Francesca ci introduce al miele: non solo un prodotto della nostra tradizione, ma una vera eccellenza del nostro paese.
Di Francesca Gobbo
Buono, sano, tipico. Il miele italiano non è un semplice prodotto della nostra tradizione alimentare, ma una vera e propria eccellenza internazionale. Siamo uno dei fornitori più vivaci dell’Unione europea: ogni anno nello Stivale oltre 75mila apicoltori raccolgono 10mila tonnellate di dolcezza, per un valore di 35 milioni di euro. Dal miele di acacia a quello di eucalipto, i prodotti degli alveari di casa nostra sono molto richiesti negli Stati Ue, tanto che le esportazioni alimentano un giro d’affari di 23 milioni di euro l’anno.
Ma quello che mezzo mondo ci invidia sono le tipologie di miele. Il CRA-API, Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, ha individuato 57 varietà di mieli uniflorali – cioè ottenuti da una sola pianta – prodotti in Italia. Per i 18 più diffusi è stato effettuato uno studio di caratterizzazione, con tanto di scheda descrittiva. Gli altri 39 sono ancora in fase di approfondimento: le produzioni sono sporadiche e molto circoscritte. Siamo l’unico Paese al mondo a vantare una simile ricchezza di origini botaniche.
«La sostanza dolce naturale che le api mellifere producono e rielaborano a partire dal nettare delle piante o dalla melata». Il decreto legislativo 21 maggio 2004, n.179, definisce il miele in questi termini e non lascia spazio a interpretazioni. Ma cosa c’è dentro? La composizione del miele è molto complessa e conta oltre 300 elementi diversi. I principali sono zuccheri, acqua, sali minerali, acidi organici, enzimi, proteine, vitamine. Il contenuto in acqua è una delle caratteristiche più importanti del miele, perché ne condiziona la conservabilità e la qualità. Gli zuccheri, fruttosio e glucosio, rappresentano oltre il 95% della sostanza secca.
Nell’immaginario collettivo il miele è associato a un prodotto genuino, naturale e benefico: a buon diritto, considerate le sue proprietà biologiche. Dal punto di vista nutrizionale è un alimento glucidico a elevato potere energetico. È facile da digerire perché composto da zuccheri semplici. Fornisce 320 calorie ogni 100 grammi contro le 400 circa dello zucchero bianco (saccarosio). Il glucosio entra subito in circolo e diventa energia disponibile, il fruttosio invece viene consumato più lentamente e funziona da riserva energetica, perché prima di essere utilizzato il fegato lo trasforma in glucosio.
Spesso si parla di proprietà terapeutiche del miele, tramandate soprattutto dalla medicina popolare. In realtà non c’è una corretta sperimentazione clinica capace di avvalorare i “rimedi della nonna” fatti con l’oro delle api. Nonostante questo è stata comunque verificata un’attività antibatterica, dovuta alla produzione di acqua ossigenata in particolari condizioni di diluizione. La tradizione popolare, alla fine, non si è inventata nulla: sulle ferite il miele ha davvero una capacità curativa ed emolliente.