Santo Iolo di Narni e i suoi Santoiolo e Rossoiolo

Vinopolis! Oggi Fabio ci parla della cantina Santo Iolo di Narni, in provincia di Terni.
Di Fabio Mollica

Dopo la fugace capatina in Germania, nelle terre del Riesling, torniamo in Italia. Questa volta andiamo in Umbria, in una piccola cantina, la Santo Iolo di Narni (Terni), della quale ho sorseggiato due vini, il Rossoiolo 2009 ed il Santoiolo 2008 Umbria Igp.

Lo dico subito, due buoni vini, il secondo addirittura ottimo. Ma prima di parlare delle bottiglie, trovo interessante raccontare la breve storia di questa azienda: niente antenati blasonati, niente vigneti di famiglia, nessuna proprietà da rivalorizzare.

Santo Iolo nasce grazie ad una grande casa di campagna popolata di bambini e animali, vissuta attraverso gli anni come fuga dalla città, come capita a tante famiglie. Sotto sotto, però, c’era da sempre il desiderio di “fare” vino. Un desiderio che negli anni è stato stimolato e alimentato con molte letture, qualche corso, tanti amici professionisti nel campo, rubando un po’ di tempo alla professione dei proprietari, che nella vita si occupano di tutt’altro.

Poi, un giorno, proprio accanto alla grande casa, si vende “la terra”, quella adatta all’impianto del vigneto. Era il 2003. Arrivarono i vigneti e poi i vini.

Oggi l’azienda propone il Santoiolo,un grande rosso ottenuto da uve Cabernet Sauvignon (60%), Merlot (30%) e Syrah (10%), tre vitigni internazionali coltivati meticolosamente, vinificati in acciaio 12 mesi e affinati in barriques di rovere francese per altri 12 mesi, quindi miscelati nel blend finale per la maturazione in bottiglia, che richiede un altro anno.

Che dire: un gran bel rosso, che forse meriterebbe una etichetta e una bottiglia più importanti. Un vino dai profumi complessi e dal palato raffinato ed elegante, che però si beve egregiamente, anche su piatti non necessariamente sfarzosi, grazie ai tannini soffici e al grande equilibrio.

A mio avviso ha un solo difetto: sorseggiandolo si ha l’impressione di bere un grande cru francese. Ottimo, per carità, ma non si assapora l’Umbria.

Le radici regionali invece le ho ritrovate nel Rossoiolo, che pure è un blend tra vitigni (divenuti) locali e internazionali (Alicante, Malbec e Syrah). Un vino che fa un breve passaggio in barrique di rovere francese di media tostatura di secondo passaggio, ma in cui il legno lascia spazio alla freschezza, mantenendo intatta la bevibilità del nettare.

Bilancio finale: buoni vini, piacevole sorpresa.

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