Si chiama Heart Attack Grill il tempio americano del junk food

Nel più trash dei fast food a stelle e strisce tutto è permesso, tranne stare a dieta: Heart Attack Grill.
Di Alessandra Storti

Si fa un gran parlare oggi di dieta mediterranea e di attenzione alla qualità del cibo che mangiamo. Eppure, aldilà dell’Oceano, per qualche insondabile ragione celata nel DNA di un popolo che da sempre ama gli eccessi, di cibo salutare proprio non ne vogliono sapere.
La dimostrazione più lampante è il successo di un fast food restaurant che del famoso motto “mens sana in corpore sano” decisamente se ne infischia e che ha fatto dell’ipercaloricità del proprio menù il suo cavallo di battaglia, a cominciare dal proprio nome, Heart Attack Grill.
Un nome che già di per sé esprime senza falsi pudori la vocazione di questo locale, intenzionato a mettere seriamente a rischio la salute delle vostre coronarie. Tutto questo alla faccia della salute e dell’educazione alimentare, in un Paese dove l’obesità è una patologia sociale.
Più grasso è meglio è. Bandita ogni dieta o qualsiasi seppur timido scrupolo alimentare, qui l’eccesso è una virtù. E questo vale anche per i clienti, i quali se superano i 160 kg possono mangiare gratis.

Paradosso dei paradossi, a fondare quella che oggi è una catena, è stato nel 1995 Jon Basso, che in origine faceva il dietologo.
Non a caso tutta la filosofia del locale riproduce ironicamente quella di un’ospedale: a prendere le prescrizioni, ossia le ordinazioni, ci pensano le sexy cameriere vestite da infermiere (segno, anche questo, che il cattivo gusto, alimentare e non solo, di certo non spaventa i gestori di Heart Attack), all’ingresso del locale i clienti vengono invitati a indossare il camice da paziente, gli hamburger si chiamano provocatoriamente Singolo, Doppio, Triplo e Quadruplo Bypass con un’escalation che ne indica chiaramente il grado di golosità o anche (a seconda dei punti di vista, ovviamente) di pericolosità.

Una contraddizione che esprime chiaramente l’atteggiamento per così dire ambiguo e per certi versi schizofrenico degli americani nei confronti del cibo, combattuti tra il desiderio di essere sani e magri e una passione quasi viscerale per il junk food.
E  così mentre all’Heart Attack Grill si servono panini da 9000 calorie, entrati nel guiness dei primati per il loro micidiale potenziale calorico, accompagnati da fritture rigorosamente a base di strutto e bibite superzuccherate, in altre catene di fast food (senza andare troppo lontano pensiamo al Mc Donald’s) si introducono nuovi menù a base di insaltate e piatti decisamente più light.
In altre ancora come la Taco Bell si tenta quello che fino a poco tempo fa sembrava impossibile: ridurre il contenuto di grassi, sale e zuccheri di hamburger e snack senza rinunciare di una virgola al gusto.

Dunque, c’è chi dà sfogo senza ritegno alla propria insana passione per il cibo spazzatura e chi invece cerca una via di salvezza nei progressi dell’industria alimentare. Ma, in un modo o nell’altro è evidente che l’America proprio non ce la fa a dire addio alle sue vecchie e care abitudini alimentari.
E in fondo, deve aver pensato proprio questo Jon Basso quando ha aperto il primo locale in Arizona.
In effetti nonostante i tanti nemici (dalle femministe alle associazioni mediche ai vegetariani) il suo locale è sempre pieno.
Non lo hanno scalfito neppure le notizie in questi anni delle varie morti per infarto (queste si, reali) che hanno colpito i clienti del locale, attribuibili, in gran parte ai suoi ipercalorici panini, accusati da più parti come di essere dei veri e propri hamburger assassini.
Che dire, tutti sanno che fa male ma a nessuno importa. E secondo alcuni, sta proprio in questo il successo di Heart Attack, nella sua brutale e decisamente scomoda sincerità.

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