Siamo stati al Merano Wine Festival 2013: una manifestazione che conferma la sua centralità negli appuntamenti dedicati al vino. Ce la racconta Marco in questo articolo.
Di Marco Dall’Igna (foto di Luca Maruffa)
Novembre per la maggior parte delle persone è il mese in cui le giornate finiscono in un attimo, il freddo inizia a stringere il paese nella sua morsa, i giorni di sole si fanno sempre più radi per lasciare spazio a quelli grigi e piovosi.

Tutto questo,come dicevo, per la maggior parte degli italiani, ma non per l’enofanatico.
Per l’appassionato/giornalista/produttore/importatore/commerciante di vino novembre è il mese cerchiato con il rosso dall’inizio dell’anno; è il mese del Merano Wine Festival. Il Merano Wine è una manifestazione ultraventennale che si svolge nello splendido Kurhaus, un palazzo situato nel cuore della città, in cui viene esposta l’eccellenza vinicola nazionale ed internazionale. Ma l’evento non si limita solo al vino, non va infatti dimenticata la splendida area gourmet in cui fa bella mostra di sè il meglio della gastronomia .
La manifestazione quest’anno si è svolta dall’8 all’11 novembre; purtroppo non potevamo essere presente tutti e tre i giorni per cui, io e il nostro direttore editoriale Luca Maruffa, abbiamo deciso di arrivare l’8 per partecipare alla cena di gala e di trattenerci poi fino a domenica. Brutta la sorpresa nel constatare il disguido all’interno dell’ufficio stampa, che non ci ha permesso di partecipare alla cena … Non è iniziato bene il Merano Wine Festival, ma dobbiamo ammettere che è poi proseguito per il meglio … Partiamo dunque dal sabato mattina, e sorvoliamo l’inconveniente.

Dopo aver fatto una sostanziosa colazione in albergo, passaggio obbligato visto quello che ci aspettava, ci dirigiamo quindi verso il Kurhaus, ritiriamo i pass e diamo inizio alla nostra avventura Meranese. In seguito ad attente riflessioni abbiamo deciso di riservare la giornata esclusivamente alle bollicine e ai bianchi; armati di calice ci siamo quindi immediatamente diretti nella zona della Trento Doc e della Franciacorta per poi passare allo champagne.
Il produttore chiamato ad aprire la nostra lunga giornata di degustazioni è Arunda, azienda con sede a Meltina (BZ) e specializzata nel metodo classico. Partiamo con il Brut metodo classico (50% Chardonnay 20% pinot nero e 30% pinot bianco), spumante che affina per 24 mesi sui lieviti, dal colore giallo paglierino e dotato di un perlage abbastanza persistente. Seguono poi il Blanc de Blancs (36 mesi sui lieviti) con il suo fine perlage e la Cuveé Marianna Brut (80%chardonnay affinato per 12 mesi in barriques e 20% pinot nero) che riposa 48 mesi sui lieviti e che mi aspettavo ben più complesso. Prima di passare oltre proviamo il riserva 2008 (60% chardonnay e 40% pinot nero) che affina per 50 mesi sui lieviti . Vino sicuramente dotato di un perlage bello vivace ma che non mi ha impressionato più di tanto.
Al banchetto successivo troviamo un’istituzione delle bollicine trentine, le Cantine Ferrari. Proviamo quindi, con somma gioia dei palati, il perlé nero 2006 e il riserva Lunelli 2005. Pinot nero in purezza il primo, un millesimato straordinario che riposa almeno sei anni sui lieviti, dal colore giallo dorato e dotato di una grande complessità. Il riserva Lunelli è invece uno chardonnay che riposa 7 anni sui lieviti; dal colore giallo carico e da un naso ricco e fruttato, al gusto registriamo invece un perfetto equilibrio tra le note fruttate e di lievito tostato.
Senza un attimo di pausa proseguiamo facendo in sequenza Ca’ Del Bosco, Monterossa e il Mosnel. Di Cà del Bosco il Vintage collection Dosage Zero 2009 (Chardonnay 65%, Pinot Bianco 13%, Pinot Nero 22%) mi ha veramente entusiasmato, meno la rinomatissima cuveé Annamaria Clementi (Chardonnay 55%, Pinot Bianco 25%, Pinot Nero 20%), di cui veniva presentata l’annata 2005. Ottimi invece entrambi gli assaggi fatti da Monterossa; Il Cabochon 2008 (Chardonnay 70% e Pinot Nero 30%) riposa sui lieviti per più di 40 mesi ed è un vino armonioso, elegante e dalla grande personalità; Il Coupè (prevalentemente Chardonnay con una spruzzatina di Pinot nero) è il non dosato dell’azienda che possiede un meraviglioso perlage cremoso e una grande freschezza. E’ stata invece una delusione il QDE Pas Dosè riserva 2006 della cantina il Mosnel; ne avevo sentito parlare molto bene e immagino sia quindi stata colpa di una bottiglia sfortunata o della sboccatura troppo recente. Prima di espatriare e iniziare con le bollicine d’oltralpe troviamo il tempo per una veloce capatina nelle terre piemontesi, per assaggiare un tutt’altro che meraviglioso Valentino Brut Riserva Elena 2009 della cantina Podere Rocche dei Manzoni. Un vero peccato perché il loro dosaggio zero,che ahimè in degustazione non c’era, è un vino sensazionale.

