Londra in 24 ore: dal gastropub al ristorante stellato

Toccata e fuga a Londra, per scoprirne il piacevole lato gastronomico. Pranzo in un gastropub e cena in un ristorante stellato, passando per la Saatchi Gallery.
Di Ilaria Maggi

Non sono riuscita a vedere il Big Ben, né il nuovissimo The Shard, non ho passeggiato per Oxford Street (ma soprattutto mi sono persa Top Shop!), non ho incontrato Kate (ma tanto avrei preferito Harry) e non sono neppure salita su un double decker bus rosso fiammante. Ho fatto un assaggio di Londra. E mi sono ricaricata. In sole 24 ore. Una boccata d’aria fresca (diciamo pure gelida). Londra trasmette nuove energie. Guardando i ragazzini seduti per terra in una galleria d’arte, catturando gli scorci di giardini tra le case, scoprendo che i pub hanno preso tutta un’altra piega e che la cucina interessa parecchio anche gli inglesi. Ormai da un po’.

H 11.30 am Atterro a Londra, Gatwick Express, Victoria Station. Quartiere di Chelsea e Belgravia. Tra i più eleganti della capitale. Sono indecisa tra una casa vittoriana di quel bianco che pare la ridipingano ogni mattina, oppure una di quelle in mattoni rossi, con i tre gradini d’ingresso e una ripida scala all’interno. Scegliere la casa dei sogni in ogni posto in cui vado è uno dei miei giochi preferiti.

H 2 pm Pausa pranzo. La rivoluzione in cucina è partita dagli inglesi, perché erano proprio loro ad aver bisogno più di altri di un cambiamento, mi ha detto una volta uno chef. E così largo ai Gordon Ramsay e ai Jamie Oliver, per non parlare delle cucine etniche stellate, che qui non si contano sulle dita di una mano. Ma ora anche i pub sanno dire la loro. Ora li chiamano gastro-pub. The Pantechnicon room, 10 Motcomb street (www.thepantechnicon.com). Cosa ordinare per scoprire questa nuova direzione se non il piatto più iconico che ci sia, il famigerto Fish&Chips?

Croccante al punto giusto, curato nella presentazione, una vera sorpresa. Anche il tortino con cuore di rapa rossa e caprino è gustoso e delicato. Viene da chiedersi se siamo davvero a Londra.

Poi esci e a ricordartelo è il cielo londinese, azzurro limpido con nuvole che passano veloci quanto i ciclisti urbani, che qui rischiano davvero grosso (ma il sindaco ha previsto un piano davvero all’avanguardia pensato proprio per le due ruote, che stravolgerà l’assetto stradale … Tanta invidia da parte di noi ciclisti milanesi spesso sfrattati dalle poche corsie preferenziali).

H 4 pm Visita alla Saatchi Gallery. Nei pressi di Sloane Square. Un imponente edificio, un po’ austero, con alte colonne all’ingresso che trasmettono classicità e rigore. Ma varcata la soglia vieni avvolto dalla contemporaneità. Una serie di sale su piani diversi collegate da scale e passerelle in plexi trasparente. Ingresso libero. Ragazzi che ciondolano per le stanze, chiacchierano, disegnano seduti per terra. Questo è il clima. E io lo adoro. La collezione è arte contemporanea pura e cruda, ma anche se non siete appassionati o intenditori credo che il luogo meriti comunque una visita. Una curiosità foodie? Il mecenate di questo luogo, il famoso guru della pubblicità Charles Saatchi, è sposato con l’altrettanto famosa Nigella Lawson, vera icona gastronomica per gli inglesi e non solo.

Piccola nota a margine, nei pressi c’è anche il V&A Museum, splendido, con una collezione davvero notevole, se siete qui dal 23 marzo la mostra dedicata a David Bowie deve essere super.

H 5.30 pm Tea time. O in alternativa piccola sosta in un negozietto la cui vetrina non lascia scampo. La sosta è d’obbligo. L’acquisto di un cupcake o di un brownies viene da sé. Si chiama Ottolenghi. Ce ne sono 4 in tutta Londra. Questo è a Belgravia, www.ottolenghi.co.uk. Honest food, dicono. Tutto preparato in modo artigianale con ingredienti di prima qualità.

H 8 pm Cena. Ecco il vero motivo di questa toccata e fuga londinese: Ametsa with Arzak instruction. È il nuovo ristorante, aperto all’interno del The Halkin London, del duo, padre e figlia, Arzak. Pilastri della cucina stellata, basata a San Sebastian. Dai Paesi Baschi a Londra. Loro non sono in cucina, hanno dato “istruzioni”, proprio come recita il nome. Ma il loro tocco è forte e deciso.

La cucina per me è un’esperienza, un viaggio attraverso i sensi. E questo lo è stato. I miei piatti preferiti? Senza dubbio la Capasanta con Betacarotene, tra gli antipasti, e l’Agnello al Caffè Macchiato. Non ho mai provato la cucina molecolare, ma intuisco che qui ci sia il suo zampino. Senza esagerare.

Il dolce si chiama Moon Rocks e ricorda davvero il paesaggio lunare. Su un letto di sesamo tritato finissimo delle piccole rocce ripiene di cointreau.

La sala, elegante nella sua semplicità, mi ha conquistato. Per il suo soffitto, fatto di piccole capsule piene di spezie. Adoro!

H 10 am. English breakfast e si riparte. Con tanta voglia di tornare.

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