T’a – Sentimento Italiano: dal passato al futuro, passando per le sfide di oggi

Luca ha intervistato Alberto Alemagna presso la sede amministrativa di T’a-Sentimento Italiano, in via Tortona a Milano. Si è parlato di cioccolata, ovviamente, ma non sono mancati altri spunti interessanti.
Di Luca Maruffa

A parlare con Alberto Alemagna, uno dei due fratelli di T’A Milano, si ha l’impressione di essere di fronte, oltre che a una persona capace, ad un crocevia significativo riguardante la giovane imprenditoria legata all’industria alimentare e a quel comparto diversificato e vario che chiamiamo “Food” per capirci al volo. Quello che voglio esprimere, e che Alberto ha espresso direttamente e indirettamente durante la chiacchierata che abbiamo avuto presso gli uffici di T’A in via Tortona a Milano, riguarda due concetti molto abusati ovunque: tradizione e innovazione. Tradizione come storia, consapevolezza, memoria, capacità di rendere patrimonio vivo quello che è stato; e innovazione come adattabilità ai cambiamenti, sguardo al futuro, coscienza del presente … E di nuovo capacità di rendere patrimonio vivo quello che è stato.

Perché l’unica innovazione vera è questa, e non ce ne sono altre: non guardare al passato come ad un museo intoccabile, ma come potenziale per operare ed essere nel presente. Consapevolezza e slancio per creare il nuovo.

Da subito T’A Milano – Sentimento Italiano mi ha dato questa impressione, ancor prima di realizzare l’intervista, nell’informarmi sui prodotti, sul marchio T’A’ e sulla realtà imprenditoriale in generale.

Due ragazzi milanesi, con alle spalle una storia familiare indissolubilmente legata al comparto alimentare (i panettoni Alemagna, per intenderci, furono creati e portati al successo prima dal bisnonno e poi dal nonno di Tancredi ed Alberto) che intraprendono insieme un nuovo percorso imprenditoriale: un prodotto nuovo, pensato da loro e un approccio proiettato in avanti.

T’A-Sentimento Italiano produce cioccolata in sette linee di prodotto diverse in una varietà di gamma già consolidata. La pasticceria ha un ruolo molto importante in T’a e la creazione di una vera e propria linea dolciaria è un progetto in progresso proprio in questo momento. Alla mia inevitabile domanda sul possibile ritorno ai panettoni Alberto risponde che non sono nei loro piani.

Alberto ci tiene molto a spiegare i suoi prodotti, anche perché la loro ideazione, “progettazione” e messa sul mercato è un processo che lo occupa molto. Sottolinea che la ricerca delle materie prime è fondamentale per l’azienda.

“Noi siamo un’azienda Made in Italy. So che può sembrare banale, ma noi lo siamo sul serio … I processi avvengono interamente in Italia, ma il punto non è questo: le materie prime da lavorare sono per il 95% provenienti dall’Italia. Tranne il cacao, che per forza di cose è sudamericano. Ti cito solo il limone di Sorrento, la nocciola piemontese, la mandorla d’Avola, il pistacchio siciliano … le farine stesse sono selezionatissime, oggi giorno c’è un mondo dietro le farine.”

Dalle parole e dalle descrizioni di Alberto traspare chiaramente l’attenzione e la cura messa in tutte le fasi di creazione e distribuzione del prodotto: la ricerca e la scelta delle materie prime, le combinazioni di gusti diversi, lo studio dei valori nutrizionali, i test effettuati con esperti del settore prima della commercializzazione, l’attenzione posta sul design del packaging per cui l’azienda è stata premiata in questi anni.

Molta l’attenzione ai prodotti, dunque. Da dove viene tutto questo?

“Da quando eravamo bambini siamo stati abituati a fare le cose bene. Attorno ai dolci e ai panettoni a Natale c’è sempre stata un’aura quasi religiosa. Credo che questa attitudine sia parte di noi fin da prima della nostra nascita. E poi già da bambini vendevamo i dolci in montagna e tutti dopo un po’ sapevano di trovarci lungo la camminata. Eravamo una sorta di attrazione … Questo solo per farti capire da dove vengono certe cose.”

Alberto mi racconta poi della storia del bisnonno trasferitosi a Milano nel 1911, della sua bravura come pasticcere durante la prima guerra mondiale; si sofferma poi su alcuni aneddoti riguardanti il nonno e l’azienda di famiglia, compreso quello riguardante l’utilizzo di vero burro per fare i dolci durante la Seconda Guerra (era obbligatorio utilizzare dei surrogati) che costò all’azienda una multa salatissima da parte del governo fascista ma fece aumentare la notorietà e le vendite dell’azienda. Tutte storie apprese dai racconti dei parenti ma anche da una ricerca tra gli archivi e le foto di famiglia e tra le esperienze degli ex dipendenti di Alemagna che sono confluiti in una pubblicazione molto importante qualche anno fa.

La storia di famiglia e la saga imprenditoriale che percorre più di mezzo secolo torna spesso nei discorsi di Alberto. Il fatto che due fratelli giovani (Alberto ha ventotto anni mentre Tancredi ne ha trentadue) legati così fortemente al mondo alimentare e dolciario abbiano deciso di affrontare il mercato con un prodotto da loro scelto mi convince ancora di più delle mie premesse.

Per rendere il concetto ancora più chiaro riporterò le parole di Alberto:

“La nostra imprenditorialità si concentra sul prodotto, e noi ci mettiamo anche il nome. Tancredi e Alberto Alemagna. Siamo due persone, due imprenditori ancor prima di un’azienda […] E’ però molto importante, al giorno d’oggi, sapere che non basta produrre. Non basta la buona idea e la buona realizzazione del prodotto. E’ chiaro che bisogna mantenere quello spirito da imprenditore che segue il suo istinto e la sua creatività, perché se non lo si fa si rischia di essere piatti e di non portare niente di nuovo. Ma è altrettanto chiaro che oggi come oggi il prodotto non è sufficiente: l’Italia fino ad un certo momento produceva e il mercato poteva assorbire quello che veniva prodotto. Oggi non basta più il prodotto fatto bene ed è per questo che bisogna essere anche dei manager per gestire un’azienda con un certo valore. L’imprenditore deve essere aggiornato e deve dare importanza a tutta la sua offerta. Io e mio fratello, anche per formazione, siamo molto attenti a questo e a come strutturare la nostra azienda. L’emblema dell’unione tra tradizione e innovazione è rappresentato dalla nostra sede produttiva di Cerro Maggiore (Mi): uno stabilimento in mattoni rossi, perfettamente inserito in un contesto industriale ormai storico e il suo interno, un ambiente di produzione che sembra, direi, una clinica ospedaliera da quanto è pulito e da quanto è stato pensato per rispettare ogni tipo di norma.”

Tancredi e Alberto, due fratelli molto diversi che rispettano e soprattutto valorizzano le loro differenze, hanno dato vita ad una azienda proiettata nel futuro avvalendosi delle solide basi del loro passato. I loro sono prodotti di elevato livello che però sanno declinarsi in linee di prodotto più accessibili, adattandosi al mercato e creandone di nuovo. Sono imprenditori e non solo manager, perché conoscono in ogni particolare il loro prodotto; sono manager e non solo imprenditori, perché sono consapevoli che al giorno d’oggi è necessario portare sul campo conoscenze e approcci strutturati e consapevoli.

Non è proprio questa, del resto, la sfida della moderna industria alimentare di qualità?

(Ah, dimenticavo la cosa più importante! Provate i cioccolatini 100% frutta con interno al lampone … Sono buoni, veramente buoni!)

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