Arrivati nella sala dedicata ai vini internazionali iniziamo a deliziare le nostre papille gustative con il re delle bollicine, lo champagne. Il primo a finire nei nostri calici è il Philippe Gilbert con le due cuveè la Jolie Fillette (50% chardonnay 25%Pinot Nero 25% Pinot Meunier) e la D. Blanche uno straordinario Blanc de blancs. Proseguiamo senza sosta prima con lo splendido pinot meunier in purezza del 2007 di Jean Michel e con il trittico Brut Tradition , Blanc de blancs, Cuveè Des Tonneliers di Breton Fils, poi con Les Originelles Blanc de Blancs 1er Cru 2008 di Julien Chopin (molto buono) e l’elegante Brut reserve Blanc de blancs di Jean Dumangin. A questo punto un po’ di fatica iniziava a farsi sentire così come l’esigenza di un piccolo break; scendiamo quindi a patti con i nostri fisici che ci concedono qualche altra bollicina prima del meritato riposo. Facciamo quindi tappa da Boulachin Chaput con il suo Millesimé 2000, da Chassenay d’Arce con il Cuveè Confidence 2004 (Pinot nero in purezza) da Claud Cazals con i meravigiosi Cuveè Vive Extra Brut Grand Cru e il Carte Or Brut Grand Cru per poi finire con il Carte Blanche Brut Premier Cru di L. Benard Pitois.

Dopo aver messo qualcosa sotto i denti ricominciamo con il nostro tour de force e passiamo ai bianchi fermi. Iniziamo dai Georgiani con il meraviglioso Rkatsiteli 2010 del monastero Alaverdi,i cui monaci produco vino sin dal 1011 utilizzando le anfore interrate. Un vino estremo e sicuramente fuori dal comune ma altrettanto sensazionale. Incappiamo poi in una serie di assaggi piuttosto insoddisfacenti con il gewurztraminer del Domaine Ostertag e i sudafricani De Grendel (Sauvignon Blanc), Linton Park Wines (Chardonnay) e Allée Bleue Wines (Sauvignon Blanc). Migliorano decisamente le cose con l’argentino (ma in parte italiano visto che fa capo alla famiglia Speri) Prodigo Torrontes Seleccion de Salta 2011; un vino fresco e dall’ottima beva ideale per le assolate giornate estive. Passiamo quindi ai riesling tedeschi della Mosella con Weingut Carl Loewen, ottimo il 1896 Riesling 1 Lage, e Moeselweingut Ring che presenta una triade di prodotti fantastici. Dopo tutti questi assaggi internazionali i nostri palati ci chiedono di rientrare in patria, decidiamo di accontentarli ma non senza prima provare il meraviglioso riesling naturale di Ducal e l’ottimo Pouilly-Fuissè di Prosper Maufoux. In Italia spariamo le ultime cartucce a nostra disposizione con i vini di Lageder,ottimo il pinot bianco, Elena Walch, da cui mi aspettavo qualcosa in più, Hofstatter, il cui Gewurztraminer lo ricordavo migliore, Livio Felluga e infine Lis Neris.

