Bruno Cingolani si definisce chef della natura e dà qualche consiglio a chi vuole fare lo chef.
Di Lucia Arlandini
Nei miei giri gastronomici ho avuto la fortuna di intervistare Bruno Cingolani, lo “chef della natura” come ama definirsi lui (o il “re dei tartufi” a detta di molti), proprietario di Dulcis Vitis da 10 anni si è buttato dal ottobre 2013 in una nuova “avventura” rilevando “Le scuderie del castello di Govone” affidandosi a personale giovanissimo.
Lo chef ,di origini marchigiane, è venuto per lo stage nelle Langhe e da allora non ha più abbandonato queste terre perché come dice lui qui è il vero paradiso dei cuochi che amano cucinare.
Il suo credo è trasmettere la natura, l’amore per il cibo, per gli alimenti sani come dimostra anche il suo marchio registrato quattro anni fa “Made in Alba”.
Qual è l’ingrediente che ami di più in cucina?
Amo tutto ma in particolare il tartufo con cui elaboro piatti importanti legati al territorio e anche in abbinamento ai vini.
Che rapporto hai con i produttori di vino?
Direi ottimi, spesso con loro mi muovo in giro per il mondo (Brasile, Messico, Svizzera, Germania). Il vino è il completamento del cibo, ed è importante un legame tra loro.
Come vedi la ristorazione nel futuro?
Positivamente, purché si ritorni alla natura.
Che consiglio dai a chi vuole intraprendere questa professione?
Di pensarci bene, applicarsi molto a scapito di enormi sacrifici, non guardare gli orari, cercare di apprendere il più possibile sui prodotti. Si può e si deve fare esperienza all’estero ma solo dopo che si conoscono bene i prodotti delle proprie terre e non bisogna pensare troppo al business o all’esibizionismo.
Come ti definiresti?
Un cuoco della natura.
Comunicazione, blogger, social media, format tv come vedi tutto questo movimento?
La cucina può fare di più e bisogna dimostrarlo a tutti facendoci conoscere ma non bisogna esasperare il food.
Bello vedere il suo entusiasmo e il suo amore per il cibo trasmessi nei suoi piatti e la sua voglia di confrontarsi con il cliente, perché come consiglia lui “non fate i cuochi o i camerieri” ma ritornate in sala a condividere il cibo e la vostra passione.