Denise Sakaki definisce Las Vegas come la nona isola delle Hawaii.
Di Denise Sakaki

L’idea che si ha di Las Vegas che è saldamente cementata nella coscienza americana, è quella di un essa come un parco divertimenti, una metropoli di delizie peccaminose dove si può celebrare un breve weekend di eccesso e tranquillamente dimenticare tutto prendendo un aereo, nella speranza che qualunque atto deplorevole compiuto rimanga bloccato sulla sua pista, come un cane randagio abbandonato.
Las Vegas è una città nel bel mezzo del deserto del Nevada, a chilometri dal nulla, senza un posto dove andare, ma dove si possono trovare fedeli repliche della Torre Eiffel, della città galleggiante di Venezia, del centro di Manhattan, di un castello medievale e di una gigantesca piramide di Egitto, il tutto circondato da un insieme di musica, luci e campane dei jackpot vincenti. E’ una città in cui si celebrano 24 ore di festa in maschera, un paio di giorni beati e veramente lontani dalla realtà. Ma per alcune persone che regolarmente visitano Las Vegas, non si tratta di una fuga, ma si tratta più di un tornare a una seconda casa.
Non è una sorpresa che molti vadano a ricercare un nascondiglio nel Sud Pacifico, al bar Tiki e ai falsi gonnellini di paglia di plastica. Downtown Las Vegas può essere considerata la nona isola delle Hawaii, con la differenza che è tutto di sabbia, ma non vi è nessuna spiaggia. Pieno di grandi alberghi che hanno evitato la ghigliottina dei scintillanti progressi che hanno trasformato la maggior parte dei nuovi alberghi in punti di vendita al dettaglio di lusso e in mega-salotti.
Downtown hotel di Las Vegas, come il Fremont, Main Street e Union Plaza sono sentinelle di un’epoca passata, quando la gente veniva a Las Vegas per una cosa sola- per giocare, e ricercare un po’di fortuna per riempirsi le tasche. E non manca nemmeno il buon cibo, come una ciotola di zuppa di coda di bue caldo per spuntino di mezzanotte, dei malasadas freschi (una popolare ciambella spolverata di zucchero) a colazione, un grande piatto di carne di maiale cotto lentamente per pranzo, servito insieme a due cucchiai di riso e patate e l’insalata di maccheroni. Ma si possono incontrare anche molti negozi di cibo, come quelli che vendono la frutta secca e le noci.
Le Hawaii da decenni hanno intrattenuto rapporti con grandi hotel / casinò e operatori come Sam Boyd, che si occupa direttamente della commercializzazione delle isole con viaggi charter e pacchetti hotel / biglietti aerei, per rendere la vacanza davvero semplice e spensierata. Inoltre, il fatto che il gioco d’azzardo di ogni genere è illegale alle Hawaii, rende l’idea di una visita a Sin City ancora più attraente.
Ma non è solo per il gioco d’azzardo che le persone si recano qui. La gente può trovare slot machines quasi ovunque sulla West Coast, ma Las Vegas è riuscita a trapiantare non solo una cultura, ma anche a farla fiorire. Las Vegas è diventata la patria di molti trapianti Hawaiani, molti di loro lavorano nei casinò per soddisfare i visitatori dell’isola. Passeggiando per l’Hotel California in un weekend affollato, sembrerà di passeggiare in un centro commerciale a Honolulu. Negozi familiari delle Hawaii come Lappert, salotti in cui degustare un gelato e un buon caffè, sono pieni di genitori e figli. C’è anche un ristorante chiamato Specialità Aloha che offre un saimin kimchi, una pietanza gustosa con pezzi giganti del piccante crauti e della pasta in un brodo speziato al peperoncino rosso.
La folla di persone che parlano un inglese locale, offusca quasi del tutto il suono delle campane delle slot machine, e per un attimo ci si sente alle Hawaii. Il richiamo della Signora Fortuna non teme confronti. Ma molti visitatori non resistono nel visitare gli Hotel a tema, come lo York, per gustare un hot dog, o visitare un hotel in stile parigino e mangiare delle crepes, oppure andare in centro e degustare un fresco Malasada, una ciotola di Saimin, e sentirsi come alle Hawaii. Basta provare a ignorare i suoni delle slot machines.