Per il quarto anno consecutivo siamo stati al Merano Wine Festival, manifestazione che conferma di anno in anno la sua centralità nel mondo del vino. Marco ci racconta i suoi assaggi e le sue impressioni.
Come ogni anno con l’incedere dell’autunno arriva il momento del Merano Wine Festival, la manifestazione più patinata,chiaccherata,amata/odiata che il mondo del vino possa offrire. L’Enomondo, come di consueto, si divide,si spacca in opposte fazioni, tra chi non vede l’ora di prendervi parte e chi invece preferisce starne alla larga, non perdendo peraltro occasione di farlo notare ,quasi fosse una medaglia al valore. Insomma Merano si o Merano no?
La risposta, ahimè molto democristiana me ne rendo conto,è: Merano perché no?
Certo è innegabile che negli ultimi anni la manifestazione, soprattutto dal punto di vista della selezione dei produttori, sembri un po’ ingessata,ferma, quasi più interessata a specchiarsi nella sua elegante esclusività che ai cambiamenti che stanno attraversando il mondo del vino, da risultare un po’ troppo ripetitiva . E’ però altrettanto innegabile che siano poche le manifestazioni capaci di offrire così tanto ai visitatori in termini di qualità dei produttori e delle etichette presenti. Proprio per questo ho ceduto molto in fretta alle sirene meranesi e mi sono presentato, calice alla mano, davanti al Kurhaus per dare vita ad una due giorni di assaggi molto serrata.
Pronti via e si parte subito a mille! Meraviglioso il vino chiamato a svegliare il palato, un Monsupello Brut Nature di grande eleganza e finezza. Al naso evoca i classici sentori di crosta di pane e mandorla ma è la bocca a far emozionare, soprattutto gli amanti degli spumanti secchi come il sottoscritto, grazie ad una pulizia,una freschezza,una mineralità ed una sapidità assolutamente fuori dal comune. Se questo Brut Nature mi aveva convinto appieno, il successivo Nature 2002 mi ha steso letteralmente. 120 mesi sui lieviti, 85% Pinot Nero, 5% Pinot Grigio 10% Chardonnay per questa sontuosa Cuveè. Al naso partono forte le note tostate e di spezie dolci, per poi lasciare spazio a leggeri sentori di erbe aromatiche e piacevoli sensazioni salmastre. Il perlage è fine, cremoso ed avvolgente, in bocca sapidità e mineralità la fanno ancora una volta da padrone assieme ad un’eccellente freschezza che pulisce splendidamente il palato.
Notevoli anche i successivi assaggi dell’azienda Opera Vitivinicola in Valdicembra. Sapidità,pulizia e mineralità che spiccano sia nell’ Opera millesimato Brut 2010, dal naso fragrante con sentori di lieviti e crosta di pane, note fruttate di pesche e agrumi e floreali, che nell’Opera Millesimato Rieserva 2008, fruttato e floreale al naso, con note agrumate , di fiori bianchi e qualche richiamo di tostatura in lontananza, complesso e sinuoso in bocca dove colpisce la notevole persistenza.
Dalla Trentodoc passo alle bollicine per antonomasia, gli Champagne. Da applausi l’intera gamma di Leclerc Briant dove emergono la forza, la complessità e l’eleganza del Les Chevres Pierreuses, composto da uve provenienti da una sola parcella di 2,8 ettari, 40% Pinot nero, 40% Chardonnay e 20% Pinot Meunier. 2008 la vendemmia di base con sboccatura a settembre 2014. Nota di merito anche per il Brut Millesime 2005 Vielles Vigne di Le Brun Servenay, note tostate e di nocciola al naso con qualche leggero ricordo di pesca, in bocca è intenso,lungo e persistente.
Con quest’ultimo piacevole assaggio concludo il giro degli champagne per passare ai vini bianchi.
L’inizio è di quelli tosti grazie al sorprendente Savigny Les Beaune 2012 del Domaine de Bellene. Vigne del 1930 per questo chardonnay in purezza. Straordinario il naso con nitidi sentori di idrocarburi, formaggi francesi e una leggera nota di pepe bianco.In bocca è fresco e con una buona sapidità ma si avverte chiaramente come necessiti ancora di tempo per esprimere la sua forma migliore. Un campione dal luminoso avvenire. Dopo un breve giretto tra i vini internazionali ritorno ai vini italiani e mi imbatto in due prodotti diversi ma ugualmente notevoli: Il Verus Weissburgunder Sudtirol Doc 2014 di Weingut Tenuta Ritterhof, un piacevolissimo Pinot Bianco dalla spiccata eleganza, minerlità e sapidità al palato e dal naso fresco e fruttato con nitidi sentori di mela verde e pesche bianche. L’altro è il Le Rive Bianco Veronese Igt 2011 di Suavia. Naso intrigante di anice,liquirizia e lievi sentori tostati e di vaniglia, in bocca è ampio,avvolgente con spiccata mineralità e grande freschezza. Finale lungo e persistente.
