Una mini-guida di Lisbona per dimostrare una cosa: a Lisbona non si patisce la fame.
Di Elena Ogliari

Non è stato facile scrivere questo articolo, e questa volta la quiete dei ricordi ha prevalso sull’impulso delle emozioni.
Lisbona è una città di confine: saluta l’Africa da cui eredita il clima mite e volta le spalle all’Oceano i cui venti permettono al cielo di essere sempre un po’ più blu.
Niente programmi, niente day by day o di cose da vedere, nessun ristorante segnalato, nessun prodotto di pregio..stavolta ci (io e mia sorella) siamo fatte guidare dalla città.
Ecco alcuni scorci da non perdere:
Ponte Vasco de Gama
Adoro i ponti, sono carichi di una poesia quasi melanconica che li accompagna in tutte le ore del giorno; sarà perché uniscono due estremi senza di fatto appartenere a nessuno. Il ponte che ricorda San Francisco, 17 km di vertigine che mi fanno camminare sempre e solo in mezzo..
7 colli e un tram (il 28)
Un fiume, il Tejo, e 7 colli, come Roma, fanno da cornice ad un centro storico dove tutto è raggiungibile a piedi. Attenti ad attraversare la strada, qui i tram vanno come razzi sferraglianti sui binari facendo “il filo” agli specchietti delle auto parcheggiate a incastro a bordo strada. Un tram in particolare, il 28, è famoso per attraversare letteralmente su e giù il centro. Biglietto andata e ritorno: ciò che conta è il viaggio, non la destinazione; ma Lisbona è una città che si arrampica, e sicuramente un “electrico” può dare sollievo alle gambe provate.
Food…
Una cosa è certa: a Lisbona non si patisce fame. Che sia dolce o salato si trova sempre qualcosa di interessante da provare (e sempre ad un ottimo rapporto qualità prezzo). Celeberrimo il Bacalhau che si dice venga preparato in 365 modi diversi. Io l’ho provato semplicemente cotto alla griglia: ottimo, peccato per quelle innumerevoli pepite di aglio che accompagnano ogni alimento. Ma l’aglio mica purifica il sangue?
Ricordatevi che al ristorante viene portato (senza chiederlo) un antipasto di prosciutto, formaggio o olive…ma è a pagamento quindi, se non lo volete, non fatevi invogliare e lasciatelo stare, dopo poco vi verrà portato via. Un consiglio: provatelo e bando a quei 10€ in più sul conto.
Chiudiamo con i dolci: indimenticabili i Pasteis de nata, piccoli cestini di sfoglia ripieni di crema cotta. I più famosi sono quelli della Antigua Confeitaria de Belem, ma per me i più buoni sono in Praca da Figueira alla Pastelaria Suica o alla Confitaria Nacional che fa anche da sala da the.

…& Wine…
Il mio orgoglio raggiunge l’apice quando, dopo 2 ore in terra straniera, sento il richiamo di una degustazione in Praca do Comercio. Sarà la piazza su fiume (vista ponte), o l’adrenalina di un paese nuovo, ma tocco il cielo con un dito..mentre con l’altro tengo il bicchiere, ovvio. Interessante panoramica dei vini portoghesi, poco esportati perché difficilmente conciliabili col gusto del pubblico. A causa del clima e del terreno si prediligono vitigni autoctoni che a volte vengono tagliati con vitigni internazionali per favorire l’esportazione (e il marketing). Una scoperta: il Sousao 2009, 13.5 gradi di profumo,impegnativo ma in bocca per nulla complesso, beverino, poco tannico e leggermente astringente. Quando l’apparenza inganna.
…& Spirits
Non amo i liquori, ma un inchino va alla Ginjinha (Ginja per gli amici). A partire dalle 18 circa, piccoli bar-acchini di massimo 5mq si riempiono dentro e fuori di persone che sorseggiano una strana bevanda in un bicchierino di plastica. Al costo di 1.35€ prendiamo un bicchierino di un liquore rossastro alle amarene simile alla grappa ma molto più dolce e piacevole. Un po’ meno la sensazione di attack sotto i piedi all’interno del bar.
Castelo de Sao Jorge
Simbolo della città merita di giorno per la vista panoramica e di sera perché il panorama è tutto lì sulla collina, da guardare in tutto il suo luminoso splendore. Un biglietto più che conveniente (6.5€) per visitare in lungo e in largo un forte, compreso gli animali che lo abitano in totale tranquillità: gatti e pavoni.
Parque das Nacoes (Parco delle Nazioni)
Creato per l’Expo del 1998 mantiene ancora intatta la sua anima futurista. Una città fuori dalla città: moderna, pulita nelle linee e nell’ambiente, regolare nelle strutture e nelle forme. Hotel, auditorium, grattacieli, giochi d’acqua e centri commerciali riempiono la giornata. Dopo la mia degustazione accontento mia sorella con una visita all’Oceanario, il più grande acquario d’Europa e uno dei più belli grazie alla riproduzione di tutti gli ambienti oceanici del mondo e ai 16.000 tra animali e piante. È sicuramente la vasca centrale da 7 milioni di litri che lascia senza fiato come solo l’Oceano Globale, qui rappresentato, può fare.
Belem e il Descobrimentos
Opposto al futuristico Parco delle Nazioni sorge l’altro simbolo di Lisbona, la Torre di Belem, fortino militare a guardia della foce del Tejo. Poco prima il Padrao dos Descobrimentos (Monumento alle Scoperte) sovrasta imponente la banchina e volge lo sguardo all’infinito. Sono rappresentati tutti gli eroi portoghesi che hanno partecipato all’epoca d’oro delle scoperte. Davanti a tutti Enrico il Navigatore con una caravella tra le mani. Una curiosità: lungo la banchina c’è una piccola palestra all’aperto con attrezzi che sfruttano la forza meccanica e il peso del proprio corpo al posto dei classici pesi. Quando si dice contare sulle proprie forze…
Lisbona è una città multiforme, un po’ decadente ma poetica quando ci si perde tra i suoi vicoli che ricordano a tratti Parigi, anche quando si sente un musicista di fado che colora di sentimento le strade.
Ha ragione Pessoa quando scrive: “La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori, ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò che siamo.” Il viaggio prende la forma del pensiero di ognuno, ecco perché ogni luogo si presta a mille interpretazioni e non è mai uguale a se stesso. Questo perché un paesaggio non basta vederlo, ma vale la pena conoscerlo attraverso le persone, le abitudini, la cultura e attraverso la predisposizione di ciascuno in quel momento.
A volte invece crediamo di fare mille viaggi per poi, invece, aprire gli occhi e capire di essere sempre stati fermo nello stesso posto. “dove sarei se non dentro me stesso?”.
Sono convinta che ogni città meriti una seconda chance, come una ragazza timida che solo al secondo incontro ci svela qualcosa di più personale. Ecco perché ciascun luogo ci accoglie la prima volta come turisti, poi come viaggiatori.
