Un interessante post sull’alimentazione. Le sue regole sacre e i suoi equilibri.
Di Giorgia Fieni

L’alimentazione è sempre stata sopravvivenza. Fin dagli albori l’uomo si è nutrito per soddisfare le sue esigenze fisiologiche. È stato poi Ippocrate, il primo medico ufficiale di cui si ha notizia, ad aver confermato, “scientificamente”, diciamo così, che solo attraverso una corretta alimentazione l’uomo poteva mantenere un buono stato di salute.
Solo con il tempo il genere umano ha cominciato a riflettere sul fatto che il cibo non era solo un nutrimento per il corpo, ma anche per la mente. Basta pensare ai principi cinesi ying e yang e a quelli dell’ayurveda, che collegano l’alimentazione rispettivamente alla costituzione fisica dell’uomo ed all’energia dell’universo, ma anche a Sigmund Freud, che ha attribuito all’azione fisiologica del nutrirsi anche componenti emotive e relazionali.
Sembra infatti che certi tipi di alimenti siano più graditi ed efficaci in determinati momenti, o giorni, o periodi dell’anno, e questo dipende solo dal gusto personale, a sua volta influenzato dallo stato d’animo che si sta vivendo. A tutti è capitato di essere depressi e di aver bisogno di mangiare qualcosa di dolce, meglio se a base di cioccolato (che favorisce la sintesi della serotonina, procurando piacevoli sensazioni come piacere, appagamento, benessere e tranquillità), oppure di essere stizziti per aver litigato con qualcuno e subito dopo non riuscire a togliere le mani dal sacchetto di patatine (il solo sentire scrocchiare porta calma). Certo, poi ci si sente in colpa per paura del risultato che apparirà la prossima volta che saliremo sulla bilancia, ma in quelle situazioni è la mente a ricevere il vero nutrimento.
Ecco perché, se qualche volta usciamo dal seminato di un’alimentazione bilanciata, l’umore ne trova giovamento ed il nostro peso non ne risente. Quello che è importante è che non diventi un’abitudine. Dobbiamo quindi sempre cercare di scegliere un comportamento a tavola che sia all’insegna della varietà e della moderazione, in modo da dare al nostro corpo ciò di cui ha bisogno per sopperire alle esigenze vitali nelle giuste quantità e alla nostra mente la possibilità di trovare sazietà in ciò che ingoiamo. Tali necessità sono poi totalmente personali, perché dipendono anche dall’età, dalle condizioni fisiche, dalla quantità di moto che giornalmente facciamo e anche dai cibi che più preferiamo.
Ciò significa che è assolutamente sbagliato farsi guidare solo dall’istinto o dai bisogni del momento. Abbuffarsi tutti i giorni o evitare di mangiare solo perché si è depressi o eccessivamente euforici porta a patologie molto gravi, che non sono altro che variazioni sul tema di un altro ricostituente per la mente che prova gravi conseguenze: l’alcol. Anzi, una malattia emersa negli ultimi anni è la drunkoressia: si aspetta l’ora dell’aperitivo per bere, così da avere un senso di sazietà e/o vomitare ciò che si è mangiato.
Questi tipi di disturbi sono causati anche da un malsano rapporto con lo specchio. Le patologie alimentari colpiscono infatti in genere maggiormente le persone più giovani che, essendo per natura insicure del proprio aspetto, osservano con ammirazione alcuni modelli fisici proposti dai mass media e cercano di imitarli non mangiando o di combatterli mangiando troppo; in entrambi i casi, il rischio è di incorrere in anoressia, bulimia, vomito nervoso, obesità, avversione per i cibi. L’adolescenza, però, è solo una fase della vita: porta a dei cambiamenti inevitabili per cui, se seguiamo il suo corso naturale, potremmo ritrovarci più in forma anche senza particolari sforzi e da adulti dovremo solo mantenerci mentre, se operiamo dei cambiamenti (come un dimagrimento o un ingrassamento pressoché improvvisi) poi in futuro potremo pentircene perché sarà più difficoltoso avere un aspetto florido.
Ci vuole perciò un autocontrollo piuttosto serrato sulle nostre abitudini alimentari, perché possiamo nutrire la mente, ma non dobbiamo lasciare che sia la mente a controllare la nostra alimentazione.