Nonostante la continua minaccia dell’aumento dell’Iva e delle accise, la birra artigianale si difende bene. Il mercato della birra artigianale, sembra non conoscere crisi. Per questo non ha più senso, quando si va al pub, ordinare una semplice birra. E’ sempre più importante scegliere con consapevolezza. Classiche britanniche o belga, nostrane, alla spina o in bottiglia. Le possibilità sono tante.
Il diktat sembra essere uno soltanto: ovvero che sia artigianale. Il Bel Paese non è certo famoso per le bionde o le rosse al bicchiere, e nemmeno per la quantità dei consumatori. Gli italiani bevono solo 30 litri di birra all’anno, contro gli 80-90 di tedeschi e inglesi.


Eppure, forse nel nostro paese c’è maggiore consapevolezza per la qualità. Infatti, stando ai dati raccolti da AssoBirra, nel nostro paese si contano ben 550 microbirrifici artigianali, tra quelli che hanno un impianto di proprietà o che lo affittano. Di questi, il 15% è bio. Per amor di chiarezza, per microbirrifici si intendono piccole aziende, composte da due a cinque persone. Di solito fondate da imprenditori under 40. Di solito, ognuno di questi microbirrifici produce 400 ettolitri di birra all’anno.
Il fenomeno della birra artigianale è relativamente giovane. Ha visto gli albori a metà degli anni Novanta e ha avuto una forte spinta all’inizio del Duemila. Oggi, il margine di crescita del settore brassicolo è del 10-20%. I microbirrifici rappresentano il 2% del mercato nazionale.
Ma perché piacciono tanto?
Il loro successo è determinato da diversi fattori. Un forte legame con il territorio, in primis. Infatti tutti i prodotti utilizzati sono a kilometro zero. In secondo luogo, gioca un ruolo importante anche la sperimentazione in fatto di gusto. Come la birra alle castagne, al miele, al caffè o alla liquirizia.
Perché bio?
Un po’ per moda, un po’ per un maggiore interesse verso il benessere e i prodotti naturali, fatto sta che negli ultimi anni non si fa che parlare di prodotti biologici. La birra non fa eccezione. Ovviamente si parte dalle materie prime: luppolo e cerali, che devono provenire da colture biologiche, senza l’uso di prodotti chimici, sia in fase di produzione che di lavorazione.
Grazie all’aiuto del web, i prodotti italiani stanno conquistando anche il mercato estero. Grazie agli shop che vendono birra artigianale, sono ventimila gli ettolitri della bevanda bionda, consumati oltre i confini nazionali.