Meditaggiasca 2016. Un viaggio a ritroso dal prodotto al territorio

Sabato 14 e domenica 15 maggio 2016, si è tenuta a Taggia (IM) la quarta edizione di Meditaggiasca, l’appuntamento gastronomico più gustoso della Liguria.

Scritto da Dorina Palombi
Le olive taggiasche, il loro olio profumato e inconfondibile, la loro polpa tanto piccola quanto ricca e succosa sono uno dei prodotti più rinomati della Liguria ma pochi conoscono la vera storia e il luogo di nascita di questo orgoglio regionale: Taggia.

Sto scrivendo in treno e, dal finestrino, scorgo la costa scorrere; vedo il mare placido solo all’apparenza, porti che si alternano a spiagge morbide come velluto, chiese candide e gonfie di canti dei marinai.

E poi i terrazzamenti, i borghi dell’entroterra con i muri a secco e una vita più complessa, scandita dal clima non sempre favorevole, dalle frane, dalla volontà; borghi dove si raccontano storie di streghe, dove vivono gli artisti in paesini distrutti da terremoti, a conferma che la forza della natura è incontrastabile ma quella dell’arte ha un cuore che pulsa sempre e comunque.

Qui, nella provincia di Imperia, ci sono tesori nascosti perché difficili da raggiungere ma impossibili da dimenticare.

Meditaggiasca, giunta ormai alla sua quarta edizione, nasce proprio per questo scopo: provare ad avvicinare il viaggiatore gastronomico al territorio di un prodotto che già apprezza, e raccontarlo attraverso chef e produttori locali.
Sul palco di una due giorni davvero interessante si sono alternati grandi nomi della gastronomia, ognuno con il suo bagaglio culturale, le idee, le contaminazioni.

L’oliva taggiasca e il suo olio sono stati protagonisti indiscussi di terra, mare, vegetazione, senza mai venire stravolti ma sempre amplificati e abbinati ad altri presidi Slowfood Liguria come, ad esempio, l’asparago viola di Albenga o l’aglio di Vessalico.

Oltre alla kermesse mi sono lasciata coinvolgere da una piacevole conversazione con Ivan Lombardi, uno dei creatori di Meditaggiasca, e dal suo racconto sulla volontà di sottolineare l’identità specifica di Taggia piuttosto che una generica denominazione ligure.

Allora,ho provato a immaginarmi il conversare, le idee buttate su un foglio davanti ad acciughe fritte e un rossese di Dolceacqua, e tutto quello che nasce prima di Meditaggiasca:

“Proviamo a farli scendere a Taggia con il treno -si saranno detti- facciamoli spingere oltre Imperia ma fermiamoli prima di Sanremo con tutto il suo bagaglio di fiori e starlette.

Lasciamo che sia la Valle Argentina a rilassare l’animo di questi foodtrotter, e se cercano il mare, sia quello semplice di Arma di Taggia.

Facciamo scoprire loro il Convento di San Domenico ma spostiamo l’edizione di quest’anno nel centro del paese. Mettiamo la tensostruttura nella piazza principale, e accompagniamoli tra i carruggi del borgo attraverso i piccoli produttori, che sono loro i veri super eroi.

Così sai, potranno vedere con i loro occhi cosa significa produrre l’olio e il vino da queste parti.

Potranno vedere i terrazzamenti, i muretti a secco, gli ulivi e le viti.

Sarebbe bello poter raccontare loro anche del tempo ostile che è nemico ma anche fedele alleato, che deposita le piccole olive sulle reti intrecciate a mano una a una.

Sarebbe bello raccontare loro del salire e scendere da questi terrazzamenti sotto il sole cocente, e poi da su ,far vedere com’è bello l’infinito blu del Mar Ligure

Beh, magari assaggiando l’oliva proprio qui dove nasce, la magia potrà compiersi ed entrare ancora più in profondità.

Certo, ci saranno i piatti degli chef ad appagare gola e occhi. Ma magari avranno voglia di provare il patè di oliva pure su ciappe (tipica cialda taggiasca) o canestrelli.

Poco importa, l’importante è, che tutta questa meraviglia, la vedano con i loro occhi.

E fu così che Taggia divenne la vera protagonista insieme alla sua figlia più conosciuta e Arma il dolce ventre di sogni regalati al mare.

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