Una panoramica degli assaggi più significativi del Merano Wine Festival. Enjoy!
Di Ivan De Chiara
Del venerdì bio&dinamico mi hanno colpito 3 assaggi su tutti: il Suber rosso 2010 di Gianfranco Daino (Caltagirone), un blend di alicante,nero d’avola e frappato che danno come risultato questo vino generoso di profumi fruttati/speziati, ricchissimo e avvolgente al gusto. Di fianco ho trovato il Nero Ossidiana 2010 della Tenuta di Castellaro (lipari), 60% corinto, 20% nero d’avola, 20% mix di altri vitigni autoctoni, dal color violaceo e gusto succoso, mi ha rallegrato con aromi di viola e frutti di bosco per niente stancanti. Il terzo è il Roter Veltliner Reisenthal del Mantlerhof Weingut uno splendido bianco austriaco che univa ricchezza aromatica e spiccata acidità in maniera perfetta. Mai sottovalutare i vini dell’Austria!
Nel mio cassetto dei ricordi conserverò sempre uno spazio per la verticale dell’ Amarone di Romano Dal Forno ( ’90 – ’93 – ’96 – ’00 – ’03) un vino ormai monumentale per fama e qualità. L’amarone di Dal Forno ha un ventaglio di profumi senza eguali, sentori speziati, balsamici e tostati si fondono e si moltiptlicano conle varie sfaccettature del frutto, una potenza esplosiva sia al naso che al gusto che solo una grande acidità riesce ad equilibrare. Sontuoso e regale in bocca, emana fierezza liquida. Sensazionale avere queste annate una di fianco all’altra, per toccare con mano le incredibili possibilità di evoluzione che può avere. Come se non bastasse c’è stata anche la sorpresa finale del Recioto della Valpolicella 1986, un vino prodotto solo in 6 annate e clamorosamente buono con quel residuo zuccherino che coccola una bocca ormai rapita dal delirio aromatico da cui è stata investita.
Altrettanto memorabile la verticale del Barolo Monprivato di Giuseppe Mascarello (’85 – ’89 – ’96 – ’01 – ’04), uno dei vini simbolo quando si parla di tradizione nelle langhe. Un vino dal profilo austero che richiede di essere atteso per poter godere delle sue massime potenzialità. Un bouquet ricco di sentori di sottobosco, minerale di goudron, fiori appassiti e frutta rossa che parte da una fragola sottospirito nelle annate più giovani, per poi evolvere nel lampone, nell’amarena disidrata, nell’arancia amara in quelle più datate. Un viaggio gustativo emozionante.
Gli assaggi nel salone sono sempre più disordinati per ovvi motivi ma tra tanti assaggi sorprendenti ne voglio segnalare alcuni indimenticabili. Il Barolo “Colonnello” 2008 di Aldo Conterno è il paradigma di un vino giovane e stupendamente perfetto, con quei lampi porpora meravigliosi e un naso rapito dall’amarena sotto spirito e il cacao che ci fanno pensare al mon cherì, tannini fitti e perfetti tanto per gradire. Poi un giretto in Borgogna non me lo faccio mai mancare e così ho assaggiato in successione, con grande soddisfazione, lo Chambolle Musigny 1er Cru 2009 di Philippe Pacalet, il Vosne Romanée 1er Cru Les Chaumes 2009 di Arnoux-Lachaux e il Vosne-Romanée Clos de Vougeot grand cru 2007 Domaine Méo-Camuzet. Sono annate giovani ma il pinot nero riesce a raggiungere un eccellente euilibrio anche in gioventù e sopratutto in annate meno fortunate come la 2007.Miglioreranno cetamente, ma sono già uno spettacolo e non ci mettiamo a fare i fighetti davanti alla Borgogna..bevetili avidamente anche se li spillassero da una botte!
Reparto Champagne: non ho trovato niente di eclatante i primi giorni, ma il lunedì nel club degli imprtatori c’erano Grand Annè 2002 di Bollinger, Pol Roger Blanc de Blancs 2002, Jacquesson Champ Caïn 2002 , Bruno Paillard ecc.. e le cose cambiano! Classe e charme a non finire per queste cuvèe semplicemente esaltanti; con le bollicine portatricinaturali di frivolezza che consentono di non prendersi mai troppo sul serio quando si degustao robetta mica da ridere!
Mamma quante altre cose dovrei dire… ma non ho parlato dei bordeaux! E nemmeno di quel produttore di Nuite Saint Georges…ho saltato pure tutta la Toscana… Ho capito: Fine primo tempo!