La calma commestibile – Alla scoperta della camomilla

La camomilla è un calmante naturale. Utilizzata specialmente come infuso in realtà può essere usata anche per creare originali ricette. Scoprite subito quali!

Scritto da Giorgia Fieni

Per anni abbiamo pensato alla camomilla come a un infuso calmante che aiutasse a dormire, somministrato da amorevoli mamme e nonne. Di certo non avevamo torto visto che uno studio, pubblicato nel 2010 sul Journal of Clinical Psychopharmacology così commenta:

La camomilla può avere una modesta attività anti-panico nei pazienti con lieve-moderato disturbo da ansia generalizzato e può potenzialmente essere utilizzata da coloro che sono contrari alla farmacoterapia tradizionale.

Quindi possiamo continuare a prepararcela sperando nei suoi effetti calmanti (bevendola bollente per esserne sicuri)…ma siamo pur sempre “pazienti 2.0” e “gastrofanatici”, perciò direi che è ora di abbandonare le bustine pre-zuccherate e iniziare a prepararla partendo dai fiori, anche in versione macinati. L’importante è sceglierli in pacchetti sigillati e controllando l’etichetta (la “setacciata” contiene solo il bulbo, la “corrente” è più pregiata perché ottenuta dal fiore completo, il che la rende più ricca in olio essenziale) e la data di scadenza (dopo 2 anni il principio attivo si perde). Per aumentarne la palatabilità possiamo aggiungere zenzero o trasformarla in liquori quali grappa o pastis o sambuco (con scorza d’arancia rossa).

Se però non amiamo particolarmente berla perché ci ricorda momenti di febbre e di mal di stomaco, e ci ritroviamo in casa i fiori, approfittiamone per cucinare una pietanza golosa! Una dolce mousse, per esempio, o una bavarese (alternandola a dischi di meringa al papavero e lavanda e servendo il tutto con salsa alla lavanda e cioccolato bianco – da un’idea di Giancarlo Morelli). Un gelato, rinfrescato da timo limone. Un sugo per la pasta: in infusione col Castelmagno (Simone Rugiati). Una crema con cui farcire bomboloni, krapfen e/o brioche. Una panatura (con farina,  uova, grissini) per la Fassona alla piemontese cotta nel burro (Davide Scabin). Una zuppa di pesce. Una torta: con latte, panna, burro, noce moscata, pepe, farina gialla (è la Walser piemontese). Una crostata: mescolata a yogurt e mirtilli diventa il ripieno di un guscio di frolla. Nell’arrosto: con rollé di maiale ai fichi e spinaci. Nella vellutata.

L’idea più lontana dall’infuso di partenza, e più scenografica, l’ho però imparata da Enrico Crippa: mette nel piatto una specie di fonduta gelatinata da formaggio di capra coperta con palline di camomilla, sopra poggia un carré di agnello sambucano (cotto rosa “alla goccia” con rametti di finocchio e fiori di camomilla secchi) con a fianco gocce di tisana alla camomilla e tapioca, cosparge con carciofi liguri tagliati al velo e termina con germogli di lupppolo (o crisantemo) sbollentati e il sugo della carne. Non so se condurranno mai uno studio per sapere se anche in questa forma la camomilla ha un effetto calmante, ma sono sicura che, gustando tale pietanza, si possa quasi raggiungere il nirvana!

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