Abbastanza provati da questa giornata ci dirigiamo verso l’uscita ma non è ancora arrivato il momento per alzare bandiera bianca e riposare; ci attendono infatti la presentazione del programma di eventi dedicati ai 2000 anni della via Claudia Augusta e la cena alla mitica birreria Forst. La via Claudia Augusta era l’antica strada romana che dalle pianure del Po e dall’Adriatico portava fino al Danubio; alcuni cenni storici e il programma degli eventi dedicati ai festeggiamenti ci vengono forniti al Museo Testa di Ponte di Lagundo, unitamente ad alcuni graditi stuzzichini. Dopo questa interessante parentesi storica ci dirigiamo alla birreria Forst dove proviamo in anteprima la Lagrein-Bier, prodotta in esclusiva per il Merano Wine Festival, a cui seguiranno le altre ottime birre della casa accompagnate dai tipici piatti della cucina tirolese. Con l’ultimo goccio di grappa, chiamata ad accompagnare il caffè a fine cena, se ne vanno anche le nostre residue energie; andiamo quindi in albergo per riposare corpo e mente.
Al nostro risveglio la stanchezza del giorno prima si fa ancora sentire ma il tempo è tiranno e quindi ci mettiamo in marcia verso il Kurhaus; dedichiamo l’intera giornata ai rossi a cominciare dalla Toscana. Iniziamo con Bolgheri, la patria dell’assemblaggio, dove assaggiamo per primo il Guado al Tasso 2oo5 e 2006 (50% Cabernet Sauvignon, 30% Merlot 15% Cabernet Franc) dei Marchesi Antinori che non trovo indimenticabile; passiamo poi all’Ornellaia con Le Volte (50%Merlot 30% sangiovese 20% Cabernet sauvignon), Le serre Nuove ( 57% Merlot 17% Cabenet Sauvignon, 12% Cabernet Franc 14% Petit Verdot) e l’elegantissimo Ornellaia (51% Cabenet Sauvignon, 31% Merlot 11% Cabernet Franc 7% Petit Verdot); concludiamo gli assaggi dedicati a questa zona con la cantina che più amo di questa parte della Toscana, Le Macchiole con l’ottimo Bolgheri Rosso (50% Merlot 30% Cabernet 20% Syrah) e l’eccezionale Paleo rosso (100% Cabernet Franc) 2010 e 2006. Facciamo poi rotta verso montalcino prima con i mitici Brunello di Biondi Santi, annata 2008 e riserva 2007, e poi con i meravigliosi vini dell’azienda Poggio di Sotto (Fantastico il Brunello 2008). Come dicevo prima il tempo è tiranno e ce ne rimane ancora poco prima della degustazione di Amarone della Valpollicella, a cui seguirà quella di Barolo; decidiamo quindi di provare altre due cantine. La prima scelta ricade su Bibi Graetz, azienda recente che sta riscuotendo grande successo, di cui proviamo il Testamatta 2010 (100% Sangiovese) e il colore (1/3 Sangiovese 1/3 Canaiolo 1/3 Colorino) che però non soddisfa le aspettative che nutrivo. L’ultimo assaggio Toscano non potevo che riservarlo ad un’azienda che mi fa andare letteralmente fuori di testa: Montevertine. Ringrazio ancora adesso il nostro sommelier e amico Ivan De Chiara per avermela fatta conoscere. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di specificarlo ma i vini sono tutti di una qualità straordinaria. Partiamo dal Pian del Ciampolo (90% Sangiovese 5% Canaiolo 5% Colorino), proseguiamo con il Montevertine ( 90% Sangiovese 5% Canaiolo 5% Colorino) e concludiamo in bellezza con le straordinarie Pergole Torte (100% sangiovese) 2009/2010/2011.

