Una mini-guida personalissima alla Parigi del food (e non solo). 10 (s)punti per voi! Ecco la prima parte.
Di Ilaria Maggi
Questo post è stato a lungo nel cassetto. È rimasto a maturare, come una buona bottiglia di bordeaux. Poi un giorno, guardi fuori, vedi i fiocchi di neve scendere leggeri come coriandoli e ti viene in mente quante volte quelle nevicate hanno reso difficile partire. Quante volte ti hanno fatto arrivare nella notte, con il freddo pungente, la RER che sfila tra le banlieu, l’impazienza. Uscita Les Halles. Sali la scala mobile e Parigi ti dà il benvenuto. Ti stava aspettando, avvolta nella notte, silenziosa, delicata. Parigi è il mio posto del cuore. Più di New York. Più di quell’isoletta greca dove immagino future vacanze estive con il carrozzone di amici e bambini e giochi. Ne sono gelosa. Custodisco i ricordi insieme ai miei posti preferiti. Qualcuno dirà “Uff, ancora Parigi”, qualcun altro sospirerà “Ah, Paris…”, c’è chi la ama, chi la odia, c’è chi la vorrebbe senza i parigini, e poi c’è chi ne parla sempre. Come me. Questa è la mia Parigi. Una piccola classifica personale. Dove il food fa la sua (buona, come il foie gras) parte.
A Parigi ci sono due fazioni: o sei da Rive Droite o sei da Rive Gauche. Io sono da Rive Droite. Non ci sono spiegazioni, lo senti e basta.
E da qui si comincia:
10. Marais
Al decimo posto, un quartiere salito alla ribalta di recente, ma già divenuto un classico: il Marais. Si parte da Les Halles (senza liason) e ci si dirige verso est. Il sabato ti ritrovi trasportato da un fiume di ragazzi vestiti alla moda che curiosano nelle boutique vintage, fanno la fila per un bagel o s’infilano dentro un portone che nasconde una galleria d’arte. Le sue stradine portano dritte a Place des Vosges, inutile dire che posto incantevole sia. Se vi piace sentirvi al centro della “movida”, accomodatevi su uno dei tanti tavolini, piccoli, piccolissimi – non fate mosse sbagliate, l’equilibrio precario è parte integrante dell’esperienza. Se invece volete defilarvi, si assapora la stessa atmosfera, appena fuori da queste rotte battute, al bancone o in piedi sul marciapiede del bar La Perle. Solo parigini qui – se conoscete il fattaccio degli insulti razzisti di Galliano, ecco, pare sia successo qui – ma non preoccupatevi, è un posto tranquillo e davvero autentico.
9. Al Mercato
Avevo già detto del mio amore per i mercati. Le cassette di frutta e verdura catalizzano la mia attenzione come per alcuni certe vetrine scintillanti (e Parigi ne è piena). A due passi da Les Halles, alle spalle della chiesta di St. Eustache, inizia rue Montorgueil. Qui nel weekend si viene a fare spesa. Frutta, verdura, pesce, tutti prodotti freschi, di stagione, di produttori locali, ma anche spezie e poi formaggi, mia croce e delizia. Ucciderei per un pezzo di beaufort. Si passeggia (è zona pedonale), si assaggia, si fanno due chiacchiere con i commercianti e ci si riempie le borse. Poi si torna a casa e quando si aprono le ceste il profumo di baguette, caldo e rassicurante, invade la casa. Nel vostro giro, appuntatevi anche questo indirizzo: Mora, rue Montmartre. Tutto quello che avreste voluto avere in cucina e non avete mai osato chiedere.
8. Dai piani alti
Da Montmartre si vede tutta Parigi, dicono. E dalla Tour Eiffel? La miglior vista sulla città. Vero. Ma a me piace vederla dall’ultimo piano del Centre Pompidou. Chiamatelo Beaubourg, se volete mescolarvi agli autoctoni. Le scale mobili (un sentito grazie a Renzo Piano per questa rivincita sui francesi) portano su piano piano, si seguono le linee dei tetti, i loro comignoli e poi finalmente spunta Parigi. Da qui non si è né troppo in alto né troppo lontano. Una vista insolita. Magari al tramonto, quando il rosso colora ogni facciata, ogni guglia, in lontananza s’intravede quella (con tutto il rispetto) vecchia ferraglia, che in fondo ha sempre il suo fascino. Veniteci anche per l’arte – la programmazione è sempre notevole e la prima domenica del mese l’ingresso è gratis – e per un caffe sulla sua terrazza.

7. Morte alle calorie, avanti foie gras!
Il foie gras per i francesi è un oggetto di culto. Un orgoglio nazionale. Ma deve essere buono. Altrimenti si perde la poesia. Se è buono non ha bisogno altro. È il mio regalo di Natale preferito, il nonno ringrazia, il suo medico un po’ meno. Potete comprarlo in gioielleria (io i posti iper patinati e cari li chiamo cosi) oppure andare da Godard (www.foie-gras-godard.fr), in rue des Prouvaires (sempre zona Les Halles) e fare scorta per tutto l’anno.
6. Fashion foodies
Il food ha il suo lato glamour. A Parigi più che mai. Per gli acquisti, se vi piacciono le “gioiellerie”, due indirizzi. Il piano inferiore delle Galleries Lafayette. Oppure, la Grande Epicerie Paris, al piano terra de Le Bon Marché, altro colosso in fatto di grandi magazzini, sulla Rive Gauche (www.lagrandeepicerie.com). Gastronomia chic per chi è alla ricerca del prodotto di nicchia, per chi vuole alta qualità e alti prezzi. Ci sono anche zone dove accomodarsi e pranzare oppure comprare piatti già pronti da portare a casa. Dimenticavo, c’è anche Hediard (www.hediard.fr), in place de la Madeline. Istituzione nazionale, neppure io so sottrarmi (oltre alla bontà) alla bellezza del packaging, con quel rosso che invoglia. Confezioni di confitures e di moutardes in primis. Qualcuno mi perdonerà per non aver citato Ladurée, ma in fondo (noi globalizzati e contenti) ce l’abbiamo anche a Milano.