Il sipario sul primo giorno lo fanno calare i Bordeaux dell’Union des Grands Crus de Bordeaux.
Ottimo il 2013 dello Chateau Gruaud Larose, note di frutta rossa,fragole ciliegie,petali di rosa e spezie dolci al naso. In bocca è fresco ed elegante con il tannino giovane ma ben integrato. Seducente il 2006 dello Chateau Leoville Poyferre, di bella beva con un tannino in perfetta armonia e ottima freschezza. Al naso partono distinti sentori di frutta che a poco a poco si fondono con bellissime note balsamiche e speziate. Bellissimo bicchiere anche il 2013 dello Chateau Lafon-Rochet, anche qui note speziate e balsamiche che inondano il naso, la bocca gioca tutta sull’eleganza e il tannino è ancora giovane ma già ben allineato.
Come da tradizione il lunedì vede protagoniste le vecchie annate e sempre come da tradizione si parte con le bollicine: Champagne Leclerc Briant 1985. Sboccatura 2001, naso di paticceria e cremee brulee,zabaione e canditi. La bocca è bella,viva, senza alcun segno di affaticamento. Bellissime la freschezza e la sapidità. Grande champagne. Il tempo è tiranno e volendo dedicare parte del pomeriggio al club degli importatori e distributori passo direttamente ai rossi.
Emozionante per eleganza e freschezza il poggio chianti classico riserva del Castello di Monsanto. Si parte dalla 2010 dal naso di fragoline , frutti rossi e neri, e leggere note speziate di tabacco e cannella. In bocca è goloso,fresco e minerale con un tannino armonico. Segue il 1969, dal naso balsamico,ferroso,ematico con sfumature di thè e spezie dolci. In bocca sorprendono la vivacità del tannino, e la freschezza. Il sorso è pieno,lungo e persistente. Continuando gli assaggi Toscani mi imbatto in un meraviglioso Chianti Classico Gran Selezione Vigneto Bellavista del Castello di Ama. Bellissime note mentolate e balsamiche a cui si aggiungono nitidi sentori di ciliegia, in bocca rivela in un attimo tutta la sua freschezza e la sua potenza. Senza soluzione di qualità continuo con il Flaccianello della Pieve 2009 di Fontodi, note speziate di pepe bianco e minerali di grafite al naso, freschezza da applausi al palato che conferisce al vino un’ottima capacità di beva. Emozionante l’assaggio successivo: L’ottantanove di Sergio Manetti di Montevertine. Annata piccola che non permise la nascita del Pergole Torte, ma che non impedì comunque a Sergio Manetti di creare un grande vino. Naso ampio e variegato con note di caffé,tabacco,salvia,erbe aromatiche,cacao e frutta appassita. In bocca è pulito e delicato con il tannino perfettamente amalgamato nell’insieme. Un vino emozionante. Sempre di Montevertine merita di essere segnalato il Pian del ciampolo 2013, specialmente per la sua stratosferica capacità di beva.
Le ultime cartucce rimaste decido di spararle all’Hotel terme al club degli importatori. Tre sono i vini che più mi hanno impressionato, tra i tanti di assoluta qualità: Il Riesling Wehlener Klosterberg Hochgewachs 1995 di Markus Molitor, vino che sorprende per la sua eterna giovinezza, sembra voler vivere in eterno, freschissimo al palato e con classici sentori di idrocarburi al naso. La Cuvee 734 D.T. di Jacquesson, sapido e minerale, splendida freschezza che dona gran pulizia alla bocca. Le bollicine sono finissime e persistenti. Vino già ottimo ma che con il tempo esprimerà il meglio di se. Chiude il trittico, e per me anche questa edizione del Merano, il Clos Vougeot 2008 del Domaine Charlopin-Parizot. Naso intenso e dalle mille sfaccettature, spezie,pepe,grafite,buccia d’arancia con note balsamiche e mentolate. Elegantissimo in bocca, avvolge e seduce il palato grazie anche ad un tannino integrato perfettamente.
Anche per quest’anno il Merano wine festival si è concluso, ci rivedremo l’anno prossimo sperando in qualche maggiore novità!