E birra sia – Il controverso caso della Radler

Quando birra e limone si incontrano scatta la diatriba tra appassionati di birra. Ma col caldo tutto è concesso?
Di Rossella Di Bidino

Birra e limone.
Se con una Blanche uno spicchio di limone è concesso, anche se personalmente non del tutto gradito, con una lager ci va il limone?
A voler essere coerente la risposta dovrebbe essere negativa. Eppure …

Avendo un’esperienza di pedalate danubiane sulla direttrice Passau-Vienna, quest’estate non mi sarei aspettata di stare in groppa ad una bicicletta e soffrire il vero caldo.
L’avevo già provata la Radler (o dovrei dire il Radler),  non mi aveva fatto impazzire come altri primi assaggi, eppure…ho avuto voglia di Radler.

Faceva caldo, eravamo giusti ad Ybbs e non ci mancava che raggiungere l’agriturismo che ci avrebbe ospitati per la notte. Il sole era alto, deciso,  aggressivo. Insomma, c’era caldo, quello vero. Seduti al tavolino del bar con la Hauptplatz di Ybbs davanti, con qualche ciclista che rigava dritto e qualcuno che si ripariva alla nostra stessa ombra, ordinai.
“Radler, bitte”.
Dopo due settimane la sento ancora, la Radler. Perfetta! Perfetta per il caldo se non anche per la birra. Lì la birra dava corpo, ma il vero sapore era il limone. Acido, rinfrescante, vero.
Quella era una Radler fatta in casa. Qualcuno aveva spremuto dei limoni sopra la birra.
L’ho visto fare, altrove. Dato il sapore deciso e vero del limone, non posso che sospettare di aver bevuto una Radler (o un Radler?) vera.

50% birra lager, 50% succo di limone, questa è la regola si mormora. Franz Xaver Kugler a Monaco di Baviera nel 1922 più che idearla fece la prima Radlermass. Radler è un diminutivo capace di dare subito l’essenza del cocktail. Si tratta di una bevanda per i radfahrer, i ciclisti. Anche nel 1922 forse faceva caldo, dei ciclisti si fermarono da Franz, a Deisenhofen, ma lui aveva quasi finito la birra. Non trovò di meglio che mischiare la lager rimanenete con del succo di limone.
Avverto però il gentile lettore, che le mie fonti più affidabili riportano Monaco come luogo di nascita del Radlermass, il litro dei ciclisti. Eppure ricordo bene come anni fa sull’altrettando affidabile guida ciclistica del Danubio come luogo di nascita figurasse uno dei paeselli attraversati dalla pista ciclabile ed uno di quelli belli. Se la memoria non mi inganna, cosa che può accadere dopo sette anni, il paese era Willendorf. Willendorf potresti averlo scorto in qualche libro di storia per via della sua Venere, oppure potresti ignorarlo completamente. Si trova ai margini della bellissima regione della Wachau. Terra di vini e chissà se di Radler.

In Inghilterra esiste il Shandy stretta cugina del Radlermass come pure altri cocktail a base di birra esistono. C’è persino il Diesel ove la Cola Colasi avvicina alla birra o il più sobrio Panaché francese fatto di birra e gassosa.

Fino agli anni ’90 vigeva il divieto in Germania di produrre Radler in bottiglia.  Meno male che siamo nel 2012. Dopo Ybbs, il giorno dopo, oltreppassato Melk, il caldo persisteva. Seduti sulle rive danubiane scrutavamo una gara in barca tra vigili del fuoco. Intanto, un Semmel (panino) arricchito di prosciutto si allietava e poi?
E poi una lattina di Radler. Qui si contravveniva alla regola però, veniva riportato in etichetta 60% di limone e 40% di birra. Ma a noi andava bene, dissetarsi era lo scopo e non fare filosofia sui gusti della vita.

Non ridere se scopri che nella nostra valigia è finita un’altra lattina di Radler. Di un altro produttore. La sete, il ristoro dalla sete sono stati il simbolo di questa pedalata e un brindisi romano a suon di Radler ci voleva.

Sul genere della Radler, nella mia testa è femminile perché è La birra Radler. Per me mantiene l’animo della birra. In Baviera è Alsterwasser oppure è das Radler, neutra per non conferla col ciclista (der Radler). In Austria è der Radler.

Chiamala come vuoi, ma un giorno potresti aver bisogno di lei 🙂

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