Dopo questa meravigliosa esperienza ci dirigiamo quindi nell’area all’esterno del Kurhaus dedicata alla Valpollicella, dove partecipiamo ad una degustazione guidata da Paolo Ianna che ci porta ad esplorare l’Amarone attraverso il microclima ed il terroir, evidenziando le caratteristiche che identificano la produzione delle quattro vallate che costituiscono il territorio del consorzio. Il primo prodotto ad essere servito è l’Amarone classico Croce Del Gal 2006 dell’azienda Benedetti seguito dal Vigneti di Osan 2003 che però non mi entusiasmano. Va decisamente meglio con i due vini seguenti, l’Amarone Doc 2006 della tenuta Vignega, azienda giovane fondata nel 99 che può vantare uve da agricoltura Biologica, e il Corpus 2000 dell’azienda Villa Rinaldi. Tipico prodotto della valpollicella il primo che riposa per due anni in botti di rovere prima di essere imbottigliato; affina invece per 36 mesi in barrriques di rovere francese il Corpus che al naso ha nitidi richiami di amarena e spezie e un piacevole gusto amandorlato. Nota di merito per il fantastico risotto,ovviamente all’amarone, che ha accompagnato i vini durante questo laboratorio.

Come avrete capito il motto di questi giorni è il classico “chi si ferma è perduto”; non avendo alcuna intenzione di fermarci appena usciti dal valpollicella lounge corriamo all’Hotel Terme per partecipare ad un’altra degustazione, quella avente come protagonista il Barolo dell’azienda Marchesi di Barolo con una splendida verticale con le annate 2009/2005/99/90/85/79/74/64/58/51. Un’esperienza fantastica che merita di essere raccontata singolarmente; ecco perché ve ne parlerò nel mio prossimo articolo.
Con l’ultimo bicchiere di Barolo se n’era andata anche gran parte della giornata; facciamo quindi ritorno al kurhaus per un’ultimo giro di valzer. Continuiamo con i rossi e precisamente con i rossi delle langhe. Individuiamo in Voerzio il primo obbiettivo e riempiamo i bicchieri con i suoi tre meravigliosi Barolo:La Serra 2009, Rocche dell’Annunziata Torriglione 2009 e Vecchie Viti dei Capalot e delle Brunate 2008: Passiamo poi da Borgogno, Barolo riserva 2006, e da Vajra da cui proviamo il Barolo Bricco delle Viole 2009 e l’intrigante Langhe Freisa Kyé.
Stanchi ma non ancora domi proseguiamo con una visita alla sala dedicata all’Union des Grands Crus de Bordeaux in cui veniamo piacevolmente colpiti dai vini dello Chateau Angludet 2005 e 2009 e dal Les Pelerins de Lafon Rochet 2008.
Decidiamo di concludere questa nostra esperienza al Merano Wine com’era iniziata, con le bollicine! Torniamo quindi all’Hotel Terme per visitare il Club Excellence dove riempiamo i calici con un Bollinger e uno Jacquesson cuveé 736. Svuotati i bicchieri per noi era arrivato il momento di montare in macchina ed impostare la via di casa nel navigatore. Sono stati due giorni sicuramente stancanti ma assolutamente magnifici. Il Merano è veramente una manifestazione a cui vale la pena partecipare; ora non ci resta che cerchiare in rosso il mese di novembre del 2014 ed attendere, nella speranza che arrivi presto.