Da 50 anni l’uomo ha raggiunto il limite massimo di sfruttamento dell’ultima e preziosa risorsa selvatica del pianeta: il pesce selvatico. Ma …
Di Daniele Tibi
La rubrica Mare Sostenibile è ricominciata la scorsa settimana, dopo la pausa estiva, con un post che l’attualità ha imposto (se te lo sei perso clicca qui). Ora torniamo un po’ a noi, ricordando il punto di vista da cui origina questa rubrica.
Parto da una considerazione storica e un po’ amara, ma ti prometto che le buone notizie arriveranno presto.
Da 50 anni l’uomo ha raggiunto il limite massimo di sfruttamento dell’ultima e preziosa risorsa selvatica del pianeta: il pesce selvatico. Una riserva che credeva illimitata e che ha depredato senza tregua e senza porsi il minimo problema riguardo la sostenibilità delle sue pratiche.
È nel ?800, con l?inizio della pesca su scala industriale, che questo saccheggio ha avuto inizio, ma solo durante il secondo dopoguerra il prelievo indiscriminato delle popolazioni ittiche ha avuto la sua esplosione a livello globale, arrivando ai bilanci di oggi: più del 70% degli stock risulta completamente sfruttato o sovra sfruttato e si avvia verso un tragico declino. Questo sfruttamento sistematico ed eccessivo, ad uno sguardo più attento, prende la forma di pesca illegale, catture accidentali e una totale assenza di pianificazione nella gestione delle risorse. Ma analizzando ancora più a fondo questa situazione, si individua, alla base, una responsabilità dei consumatori che scelgono prodotti ittici generalmente non sostenibili.
Arrivo quindi alle buone notizie.
Mi piace vedere questo bicchiere mezzo pieno: se sono le tue scelte che possono fare la differenza, allora queste possono migliorare la condizione degli ecosistemi, se diventano sostenibili.
Anche se il quadro generale è a volte desolante, non bisogna “fare di tutta la pesca un fascio”. Esistono infatti aziende, pescatori, negozianti, ristoranti, organizzazioni, pubbliche e private, che stanno dalla parte del mare. Perché farlo? Per dare forza a chi sceglie di agire per la tua salute, per quella degli ecosistemi, per il gusto che porti in tavola e condividi con le persone care e, perché no, anche per la sostenibilità del portafoglio. Se alzi lo sguardo, poi, verso un futuro un po’ più lontano, ci sono loro: Il lato bello della pesca. Quelle che ancora non esistono nemmeno, ma che ti saranno grate per gli sforzi di conservazione che oggi metti in campo per salvare quello che sarà il loro mare, quello che loro desidereranno vivere e che impareranno a conservare.
Questo accadrà domani, ma dipende da quello che fai tu oggi.