Una nuova puntata di Mare Sostenibile, la rubrica degli amici di ConsuMare Giusto: con una bella storia.
Di Daniele TibiCamogli è uno splendido borgo situato a ponente del Parco di Portofino, in Liguria. Sia che lo si ammiri dal mare o dalla spiaggia si gode di uno spettacolo mozzafiato: diverse schiere di case antiche vegliano sul golfo come se fossero soldati in uniforme, tutte con persiane rigorosamente verde scuro, colori tenui e caldi. A ranghi serrati, sembrano salutare ogni giorno le partenze e gli arrivi di Asino e Vedetta: due piccole imbarcazioni che 3 volte al giorno, partono dal porto antico e si dirigono verso il tratto di mare antistante la chiesetta di San Nicolò di Capodimonte, vicino a Punta Chiappa.
Queste 2 imbarcazioni e i loro equipaggi sono, insieme alla terza ma non meno importante Poltrona, il simbolo della tradizione ma anche l’alternativa e la speranza della pesca. Questa professione deve infatti diventare sempre più sostenibile, se non vuole pescare, tra pochi anni, solo più crostacei e meduse.
La Tonnarella di Camogli, come se facesse parte di un romanzo, non ha età e non è facile assegnargliene una precisa. Se ne ritrovano tracce in documenti del 1600, ma è quasi sicuro che sia molto più antica.
Ai primi del ‘900 è passata dalle mani di imprenditori a quelle di pescatori e, dagli anni ’80, è gestita dalla Cooperativa Pescatori Camogli.
La Tonnarella necessita di lavoro tutto l’anno. La stagione di pesca si apre ad aprile e dura, di solito, fino a settembre. Poi si cominciano a preparare le reti per l’anno successivo. La fibra di cocco di cui sono composte proviene dall’India e la si tesse durante l’inverno. Si usa materiale biodegradabile che permette di abbandonarla in mare a fine stagione, dove si decomporrà in poco tempo e senza inquinare.
La Tonnarella è una versione piccola e semplificata di una Tonnara. Costituita da uno sbarramento che ferma la corsa del pesce e due sole camere, riesce a catturare tonni, ma più facilmente cattura pesce azzurro più piccolo. Ricciole, sgombri, palamite e sugarelli, sono le prede più frequenti.
Da aprile a settembre i pescatori salpano la rete 3 volte al giorno: all’alba, alle dieci del mattino e al tramonto. Questa pratica, detta “Levata”, impegna 6 uomini in mare ed altrettanti a terra durante la lavorazione, e consiste nel sollevare a mano la rete della “camera della morte”, che i pescatori preferiscono chiamare “lea”, fino a che i pesci, intrappolati infine in un sacco, possano essere prelevati dai pescatori. Nelle pescherie della Cooperativa Pescatori, a Camogli e Recco, si può acquistare pesce sostenibile della Tonnarella.
Come spesso accade nella pesca, ma anche in agricoltura, questo tipo di lavoro viene via via abbandonato dai giovani e rimangono impiegati oggi solo pescatori anziani. Se questa tradizione non sarà sostenuta da forze fresche, rischia di non avere ancora molti anni di esercizio davanti a sé.
Per fortuna Valentina, Maddalena e Ilaria, giovani donne appassionate di mare, pesca e tradizioni, sono impegnate per far conoscere questo gioiello di pesca sostenibile. La loro associazione si chiama Ziguele, che è il nome dialettale della donzella, pesce curioso e colorato molto abbondante in Mediterraneo. Ziguele organizza bellissime visite alla Tonnarella, a bordo di un gommone, per vedere da vicino i pescatori in azione. Un’occasione per ammirare anche il piccolo angolo di paradiso che è Punta Chiappa e il lato di ponente del Monte di Portofino, osservandolo da un punto di vista inedito e prestigioso: il mare.
La gita comprende anche la visita al Museo della Tonnarella: un museo piccolissimo, ma che non mancherà di affascinarvi, tante sono le storie che custodisce.
Segnatevi un appunto, quindi che dal prossimo Aprile ci sarà un motivo in più per fare una gita nella Liguria di Levante.