Il primo articolo della rubrica di Mattea è dedicata ad una bellissima storia: quella del Girolimino, che tra poco si fregerà del titolo di prodotto tipico del vicentino.
Di Mattea Guantieri

Tutto merito dei frati. Perché non esiste medicinale, pozione o antica bevanda alcolica che non sia passata almeno una volta dal certosino lavoro nelle segrete dei conventi di diversi Ordini Religiosi, in ogni parte d’Italia e non solo. Ben lo sanno anche i frati Girolimini di Piovene Rocchette, in provincia di Vicenza, che non si sottrassero a questa usanza, e crearono proprio qui la magia aromatica dell’acceso liquore a base di erbe Girolimino che, appunto, prende il nome proprio dai frati che per secoli abitarono sul monte Summano. Ma carpirne la storia nei suoi più autentici particolari non è stata impresa facile. Perché la ricetta, vera, quella di Padre Gruba per capirci, è stata per anni gelosamente custodita. Il custode fino al 1948 è stato Renato Zanella, di Santorso, ed ora il breviario che raccoglie quel gusto tonico e asciutto è passato nelle mani di Terenzio Panozzo di Piovene Rocchette e di un altro socio, Sergio Boschetto, il solo a produrlo all’interno di un Mulino del ‘500. Boschetto ci racconta che Zanella l’aveva ottenuta direttamente da uno dei frati della Congregazione che con regolare atto notarile acquisì anche i diritti di fabbricazione. “Zanella conosceva padre Francesco Gruba – racconta – dal 1935 ed è stato un caro ospite della sua famiglia negli ultimi otto anni della sua vita. Ha curato la produzione del liquore dal 1948 al 1991 e poi, per problemi personali, ha smesso”.
In molti, da quel momento, hanno bussato alla porta di Zanella con offerte generose, come quella di don Franco, ex arciprete di Santorso, che gli chiese per anni la ricetta del Girolimino, ma naturalmente senza risultato.
“Ma Zanella – ci racconta Boschetto – è rimasto entusiasta nell’ascoltare il nostro progetto di recupero storico di questo prodotto straordinario, strettamente legato al nostro territorio e circa quattro anni fa ha accettato di cederci la ricetta. In questi ultimi dieci mesi abbiamo lavorato per ricostruire la storia autentica dei frati Girolimini creando, oltre al liquore a base di estratti di erbe, anche due volumi litografici che si intitoleranno “I luoghi del Girolimino”.
I passaggi dell’intricata vicenda di questo liquore, che presto si fregerà del titolo di prodotto tipico del territorio vicentino, sono innumerevoli e curiosi. Si pensi che durante i lavori di restauro del monastero in abbandono, alcuni operai hanno raccolto un breviario all’interno del quale viene trovata una ricetta di un liquore d’erbe, scritta a mano. Lo Zanella, saputo del ritorno dei frati in Santorso, ne fece dono a Luigi De Stefanis, primo Priore dei Girolimini.
Ma il frate, non essendo in grado di produrre il liquore, lo affida alle esperte mani di due farmacisti di Schio: Marco Saccardo e il suo successore Cesare Zanella, che ne perfezionano la ricetta e lo espongono con notevoli successi alle mostre internazionali dell’epoca. E da qui il liquore ha ottenuto riconoscimenti e medaglie d’oro all’Expo mondiale di Parigi del 1900, medaglia d’oro alla Mostra Internazionale di Roma e a quella di Venezia del 1902.
Intorno agli anni trenta, la ricetta torna in mano dei Girolimini che ne continuano la produzione fino al 1948 quando frate Francesco Gruba, cede definitivamente la ricetta e la produzione a Renato Zanella. Ed ora il Girolimino ritorna nella sua versione originale per rinnovare una tradizione che andava scomparendo, riproposto con la cura e la passione che giustamente deve essere riservata ad una perla della storia delle genti che vivono ai piedi del Monte Summano ed hanno e continuano a vario titolo a far parte della sua storia.