Mangiare ininterrottamente Gorgonzola per cinque ore … Alla sagra del Gorgonzola … A Gorgonzola. Le peripezie gastronomicamente colpevoli di Miss Guilty.
Di Francesca Romana Gaglione
Gorgonzola City, ore 13 e 10 di domenica 9 settembre.
Sei colpevoli impenitenti scendono nella piazzetta antistante la fermata della metro verde che da Milano li ha portati fin li’.
Sono agguerriti, atavicamente addestrati, del tutto consapevoli della scomoda posizione nella quale stanno per mettere i loro trigliceridi: a Gorgonzola c’e’ la sagra dell’omonimo formaggio, ed i nostri beniamini presenzieranno con un solo ed unico intento, quello di annienatrsi, e perdersi nel cuore dell’erborinatura più saporita, senza dimenticare di rendere omaggio al grande Marco Ferreri attraverso una delle più grandi abbuffate che si riescano a ricordare.
Paese in festa, musica jazz che piacevolmente delude le aspettative folkloristiche, i sei con in testa Miss Guilty si fermano al primo degli innumerevoli stand presenti: ed è così che inaugurano il tour, con un risotto fatto a regola d’arte, perfettamente al dente nonostante l’industrialità delle porzioni in preparazione.

La prima portata giusto serve ad aprire lo stomaco, appena gli moltiplica l’appetito ma non li soddisfa. Ci vuole qualcosa di più incisivo, qualcosa che si faccia sentire nei tre quarti d’ora sucessivi, qualcosa che sia nelle corde perfette del barbera con cui accompagnano la passeggiata nel borgo, ed ecco che s’intravede il tendone giusto, ecco che Miss Guilty inizia a sgomitare tra il marasma di folla implorante per garantirsi il posto d’onore per tutti nella fila per le lasagne.

LASAGNE. Ussignùr che lasagne! Ignoranti vere, crepés spesse come frittate ricoperte e ripiene di gorgonzola fumante, l’elogio dell’essenziale nel diametro dei pochi centimetri d’un piatto di plastica. Va bene il foodstyling, va bene l’estetica, tutto quello che vi pare, io sono la prima a sbattersi per tutto questo, però fatemelo dire, la sconvolgente verità d’una lasagna essenziale supera qualunque necessità armonica di chiusura del cerchio – scusate, mentre scrivo questo post sono ancora in preda all’ebbrezza, che mi auguro vivamente sia contagiosa – e siam tutti lì che mangiamo come se non ci fosse un domani, con i rivoli di gorgonzola che colano dalla bocca e tanta gioia nel cuore, felici del fatto che per noi golosi ci vuol così poco, per trovarci in estasi, che quasi guardiamo il resto del mondo col sorriso beffardo di chi custodisce un segreto prezioso perché del tutto lampante.
E dopo tre quarti d’ora di pausa, come da copione, siam lì che ricominciamo. Il paese è pieno di bancarelle invitanti: salumi e formaggi d’ogni dove, dolci e cannoli ripieni, ninnoli, antiquariato, giocattoli, collane e bracciali, bambole e vecchi servizi di porcellana, barattoli che conservano la qualunque, melanzane, peperoni ripieni, zucchine alla scapece, baci di gorgonzola.
Ho detto Baci di Gorgonzola. Una versione iperrealista dei ben più noti baci di dama: tra due quadrati di pasta di mandorle è racchiuso un cuore di cioccolato bianco e zola lavorati per bene, ed è una roba che ti fa trasmutare appena la metti in bocca, perchè tu sei lì che credi di essere un essere umano, ma invece sei un maialino, t’è spuntata la coda e manco te ne sei accorto!




Dopo i baci, ci stendiamo sul prato della Biblioteca Civica di Gorgonzola accompagnati dall’ennesima bottiglia di barbera (costo della bottiglia 1,50 € – fate voi). Sarà perchè eravamo nel turbine più profondo, sarà per le risate che comunque stancano, a turno ci siamo alzati per andare a prendere cibo da stuzzicare. Pizza con le cipolle e formaggio d’altura, tanto per cambiare. Ed è in quel preciso istante che ci siamo resi conto che nel nostro viaggio goliardico avevamo dimenticato una tappa fondamentale. La polenta! E come si fa a non mangiare la polenta col gorgonzola alla XIV edizione della Sagra del Gorgonzola a Gorgonzola?!?!?
Riattraversare la folla in senso inverso è stato incredibilmente impegnativo, c’è voluta una mezz’ora buona per tornare al punto di partenza, che poi eran trecento metri.. ed ahinoi, la polenta con zola era finita!
Ci credete se vi dico che non ci siamo affatto disperati?
Credeteci, e guardate gli gnocchi con cui abbiamo concluso l’abbuffata storica.
Mangiare ininterrottamente gorgonzola per cinque ore: ve la sentite???
…sto aprendo ufficialmente le adesioni per il prossimo anno.. 😉
