Prodotti tipici Marchigiani: Il Mistrà Varnelli e l’Anisetta Meletti

Storie, origini e curiosità legate a due prodotti marchigiani per eccelenza: Il Mistrà Varnelli e l’Anisetta Meletti.
Di Dorina Palombi

Per questa settimana niente ricette! Perchè la scoperta delle Marche passa si dai piatti, ma anche dai prodotti che dovete provare assolutamente in territorio marchigiano.
Sono mille e il punto da cui partire, ammetto, è stato traumatico! Poi ho pensato..Qual’è il tuo prodotto imprescindibile, quello che vorresti portare a casa ogni volta a bancali?!? IL MISTRA’ DI ZIO!!!

Quindi ecco di cosa vi parlerò questa settimana: del Mistrà, una bevanda alcolica secca, di gradazione intorno ai 45 gradi, creata dalla distillazione di alcol con anice e zucchero (ma le ricette sono infinite)

Il Mistrà è tipico delle Marche, presente anche in Lazio ma scoperto dalla Repubblica di Venezia in anni non sospetti (e prima ancora dello Spritz!).
Il nome infatti è quello della città vicino a Sparta conquistata dalla Serenissima nel 1687. In realtà scoprirono l’Ouzo ma decisero di battezzarlo con il nome del luogo conquistato (anche perchè non mi immagino un ascolano correggere il caffè con qualcosa di diverso che non sia “lu mistrà”).

Ad ogni modo, il mistrà diventa il liquore per eccellenza veneziano. Poi però arrivano austriaci e francesi e la bevanda cade nel dimenticatoio. Ma come ci arriva nelle Marche?
Bhe, grazie al santo protettore di tutti i marchigiani: Girolamo Varnelli, che perfeziona la ricetta e crea l’anice secco speciale, tipico prodotto marchigiano.

Inizialmente l’erborista voleva creare un decotto contro la malaria per i pastori trasumanti in Maremma. Successivamente, visto il sapore amabile e non particolarmente dolce dell’infuso, viene prodotto il larga scala e diventa il dopopasto marchigiano per eccellenza.

Se preferite un sapore più dolce è meglio optare per l’Anisetta Meletti, portabandiera della città di Ascoli Piceno dal 1870.
L’Anisetta è un liquore a base di anice verde e il suo nome deriva proprio dalla pianta che le dà l’aroma, dal profumo di finocchio e retrogusto di menta.
Silvio Meletti, patron dell’omonimo caffè in Piazza del Popolo ad Ascoli, perfezionò la ricetta materna e, con un apposito alambicco a bagnomaria cercò di distillare il liquore con una procedura lentissima, in modo che il sapore e la dolcezza dell’anice rimanessero persistenti nella bevanda finale.

Una curiosità. Nel Padrino II, quando Mr. Corleone offre un drink al suo ospite in una delle scene iniziali, questo risponde: “anisetta!”

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