Per chi ci è stato e per chi ci andrà Marrakech rappresenta un luogo magico … Anche per quello che offre a livello culinario. Continuano i viaggi culinari di HonestCooking.it.
Di Ilaria Bitetto
Saltimbanchi, profumo di spezie, carrozze e motorini, strade polverose, vicoli labirintici, incantatori di serpenti, sorrisi, spremute d’arancia fresca, dolci di mandorle e pistacchi, lanterne, tappeti, venditori, compratori e il canto dei muezin che invitano alla preghiera.
In un caldo pomeriggio invernale queste sono le prime immagini che ho di Marrakech, una delle città più romanzate dell’intero Marocco. Un mix dove modernità e tradizione si intrecciano come i vicoli polverosi della medina.

Questo mini tour gastronomico della città rossa, parte da quello che tutti cercheranno di offrirvi: il whiskey berbero. No no, non si tratta di un alcolico distillato nel deserto, ma più semplicemente del delizioso tè alla menta marocchino!
Servito rigorosamente bollente, viene offerto in una bella teiera e versato da una grande altezza in piccoli bicchierini. Il tè alla menta scandisce ogni momento della vita marocchina: dalla sveglia al mattino alla merenda pomeridiana con i tipici dolcetti, dai momenti di relax alla fase che precede il rituale della contrattazione. Seduti sulla terrazza del nostro riad, sorseggiando un the alla menta, baciati dagli ultimi raggi del sole e con il richiamo dei muezzin alla preghiera, non potevamo chiedere di meglio come primo assaggio del paese.
Per mangiare si può optare per due scelte: da un lato si può mangiare nei raffinati ristoranti creati appositamente per i turisti, dove i prezzi sono simili ai ristoranti europei e spesso i menù sono fissi. Questi ristoranti sono sicuramente molto scenografici e la qualità del cibo è buona, ma se si vuole provare l’autentica cucina marocchina c’è solo un posto dove dirigersi al calare del sole: Djemaa el-Fna, una delle principali attrazioni di Marrakech.

Questa piazza, dichiarata patrimonio dell’umanità, è un travolgente sovraccarico sensoriale. Il contrasto tra il giorno e la notte lascia senza parole. Di giorno la piazza è praticamente vuota: donne che tatuano le mani delle turiste con l’henne, pigri incantatori di serpenti, ammaestratori di scimmiette che cercano di attrarre turisti per farsi dare qualche spicciolo e banchetti di deliziose spremute d’arancia. Al calar della sera l’atmosfera cambia completamente e Djemaa el-Fna vi lascerà senza fiato: agli incantatori di serpenti si uniscono cantastorie, giocolieri, saltimbanchi e venditori ambulanti. Nuvole di fumo bianco e denso si alzano dall’angolo a sinistra della piazza, dove si concentrano le numerose bancarelle che preparano e vendono cibo al momento. Per pochi dirham si possono assaggiare deliziose harira (densa zuppa a base di pomodoro e legumi stufati), morgue grigliate (salsicce di agnello piccante), frutti di mare, verdure, couscous, testa di agnello bollita (ecco magari questa la passo :), frittelle, e ovviamente tajine, dolci e the speziati. Basta avvicinarsi a una di queste bancarelle e sedersi con la gente del posto per gustare un’autentica cena marocchina, in un’atmosfera da mille e una notte.


Un pasto marocchino non sarebbe tale senza il pane, che funge anche da aiuto per raccogliere il cibo (dopotutto qui si mangia con le mani!). Il pane marocchino è un disco piatto, poco lievitato e gommoso. Molte famiglie lo impastano in casa e lo cuociono ai forni pubblici, mentre altre lo comprano direttamente nei numerosi negozi e banchetti agli angoli dei vicoli nella medina.
La panetteria marocchina, però, offre il meglio di sé a colazione: dalle Begherir, deliziose focaccine spugnose a metà strada tra un pancake e una omlette, da mangiare con miele, marmellata e burro; alle harcha, gustose frittelle di semolino e, per gli amanti del salato le Msemmen (o Rghaif) una specie di piadina che viene servita ben calda e farcita a piacere.
Infine, una menzione speciale la meritano i dolci. La migliore esperienza che si possa fare è entrare in una pasticceria e, sotto gli occhi sbigottiti dei commessi, chiedere un assaggio di tutto! Gusterete dolcetti di tutti i tipi: i famosi Kaab el Ghazal (corna di gazzella alle mandorle), i deliziosi ghoriba aux amandes (che devo dire la verità sono i miei preferiti), il baklava (tipico dolce ripieno di miele e frutta secca), feqquas (biscotti di uva secca, mandorle e semolino) e i briouats (triangolini di pasta fillo fritti ripieni di pasta di mandorle profumata con acqua di fiori d’arancio e cannella).

Dopo questo mini-tour gastronomico nei sapori e nei colori di Marrakech non resta altro che perdersi nei viottoli del souk, dove ciabattini, fabbri, conciatori di pelle e artigiani d’altri tempi lavorano senza sosta. Ma questa è un’altra storia.