generalmente il pomeriggio del primo sabato del Carnevale, quando le dodici Marie, accompagnate da un lungo corteo formato da una processione di damigelle d’onore, sbandieratori, musicisti e centinaia di altri figuranti in costume d’epoca, inizia il suo lento cammino partendo dalla Chiesa di San Pietro di Castello e si dirige verso Piazza San Marco, tra le ali di una folla di maschere e di turisti.
In Piazza San Marco, il giorno successivo, le damigelle sfilano nuovamente in attesa della proclamazione ufficiale della vincitrice dell’edizione, la più bella tra le dodici (la cosiddetta Maria dell’anno), alla quale viene assegnato un consistente premio.
Ulteriore festa ripristinata, in una veste simile a quella originale dell’antico Carnevale, è quella del Volo dell’Angelo, nella sua variante di Volo della Colombina. Esso si svolge generalmente a mezzogiorno della prima domenica di festa, come uno degli eventi di apertura che decretano ufficialmente l’inizio del Carnevale stesso. Sopra una folla festante, con lo sguardo rivolto al Campanile di San Marco, un uccello meccanico dalle sembianze di una colomba effettua come un tempo la sua discesa sulla corda verso il Palazzo Ducale. Arrivato circa a metà percorso, viene aperta una botola nella sua parte inferiore, che libera sulla Piazzetta gremita innumerevoli coriandoli e confetti od altri piccoli doni.
Dal 2001, la prima del millennio, si è passati nuovamente alla vecchia formula del Volo dell’Angelo, sostituendo la Colombina con un artista, un volto noto dello show business in carne ed ossa, che, assicurato ad un cavo metallico, effettua la sua discesa dalla cella campanaria del campanile scorrendo lentamente verso terra, sospeso nel vuoto, sopra la moltitudine che riempie lo spazio sottostante.
Appuntamento di chiusura del Carnevale è lo Svolo del Leon del Martedì Grasso: tributo al Leone alato di San Marco, simbolo della città che, eccezionalmente, salirà sul Campanile dipinto su di un grande telo scenografico per volare sopra il pubblico presente in piazza. Ad accoglierlo, sul palco del Gran Teatro, accompagnato dai versi dell’inno di San Marco intonati da un coro veneziano, dodici fanciulle veneziane, le Marie, accompagnate da altrettanti cadetti in alta uniforme che saluteranno il vessilo di Venezia.
Il Carnevale giunge a conclusione con un’altra attesissima manifestazione: la Vogata del Silenzio. Un corteo di gondole silenziose, intorno alla mezzanotte del Martedì Grasso, percorrerà Canal Grande, illuminato unicamente a lume di candela, partendo dal Ponte di Rialto fino al Bacino di San Marco. Quando il corteo raggiungerà Punta della Dogana si celebrerà un simbolico addio al Carnevale, dando appuntamento all’edizione 2014.
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Edizione 2013
Giorgione, Tiziano, Bellini, Tintoretto, Veronese, Guardi, Bellotto: Venezia coloratissima presente nelle opere di tanti artisti. Il Tonalismo nasce a Venezia così come in Laguna viene concepito l’embrione delle teorie del colore che portarono all’accostamento dei complementari per ottenere una maggiore intensità cromatica da coppie di colori.
L’edizione 2013 è stata rinominata, dagli organizzatori, “Il Carnevale dei Colori. I Colori del Carnevale”: immaginate la Laguna riempirsi dei colori delle maschere, delle luci del Carnevale, di quella febbre caleidoscopica che la pervade per tre settimane.
Il Carnevale 2013 prenderà il via il 26 gennaio: un’unica scia di feste, da Natale a Capodanno a Carnevale. La festa di Capodanno è stata una sorta di prologo al Carnevale più famoso al mondo agganciando, così come era nelle intenzioni degli organizzatori e del Direttore Artistico del Carnevale, il Natale e il Capodanno al Carnevale. E così ai botti di Capodanno e ai regali della Befana seguono, senza soluzione di continuità, i tredici giorni di festeggiamenti per l’evento più atteso dell’anno in Laguna.
Il Carnevale di Venezia 2013, continuano gli organizzatori, è dedicato a chi “non ha pensato che il rosso è sempre e solo rosso ma anche porporino, purpureo, fulvo, ramato, rubicondo, rubizzo, arrossato, porpora, fragola, cremisi, carminio, sanguigno, amaranto, cinabro, pompeiano, scarlatto, infiammato, vermiglio” a chi ama il pantone colorato di una città mutevole, magnetica, metamorfica, imprevedibile come una tavolozza. L’esperienza del colore è culturale quando si pensa che ogni tradizione religiosa, nazionale o mitologica associa ai colori virtù e poteri di volta in volta magici, taumaturgici, satanici o sacri. E il Carnevale è la festa delle culture per eccellenza, soprattutto a Venezia, prima metropoli cosmopolita d’Europa, dove armeni, turchi, greci, arabi, popoli del nord si incontravano per commerciare per far conoscere i loro costumi in questa città di frontiera.
Nel segno del colore saranno tutti gli appuntamenti del ricco calendario: dai concerti in Piazza San Marco ospitati nella spettacolare macchina scenica del Gran Teatro, rigorosamente dedicati ad un tema cromatico differente, alle danze storiche e alle performance nei campi, passando per aperitivi in musica ed eventi dedicati ai più piccoli. La Vertigine del Colore è quella che contraddistinguerà i Voli da quello dell’Angelo a quello dell’Aquila, fino allo Svolo del Leon del Martedì Grasso per congedare il Carnevale .
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Ma il Carnevale, oltre ad essere feste ed allegria, è anche sapori e profumi!
Tipiche sono le frìtoe aea venexiana (frittelle alla veneziana).
- un po’ di pinoli
- 500 g di fior di farina
- 2 bicchieri di latte
- 2 uova
- 130 g di uva sultanina
- 80 g di zucchero
- 40 g di lievito di birra
- 2 bicchierini di grappa
- la scorza gratuggiata di un limone
- un pizzico di sale
- olio di semi per friggere
- zucchero vanigliato
- In una tazza mettete a bagno l’uvetta nella grappa. Diluire il lievito di birra in mezzo bicchiere di acqua tiepida.
- In una terrina mescolate farina, uova, latte, zucchero semolato, la scorza di limone, i pinoli e un pizzico di sale.
- Mescolare bene ed unire il lievito di birra sciolto e l’uvetta con la grappa.
- Coprire con un canovaccio e lasciare riposare per 2 ore in un luogo tiepido.
- Dopo la lievitazione mescolare ancora ed aggiungere latte secondo se l’impasto risultasse poco fluido.
- In una padella far scaldare l’olio e versare la pastella a cucchiaiate.
- Alla fine, una volta messe sul piatto di portata, spolverarle con lo zucchero vanigliato.