Carne e pesce non bastano più a nutrire il Pianeta. Ecco perché, complici i grandi chef, locuste e formiche ben presto entreranno a far parte del nostro menù. Benvenuti insetti?
Di Alessandra Storti
Dite addio alle bistecche ai ferri, nelle cucine di domani non sono previste costolette di agnello né tanto meno roastbeef con contorno di patate.
Il menù più probabile è a base di bachi da seta, a quanto pare, utili non solo a produrre la pregiata stoffa ma anche ricchi di proteine e grassi. Per proseguire poi con piatti di cavallette, locuste e termiti.
A rivelarcelo è niente poco di meno che la FAO. L’organizzazione mondiale ha rivolto una “call”, ossia una raccomandazione ad incrementare il consumo di insetti a scopo alimentare, rivolgendosi tanto ai Paesi occidentali ancora poco avvezzi a tale pratica sia a quelli in via di sviluppo dove il consumo tradizionale di insetti è in calo soppiantato da nuove mode come il junk food.
E, così, mentre nella nostra società l’attenzione nei confronti dell’arte culinaria è ai massimi livelli e non si parla di cibo se non nella sua accezione di piacere e godimento, tanto per il corpo quanto per lo spirito, ecco una notizia che ci ricorda come il cibo, ancora prima che a deliziare il palato, serva essenzialmente a nutrirsi.
E ad aver bisogno di nutrirsi è l’intero Pianeta con i suoi abitanti che nel 2050 raggiungeranno la soglia dei 9,6 miliardi.
Una moltitudine affamata che avrà bisogno del giusto apporto di proteine, grassi e carboidrati. In poche parole, in un futuro non troppo lontanto su questo pianeta saremo davvero in tanti e inizieremo a stare un po’ stretti e, morale della favola, saremo costretti a cambiare le nostre abitudini alimentari.
Carne, latte e pesce non saranno infatti più sufficienti a nutrirci tutti. Ma ecco che forse si delinea la soluzione. Sembra che proprio gli insetti possano fornirci le proteine di cui abbiamo bisogno in maniera più efficiente di quanto non faccia la carne animale e garantendo un impatto ambientale decisamente inferiore a quello prodotto dall’allevamento di mucche, pecore, maiali e galline.
I motivi per inserire grilli, api e tarme delle farina nella nostra dieta sono, dunque, più d’uno.
In primo luogo il contenuto di proteine in percentuale: solo per fare un esempio, 100 grammi di cavallette contengono 77 grammi di proteine contro i 55 della carne . Ma non solo proteine, anche lipidi, carboidrati e sali minerali. Vermi, bruchi e termiti contengono, per esempio, molti grassi, le cavallette forniscono invece un notevole apporto di zinco e ferro.
In secondo luogo l’impatto ambientale. Gli insetti trasformano il cibo in energia in maniera più efficiente: per produrre l’equivalente calorico di una bistecca, i grilli consumano otto volte meno mangime. Tutto questo si traduce in una minore produzione di gas serra e un minor consumo d’acqua.
In terzo luogo l’elevata digeribilità e, per finire, il fatto che 2 miliardi di persone al mondo oggi già lo fanno. In Amazzonia, Africa, Messico e Thailandia da secoli si mangiano cavallette, locuste, grilli, termiti e insetti acquatici. In totale, si calcola che siano circa 1900 le specie commestibili.
E in Occidente? Anche qui qualcosa sta cambiando. Sull’argomento vengono pubblicati libri, a cominciare dall’emblematico “Les insectes nourriront-ils la planète?”del francese Jean-Baptiste de Pana fieu, si organizzano conferenze, come quelle promosse da Daniella Martin, autrice del blog Girlmeetsbug ed entomofaga entusiasta, e sono al lavoro i dipartimenti universitari.
Ma soprattutto nascono i primi allevamenti di insetti per il consumo umano, come quello dell’azienda Micronutris, che a Tolosa produce grilli e tarme della farina. La Micronutris è il fornitore di fiducia del ristorante Aphrodite di Nizza dello chef pluristellato David Faure dove, se avete l’animo dei precursori, potete sperimentare l’Alternative Food, un menù completamente a base di insetti. Spendendo circa 59 euro potete assaggiare piatti come la farina di vermi grigliata con zucca e polenta al gusto di nocciole e arachidi o la pastafrolla con grilli e farina saracena.

Alternative Food – Ristorante Aphrodite
Ed ecco che, neanche a dirlo, il discorso vira nuovamente verso quella faccenda altrettanto complessa che si chiama “gusto”. Perché, sostengono gli esperti, saranno proprio gli chef, i veri ambasciatori del nuovo modello alimentare che introduce coleotteri e falene nei nostri menù.
In fondo sia in Europa che negli Stati Uniti e nel resto del mondo occidentale, non ci sono né divieti religiosi né morali al consumo di insetti.
E’ solo una questione di abitudini, insistono i suoi fautori, un tabù dovuto storicamente, con molta probabilità, alla minore disponibilità di insetti nelle nostre zone.
Quel che occorre, dunque, è solo una svolta culturale. Un rivoluzione alimentare e culinaria, per alcuni, neppure così lontana.