Jaloa a Bruxelles: che bella sorpresa!

Jaloa a Bruxelle: un’esperienza che vi consigliamo. Ce ne parla Ornella.
Ornella Marcante

A Bruxelles ho mangiato bene, dal bistrot al pub, dall’osteria “on the run” al Jaloa: l’esperienza che mi ha entusiasmato di più. Me lo sono trovato da sola, leggendo qua e là, cercando recensioni, visitando siti: desideravo uscire a cena e provare uno chef emergente belga senza per questo chiedere prima un mutuo…..ho sicuramente fatto centro!

Cominciamo con l’arrivare in ritardo…..si perchè non ricordavo di avere prenotato alle 20.00, davo per scontate le 20.30, l’orario dei milanesi, per cui chiamiamo avvertendo che ritarderemo di mezz’ora. In un Paese in cui le cucine dificilmente accettano clienti dopo le 21.30 siamo quesi al limite:  ci rispondono molto cortesemente e ci rassicurano. Arriviamo trafelatissime, odio essere in ritardo, in quella che scopro essere la casa più antica di Bruxelles, non lontana dalla Grande Place e mi accorgo che la cucina è a vista! Meraviglia: adoro, letteralmente, vedere lo chef all’opera, ma ahimè l’unico tavolo rimasto libero è il più lontano! Non ci crederete: il cameriere capisce tutto al volo (forse le mie amiche hanno ragione quando sostengono che la mia faccia parla da sola…??!) e mi chiede: “Signora gradirebbe un tavolo più vicino alla cucina??”, “Ehh si- rispondo io- mi sarebbe piaciuto molto!” e intanto tra me e me penso: “E ora come farà ad accontentarmi?”. Detto fatto, siamo accompagnate in una saletta sul retro e ci accomodiamo ad un tavolo proprio vicino alla cucina! Comincia la mia serata perfetta.

Al Jaloa non esiste un menù, o meglio: esiste ma si scelgono il numero delle portate, 4-6 oppure 9. Il resto lo fa lo chef dopo, naturalmente, essersi assicurato che non ci siano allergie od intolleranze. In pratica si può ordinare solo una sorta di menù degustazione, non esiste la carta. Ovviamente ci fidiamo, abbiamo deciso di provare la cucina di Gaétan Colin o no?? Chef emergente, attento alla qualità, alla stagionalità, all’abbinamento di sapori diversi, sempre con rigore.

Rimango affascinata dal suo muoversi in cucina: veloce e magicamente sicuro. Ecco, la sua sicurezza mi ha veramente colpita: guardandolo lavorare si percepisce una simbiosi completa con la sua cucina, un colloquio continuo, difficile da spiegare a parole, ma non mi stupisco che abbia guadagnato in poco tempo una stella Michelin. Sembra che Colin in cucina abbia dieci mani, mille occhi, tutto accade con grande semplicità, ma nulla è lasciato al caso, a cominciarre dalla disposizione degli ingredienti: secondo me potrebbe lavorare anche bendato!

Il servizio è cortese ed attento, il pane fatto in casa, la tavola apparecchiata con gusto e senza sfarzi. Iniziamo con un gambero su salsa di avocado con melone, veramente buono. Continuiamo con un tortino di maiale servito con chutney e patate tagliate a cubetti piccoli piccoli. Fine degli antipasti, seguiti da un filetto di branzino in salsa mirin che è uno dei piatti più equilibrati e deliziosi che abbia assaggiato! !), per noi poteva essere anche arrivato il momento del dessert, ma ecco la simmental (ci hanno proprio detto così….). Lo confesso, sono andata subito su Wikipedia a vedere, in diretta dal ristorante: ma che cos’è in Belgio la simmental? Ho scoperto essere una razza di bovini antichissima, originaria della Svizzera: meno male: la scatoletta mi avrebbe messo in crisi…..Ed eccola arrivare cotta al sangue, ma non sanguinolenta, in salsa di porto con accompagnamento di asparagi (due). Buona non c’è che dire! Infine i dessert tra cui una panna cotta al gelsomino setosa e davvero ben fatta.

Un’esperienza che ripeterò tutte le volte che mi capiterà di andare a Bruxelles: ormai Jaloa è il mio punto di riferimento in città.

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