Come sarebbe stata la vita in cucina della nostra Nonna se avesse avuto la tecnologia odierna?
Inutile nasconderlo, siamo quello che mangiamo. Ed è proprio all’indomani delle feste che ce ne rendiamo davvero conto, dopo esserci scontrati come antichi guerrieri armati di forchette con primi, secondi e un’infinità di piccoli ma gustosi nemici, e dopo essere rimasti a tavola per delle ore.
Siamo quello che mangiamo!
Tralasciando le implicazioni relative alla “linea”, e in generale alla nostra salute, è impossibile fare a meno di notare quanto il cibo sia stato al centro di un processo evolutivo che ha seguito parallelamente l’evoluzione tecnica degli strumenti in cucina.
Non dico che le nostre nonne cucinassero diversamente da noi, tuttavia lo facevano disponendo di mezzi completamente diversi che, inevitabilmente, incidevano sul risultato finale.
Facendo un giro su internet alla ricerca di idee per le trascorse vacanze di Natale, mi sono imbattuta quasi per caso in un sito, Lions Home, e sfogliando più per curiosità che per altro i vari prodotti per la cucina, mi sono meravigliata della vastità di nuove tecnologie pensate per le moderne “massaie” e non ho potuto fare a meno di chiedermi: cosa sarebbe successo se la mia cara nonna Lucia avesse avuto a disposizione tutto questo?
Intendiamoci, non sono così vecchia da ricordare antiche cucine a carbone o paioli pieni di polenta a bollire sul fuoco vivo.
Ho però un’immagine fissa nella memoria, annebbiata dal tempo trascorso ma ancora chiara e riconoscibile: la nonna Lucia intenta a tagliare quintali di pasta per preparare un pranzo di Natale di oltre 40 anni fa.
La vedo ancora lì, tagliare e mettere immediatamente sul fuoco quelle strisce di pasta, china sulla schiena e pronta a sfamare un esercito di parenti. Ricordo che quasi mai riusciva a sedersi in tempo per godersi le classiche chiacchierate pre-pranzo.
Ma torniamo a noi.
Ricordando tutto questo, terrorizzata dall’idea di passare ore in cucina nella preparazione del pranzo di Natale, ho chiesto a un algoritmo quale fosse il modo più semplice per risolvere la cosa, scrivendo nel motore di ricerca del sito “Fare la pasta”
L’algoritmo mi ha risposto con circa 290 prodotti trovati.
Quasi trecento soluzioni, alcune delle quali a motore, per risolvere i miei problemi e preparare la pasta per il mio esercito in poco tempo. Se nonna Lucia avesse avuto a disposizione tutto questo magari avrebbe saputo prima degli altri della nascita del suo primo nipotino; avrebbe visto meno puntate di Forum e più liti tra parenti diretti; forse si sarebbe annoiata, ma di sicuro l’avrebbe fatto in sala da pranzo e non in cucina.
Siamo quello che mangiamo!
Oggi non abbiamo più tempo per dedicarci ai piccoli riti della cucina, nonostante i mezzi e nonostante le moltiplicate occasioni per stare insieme. Viviamo nell’era del consumismo selvaggio e anche il cibo sembra essersi adattato a questa condizione. Il miglior piatto che molti di noi riescono a preparare somiglia vagamente a delle “Trofie al pesto” o ancor peggio a un “Merluzzo alla livornese” cucinato sul serio!
Eppure basterebbe davvero poco! Oggi non occorrono le competenze di nonna Lucia e molto è delegato alla tecnologia.
Facciamo un altro esempio e apriamo un altro cassetto di ricordi. Ricordo l’ormai famosa nonna Lucia alle prese con una delle tante ricette per cucinare la carne: non ricordo bene se fosse arrosto o alla griglia.
Come dimenticare la sua maestria nel capire con un solo sguardo la temperatura del forno e del cibo, o il coraggio con il quale riusciva a maneggiare attrezzi incandescenti, talvolta bruciandosi? Adesso potrebbe utilizzare termometri digitali, guanti in silicone e tutto il necessario per cucinare al meglio la carne senza correre il rischio di sbagliare o farsi del male. Siamo quello che mangiamo, è proprio vero. E me ne sono accorta paragonando la mia tempra a quella di mia nonna, forgiata dall’attesa e dal “saper fare” nel vero senso della parola. Dobbiamo tornare a sbagliare dosi, a sporcarci di sugo e ad esagerare con le porzioni se non vogliamo che il nostro patrimonio gastronomico vada perduto. Perché sarebbe come perdere parte di quello che siamo, parte della nostra storia. Oggi abbiamo a disposizione molti strumenti, ma quello che manca davvero è la passione alla base di ciò che prepariamo, e quella non la si può trovare in rete. Forse. Controllo sul sito e vi dico.