Sense Memory: innamorarsi ancora, quando il cibo nutre l’anima

Si può essere un appassionato di cucina, anche se si soffre di colite ulcerosa? Una storia commovente su come tornare ad amare il cibo. 
Di Denise Sakaki

Immaginate che il vostro corpo si rivolti contro di voi e contro il cibo che mangiate, il sistema interno su cui fate affidamento per processare ed assorbire le sostanze nutritive, improvvisamente diventa ostile ad ogni boccone delizioso. Si chiama colite ulcerosa,una malattia autoimmune che colpisce fino a un milione di persone negli Stati Uniti. Provoca un’infiammazione del colon, impedendo la digestione e l’assorbimento del cibo, che il corpo rifiuta dolorosamente, e nei casi più gravi, può causare il collasso degli organi o un attacco cardiaco dovuto alla mancanza di sostanze fluide e nutrienti nel corpo. Immaginate il vostro piatto preferito, un alimento che amate, che diventa un perfetto sconosciuto per voi, ed un lenta agonia di fame che vi lascia fragili come un uccellino.

Michelle* non deve immaginarlo, perché convive con la colite, sua costante compagna di vita, da circa 15 anni. Ma non ha mai permesso che ciò la fermasse – è un’appassionata di cucina che gira per tutto il paese per nutrire il desiderio del suo cuore affamato, e scrive sul blog Radish and Rose. Ha una collezione invidiabile di libri di cucina, adora Thomas Keller, e a dispetto di ciò che dicono gli altri, lei amerà sempre i cupcakes. E’ una vera amante della vita, ama dare feste con gli amici ed esaltare il modo in cui il cibo può cambiarti la vita. Questo fino a quando la festa non diventa carestia. Il suo corpo si ribella al cibo sul piatto, trasformando una già esile ragazza, letteralmente nell’ombra di se stessa. Dal momento che soffriva di una grave infiammazione che le aveva quasi causato un arresto fatale, Michelle trascorse settimane intere in ospedale, completamente costretta a letto. I pasti le venivano somministrati per endovenosa. I dottori riuscirono a stabilizzare le sue condizioni, reintroducendola per gradi al consumo di cibi solidi, ma quell’esperienza era stata comprensibilmente traumatica, anche per qualcuno abituato a vivere con la colite da anni. Se, nelle situazioni precedenti, era sempre stata in grado di controllarei rigetti con cambiamenti di dieta (come mangiare cibi leggeri finché il suo sistema non si fosse rimesso in sesto), questa volta invece era diverso. Sapeva che il suo modo di guardare il cibo non sarebbe più stato lo stesso, e tuttavia il suo spirito epicureo rimase intatto.

“Quando si verifica [la colite], non riesco a controllarla,” racconta Michelle in merito agli attacchi di colite. Sono passate solo poche settimane da quando è stata dimessa dall’ospedale. E’ a casa adesso, alle presecon il ritorno alla vita quotidiana e con una tabella di marcia per riguadagnare il peso perso attraverso una serie di piccolo pasti durante il giorno. Nonostante le sia tornato di nuovo l’appetito, le sue voglie di cibi di conforto come maccheroni e formaggio o gli hamburgers devono aspettare. Michelle spiega come all’ospedale si perda una considerevole percentuale di massa muscolare; pur essendo sotto stretto controllo medico, il corpo inizia letteralmente a cibarsi di se stesso. Ha trascorso alcuni giorni seguendo una rigida dieta a base di riso in bianco e pesce, preparati in maniera semplice, come line di partenza per riabituare il suo sistema ai cibi solidi, elaborando le vitamine fondamentali ed i minerali necessari a ricostruire il muscolo.Tiene un diario degli elementi individuali che sta introducendo nel suo corpo, ed ogni giorni spunta nuovi elementi su un notebook. Gli ingredienti che noi diamo per scontati, come le patate arrosto o l’insalata, sono come pietre miliari contro le quali il suo corpo si scaglia ogni giorno. Lei rimane di buon umore, gli occhi le brillano mentre spiega come guardi ogni giorno al futuro, perché sa di poter mangiare qualcosa di nuovo. “Sono così felice di essere viva” dice con gioia genuina e concretezza. Mentre qualcuno potrebbe vedere questo approccio graduale verso il cibo come un percorso straziante per un appassionato di cucina, Michelle lo vede come una sorta di storia d’amore appena nata. Ogni elemento che elenca nel suo diario è come una lettera d’amore per i gusti ed i sapori che sta imparando a conoscere di nuovo. Dopo essere stata private a lunga della sensazione di cibi solidi, è come se il suo palato avesse premuto il tasto “restart”, ed è come se lei fosse una bambina che assaggia alcune cose per la prima volta, ma con le capacità di apprezzamento di un adulto che è in grado di assaporare ogni boccone.

