La nostra Barbara, detta Babs, presenta la sua rubrica su HonestCooking.it: The Food Stylist Diary racconterà in tono semiserio le peripezie e le divertenti contraddizioni di una professione tanta bella quanto impegnativa.
Di Barbara Torresan

Ciao, sono Babs e da oggi avrò un piccolo spazio qui, su HonestCooking.it, ma no, non voglio spiegarvi come si prepara un piatto, quale olio bisogna utilizzare per lucidare gli spaghetti, e neppure dirvi cosa ci si inventa per tenere insieme l’hamburger perfetto.
Qui facciamo due chiacchiere e vi racconterò cosa accade intorno a questo strano mondo.
E’ che in effetti il foodstylist è una figura misteriosa…. Ma cosa fa? Ma chi è? Ma che… si mangia?
Ecco, magari no, oddio, è pur vero che ho tanta carne attaccata alle ossa, ma ancora l’idea di essere presa a morsi non mi ispira!
Quindi, partendo da questo concetto, che il foodstylist non è commestibile, andiamo oltre e chiariamo definitivamente un dubbio: è tutto bellissimo, finchè non ti ritrovi a lucidare un filetto di manzo che, a detta del “cliente”… sembra carne morta.
E’ che magari se fosse viva, non sarebbe diventato un filetto al forno! Ma il cliente ha “sempre ragione” e qui scopri cosa è il foodstylist: è colui che imbelletta il food, quello che cerca di dargli “appeal”, quello che a dicembre ha assolutamente bisogno di meloni e pesche e a luglio deve preparare un montebianco… step by step… così mica puoi imbrogliare! Ergo, a luglio ti servono le castagne.
E tu ogni tanto sbrocchi un filino e ti domandi: ma perché gli editori o i pubblicitari non preparano le campagne da un anno all’altro? Per quale assurdo scherzo del destino siamo nella stessa barca dei colleghi che lavorano nel mondo della moda?
Loro hanno da fare le foto in costume a dicembre e in pelliccia ad agosto. Noi pure. Ma noi vestiamo il cibo.
Esempio dell’ultima ora…. Il mio Natale è anticipato di mesi. In questi giorni casa mia sembra la succursale del magazzino di babbo natale, fra cesti, nastri, palline e decori. Nel frattempo c’è ancora la temperatura ideale per prendere il sole e fare una nuotata. Mi invidiate? Beh no, prima provate, poi ne riparliamo!
Però ci si diverte, a parte le follie, devo dire che è uno spasso, specialmente incrociare lo sguardo del pescivendolo a cui dici “non mi interessa quanto è buono, voglio quello scorfano li perché è tanto bello…. Sa, devo fotografarlo mica mangiarlo!” E lui ti guarda con un’aria che un misto fra il curioso, il pietoso e il preoccupato.
Questo invece non accade dal fruttivendolo più quotato della centralissima Milano: lui ti guarda in faccia e ti dice: “per che rivista lavora?” e se gli chiedi lumi, molto seriamente ti risponde “solo voi foodstylist e fotografi venite a comprare tutto fuori stagione. Ah, guardi che i 4 fichi vengono 20€, sa…. Non è periodo!”…… E tu stramazzi.
Su tutto, lavori, corri, ti dai da fare…. Ma in effetti questa professione non esiste. Spiego meglio, non ci sono scuole, non ci sono corsi (tranne quelli che tengo io me medesima o qualche altra collega) , non c’è dietro un lavoro regolamentato, fra l’altro questo ti stressa un filo, specialmente quando ti dicono “mi faccia un preventivo”…. Eccoci, da dove parto? Ma fatemi voi una proposta a cui non posso dire di no e così siam tutti più felici! Tanto il foodstylist fa solo…. Fa solo che? Se tutto va bene fa la spesa, prepara il cibo da fotografare (quindi deve intendersene di cucina), organizza il set in base al piatto e, già che ci siamo, i piatti poi li lava pure … E, se il cliente non è contento, perché la carne gli pare “morta” ricominci tutto daccapo.
Ecco, da oggi, in questo spazio troverete una sorta di diario, proverò a raccontarvi cosa avviene “dietro le quinte” di questo mestiere che è tanto gratificante quanto stressante. Tanto bello, quanto impegnativo. Ma, se non ci fosse, andrebbe inventato.
Alla prossima!
