Facciamo la valigia e andiamo a Parigi con Blue: Inaki Aizpitarte e il suo Le Châteaubriand ci aspettano.
Di Blue Gavioli
Se vi trovate a Parigi tante sono le cose che potrei consigliarvi di fare o di vedere. É o non è la città degli innamorati? La città de La Vie en Rose di Edith Piaf, di Notre-Dame e del Centre Pompidou, con la sua splendida architettura disegnata da Renzo Piano e da Richard Rogers e inaugurata nel 1977. La città del Louvre con la sua Gioconda, anche se a me piace di più piazzarmi davanti ad Amore e Psiche di Canova. Parigi è la città dell’arte, del cibo e del bel vivere, la città delle caffetterie carine, delle panaderie con mille tipi di pane e delle quincaillerie dove trovi qualsiasi cosa. Parigi è la città senza tempo, il luogo perfetto dove sognare concedendosi una baguette calda mentre si passeggia per le viettine del Quartier Latin. Ma tra tutti i posti che potreste visitare e gli innumerevoli luoghi in cui vi potreste fermare a mangiare, l’obbligo, (non consiglio) è quello di volervi bene andando a Le Châteaubriand in 129, Avenue Parmentier. 18esimo nella classifica del World’s 50 Best Restaurants 2013 (classifica uscita il 29 Aprile), Le Châteaubriand è un localino in stile anni trenta che molto ricorda la Parigi de Le bar aux Folies Bergère di Manet, l’atmosfera è tranquilla e l’ambiente senza troppi orpelli, inutili quando la cucina è da leggenda. Dall’esterno sembra un locale anonimo, uno come tanti che non è sceso a compromessi con il tempo equiparandosi ai freddi allestimenti dei ristoranti di oggi. I Muri sono di un giallino caldo, lavagne alle pareti, bancone di legno, così come i tavolini e le sedie, e una cucina cosi piccola da lasciare incredulo chiunque, non diresti mai che li dentro lavorano, in momenti di intenso regime, fino a 9 persone. E poi c’è lui, dettaglio non trascurabile, Inaki Aizpitarte, “lo chef francese odiato dai francesi”, il capofila della “Bistronomy”. Nato a Besançon da genitori spagnoli, con un bagaglio di esperienze tra cui quella come lavapiatti a Tel Aviv dove ha fatto tesoro di tutto ciò che succede all’interno di un ristorante, per poi ritornare in Francia e diventare capopartita al Café des Délices di Gilles Choukroun. Passa dalle cucine del bistrot La Famille, del ristorante Trasversal e nel 2006, con l’amico Frédéric Peneau, acquista lo Châteaubriand. Vale davvero la pena stare un giorno a Parigi, anche solo per sedersi a un tavolo a provare la sua cucina, certo se avete due giorni meglio, in quanto il menu cambia giornalmente e ciò che avete assaggiato ieri, oggi potrebbe essere solo un piacevole ricordo. La sua cucina, piena di tanti sapori presi in prestito da varie parti del mondo, è istintiva e libera, in un certo senso nomade e anticonformista. Inaki riesce a portarvi, con i suoi piatti, un attimo in Francia e un attimo dopo in Spagna passando per i Mari del Nord o per l’Asia. L’aver avuto il coraggio di saltare il recinto della cucina francese imparando a utilizzare materie prime proveniente da tutti i continenti e rielaborando ricette tradizionali, con quel tocco di sana coscienza, gli ha permesso di mettere sul piatto la libertà e la freschezza andando contro corrente a ciò di cui siamo schiavi oggi: la forma. Allo Châteaubriand non è il contenitore a essere importante ma il contenuto, a partire dall’accoglienza dei camerieri, sempre attenti a qualsiasi esigenza del cliente, già il fatto che esista il menu stampato in francese e inglese da cenno di grande serietà e apertura mentale (si è vero che siamo a Parigi e che ci sono molti turisti ma tradurre in inglese e stampare un nuovo menu ogni giorno non è cosa da poco). Dal cestino di pane caldo (ne ho fatta indigestione per la bontà) ai bicchieri per ogni tipo di vino per non tralasciare nemmeno un particolare durante il servizio, in questo bistrot ti senti davvero a casa (pensate che i camerieri si siedono al tuo tavolo per raccontarti interamente il menù e sono a tua disposizione per spiegarti la composizione precisa dei piatti, il tutto con tono amicale).
I piatti possono essere il Brodo di triglia con frutto della passione, un gran bel gioco di sapori con un utilizzo dell’acidità che ammorbidisce la sapidità del pesce. La Tartare di Vitello con la pera, dove dolcezza si sposa con dolcezza. Encornet, oignon, pimenton dove il pompelmo rosa si amalgama con la cipolla sporcata con il nero di seppia e il totano si mescola con la paprica. Un Agneau, céleri, rose, un piatto memorabile, che si spacca a guardarlo e che portato alla bocca si scioglie letteralmente al contatto con la saliva. Ma, le Coup de Theatre, Inaki lo fa con il dolce (considerate che io non li mangio mai perchè non li amo particolarmente), il Tocino del cielo, in quel momento avrei veramente desiderato mangiarne mille. Una specialità che arriva dalla cultura gastronomica andalusa, un uovo con interno morbido adagiato su una polvere di caramello. Una libidine palatale, un orgasmo completo che ti lascia incredulo mentre esplode in bocca amalgamando uovo e polvere di caramello che, insieme, prendono possesso delle pareti del palato portandole all’estasi.
Tutto questo per un costo di 60€ vini esclusi.
Che dirvi di più. Nulla, se non consigliarvi di provarlo il prima possibile.
Ps. Ricordate di prenotare almeno due settimane prima.
Châteaubriand Je T’aime, OPS!! volevo dire Paris.
Le Chateaubriand.
129 Avenue Parmentier,
75011 Paris, France.
+33 (0)1 43 57 45 95