Il primo boccone di spaghetti con polpette “aveva il sapore di un sogno” Michelle ricorda in estasi. Gli spaghetti erano stracotti per favorire la digestione e la salsa non era molto saporita, ma per Michelle erano una sinfonia.

Le carote arrosto sono come caramelle. Mentre gli zuccheri di qualsiasi tipo sono ancora difficili da digerire, Michelle si concede dei piccoli bocconi di torta al limone, che per lei, sono qualcosa di divino. Tuttavia non è ancora il paradiso; prende diversi farmaci ed il suo corpo respinge ancora dolorosamente alcuni alimenti. La ricostruzione graduale delle forze è frustrante, così come le è faticoso l’atto di salire le scale di casa.A volte si sente come se il mondo le stesse passando accanto e lei fosse ferma, ma lei conta molto sulla comunità di blogger culinari come fonte d’ispirazione e attinge da lì la sua speranza. Sa di poter arrivare ad un recupero e, anche se deve rinunciare ad alcune cose, mantiene comunque un atteggiamento positive.“La mia mente ha una grande memoria per il cibo,” dice guardando le pubblicazioni dei suoi colleghi di piatti ricchi ed invidiabili. “Non mi importa di non poterlo mangiare. Mi posso godere il ricordo di aver assaggiato quel cibo ad un certo punto, e questo è abbastanza.”

E’ stato un processo educativo; Michelle ha imparato a sostituire gli alimenti di cui il suo corpo si prende carico in fase di elaborazione, come i latticini o il grano. Ha cercato di sostituire alcune cose con delle ricette vegane, ed è rimasta piacevolmente sorpresa di come il latte di cocco possa rimpiazzare facilmente la ricchezza della panna. Si è venuto a creare un nuovo entusiasmo per i cibi che non può mangiare regolarmente, come quelli della cucina asiatica. “Mi piace il mochi,” ci ha detto con un sorriso. E tutto ciò ha alimentato una consapevolezza che tutti quanti hanno ma che non sempre viene presa seriamente: il problema dei cibi modificati.Michelle ha avuto un brusco risveglio quando è tornata a fare la spesa. “Non riuscivo a credere a quanti cibi modificati ci fossero,” si è lamentata. Non è che le ciambelle piene di agenti chimici sono apparse dal nulla, ma diventa sempre più chiaro come siano prevalenti le abitudini alimentari della media degli americani che si nutrono di cibi elaborati chimicamente, quando la tua salute dipende tutta dal riuscire ad evitare proprio quei cibi. Michelle ha rinnovato la sua abitudine di comprare cibi biologici quando possibile, e di essere intransigente sui cibi freschi e semplici.

L’amore per il cibo è semplicemente l’espressione di un amore per la vita. Michelle tiene anche un secondo diario, un diario personale con brevi annotazioni private per se stessa. L’ha cominciato quando è tornata a casa dall’ospedale. Ogni boccone che rinnova il suo rapporto con il cibo le riporta alla memoria ricordi cari, ed un richiamo per vivere con gratitudine, in ogni momento. Lei parla di un rinnovato senso di chiarezza, la capacità di guardare oltre la nebbia delle attuali preoccupazioni e scrivere cose come, “Fare scelte migliori per essere felici.” E tra le promesse di imparare nuove ricette e scoprire alternative salutari, da questo complesso rapporto tra cibo e vita emerge la più semplice delle lezioni, scritta chiaramente per il suo futuro: “amore, amore, amore.”

*Il cognome è stato omesso.

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