Ogni venerdì c’è Mare Sostenibile, la rubrica degli amici di ConsuMare Giusto. Questa volta si parla di pirati.
Di Daniele Tibi
Esistono ancora i pirati? Certo, anche se non sono dei simpatici filibustieri come vengono rappresentati in alcuni film, e non hanno la fama degli uomini d’avventura che tanto solletica la nostra immaginazione. I pirati di oggi sono persone che pescano illegalmente, senza rispettare i parametri previsti dalla legge, e non hanno nulla di eroico o straordinario. I dati disponibili ci dicono che in media 1 pesce su 4 messo in vendita viene pescato prima che si sia riprodotto (quindi sotto la taglia minima), oppure in zone interdette alla pesca, o in periodi in cui la pesca è vietata a causa della riproduzione della specie, o ancora utilizzando strumenti illegali e pescandone in quantità maggiori rispetto a quelle consentite.
È l’interesse commerciale che molto spesso porta alla richiesta molto alta per alcune varietà di pesce e i grandi margini di guadagno spingono infatti verso la diffusione della pesca illegale, presente soprattutto nelle acque dei paesi più poveri, dove causa un grave danno anche alle popolazioni locali che dipendono dall’approvvigionamento ittico.
Negli ultimi tempi, però, la situazione è andata via via migliorando e stiamo assistendo ad una sensibile riduzione della pesca pirata. Questo grazie alle nostre scelte consapevoli, allo spirito di chi sceglie una direzione sostenibile, ma anche grazie all’aiuto datoci da alcuni enti che, analizzando i prodotti, garantiscono che non siano stati pescati illegalmente. Essi si chiamano “enti certificatori accreditati” e ne stanno nascendo molti in tutto il mondo. Si possono incontrare quando facciamo la spesa, sotto forma di sigle o “bollini” presenti sui prodotti. Un esempio facilmente reperibile presso negozi e supermercati è il marchio Friend of the Sea, aiuto prezioso quando cerchiamo prodotti catturati o allevati in modo sostenibile.
Come il fiero eroe Sandokan lotta per liberare la sua isola di Mompracem, noi cittadini, grazie a questi enti, abbiamo la possibilità di combattere questi pirati miserabili e proteggere il mare. Sciogliamo gli ormeggi e spieghiamo le vele al vento, facendo come nostro segno di riconoscimento non più il teschio bianco su sfondo nero, ma il sigillo della sostenibilità.