Il Karkadeh veniva utilizzato nelle case egiziane per cuocere le pere e per simulare un vin brulè non alcolico, servito caldo e dolce dopo aver sobbollito a lungo con cannella, chiodi di garofano, anice stellato ed essenze agrumate.
Di Sarah Khanna

C’è sempre almeno un mese all’anno in cui le famiglie egiziane si riuniscono con entusiasmo attorno al tavolo da pranzo – non tanto per l’amore che nutrono l’uno verso l’altro quanto per l’abbondanza di piatti speciali preparati appositamente per tacitare quella fame che devono trattenere dall’alba al tramonto, un mezzo per purificare la loro anima, per ricominciare da zero. Il Ramadan.

karkadeh secco, prima dell’immersione nell’acqua
Se dovessi paragonarlo ad un’altra occasione della cultura occidentale celebrata con abbuffate di cibo, potrei accostarlo al Giorno del Ringraziamento – tranne per il fatto che noi imbandiamo i nostri tavoli in questa maniera tutte le sere per un mese intero.
Nonostante il digiuno per molte ore senza nè cibo nè acqua, molti egiziani musulmani si trovano ingrassati quando si avvicina la fine del mese. Benché ampiamente riconosciuto come il mese più sacro del calendario islamico, pensato per insegnare la pazienza, la spiritualità e l’umiltà, molti di noi sembra che non riescano a comportarsi con moderazione – astenendosi dal mangiare, bere, fumare e fare sesso durante le ore diurne ma lasciandosi andare ai vizi e slacciando le cinture dei pantaloni dal tramonto all’alba.

Crescendo, non vedevo mai l’ora che iniziasse il Ramadan. E’ stato sempre una fuga verso un mondo di cibi più magici, preparati con un tocco delicati, un cambiamento rispetto alla rutine del resto dell’anno. Fino ad oggi, i bambini musulmani in tutto il mondo si eccitano all’idea di imparare a digiunare prima che sia giunto per loro il tempo di farlo veramente (una volta raggiunta la pubertà) e digiunano con entusiasmo per quei miseri quarti di giornata mezza giornata che i genitori concedono loro.
Tornata a casa da scuola svuotata per aver digiunato tutto il giorno, schiacciavo un pisolino prima di risvegliarmi al discreto aroma di zuppa cremosa che permeava l’aria. Mia madre accendeva il televisore per riempire la casa con le letture del Corano prima che il tramonto ci chiamasse alla preghiera raccolti intorno al tavolo, per sussurrare una preghiera riconoscente e tuffarci sulle nostre ciotole di zuppa fumante.

Dando un morso ad un dattero maturo, sentendo in bocca la sua dolcezza, prima di sorseggiare la zuppa, mia madre mi chiedeva cosa volevo bere. Sulla nostra tavola erano sempre presenti due opzioni appositamente preparate per il Ramadan: kamareldin, un succo disgustosamente dolce, denso del sapore di gelatina d’albicocche disciolta in acqua; e karkadeh, più un tè freddo che un succo di frutta, questo infuso di roselle, zucchero ed acqua, era dolce ma con una punta di acidità – ideale per un corpo affaticato. Rifiutando regolarmente il kamareldin, ero felice di sorseggiare il karkadeh durante il pasto e anche dopo, quando guardavo gli speciali sul Ramadan alla televisione.
Oggi, il karkadeh fa la sua apparizione regolarmente in casa nostra. Lontano dalla semplice preparazione fatta per calmare lo stomaco a digiuno, è stato utilizzato in casa nostra per per cuocere le pere e per simulare un vin brulè non alcolico, servito caldo e dolce dopo aver sobbollito a lungo con cannella, chiodi di garofano, anice stellato ed essenze agrumate. La semplice ricetta di seguito vi aiuta nella preparazione di questo tè speciale.

- 2 tazze scarse di fiori di ibisco essiccati (Roselle)
- 10 tazze di acqua
- da ¾ a 1 tazza di zucchero (a seconda del livello di dolcezza preferito)
- Lavare leggermente sotto l’acqua fredda i fiori di ibisco essiccati.
- Metterli in una pentola capiente a fuoco alto.
- Versare l’acqua, mescolare e lasciar bollire per 5-7 minuti.
- Abbassare la fiamma.
- Aggiungere lo zucchero e mescolare finché non si è sciolto.
- Lasciare cuocere a fuoco lento per 40-45 minuti, mescolando di tanto in tanto.
- Spegnere il fuoco.
- Lasciarlo raffreddare prima di filtrarlo tre volte per renderlo più chiaro possibile.
- Versarlo in una bottiglia o in una brocca e conservarlo in frigorifero