Lo scorso 21 ottobre siamo stati ospiti dell’azienda Vinicola Dal Maso per la presentazione del nuovo Vin Santo Gambellara Classico DOC 2003. Un vino frutto della tradizione secolare e della selezione dei migliori grappoli di uva Garganega. Per l’occasione è stata allestita una degustazione con i migliori Vin Santi d’Italia. Vediamo com’è andata.
Di Marco Dall’Igna
Una serata d’eccezione quella che si è svolta all’Azienda Vinicola Dal Maso, è stato infatti svelato il nuovo Vin Santo Gambellara DOC 2003 che dopo ben undici anni dalla vendemmia è pronto per reclamare un posto accanto ai grandi della categoria. Proprio per dimostrare le grandi potenzialità di questo vino è stata organizzata una degustazione con i migliori Vin Santi Italiani che si è tenuta nella nuova ala (splendida) della cantina di famiglia.
La storia vitivinicola della famiglia Dal Maso inizia già alla fine dell’ottocento con Serafino, bisnonno degli attuali proprietari. La svolta arriva sul finire degli anni sessanta con Luigino, che imprime una decisa crescita sia in campo viticolo che commerciale. L’avvento della nuova generazione avviene agli inizi degli anni 90 con Nicola, responsabile produttivo, e con le sorelle Silvia e Anna che lo affiancano negli ambiti amministrativo e commerciale.
Due sono attualmente le proprietà aziendali, per una totale di circa 30 ettari. Una situata nel comune di Montebello, nel cuore della zona DOC del Gambellara; l’altra sui colli berici, tra i comuni di Lonigo e Alonte. Nella prima si coltivano le uve a bacca bianca, nella seconda prevalentemente quelle a bacca rossa.
Veniamo ora al protagonista della serata.
Il Vin Santo di Gambellara è l’unica DOC di questa tipologia di vini in Veneto. Vino di antica tradizione viene prodotto con l’autoctona uva Garganega quasi sempre in purezza, anche se il disciplinare permette di aggiungere il 20% di altri vitigni non aromatici.
La quantità di uva che è possibile mettere a riposo per la produzione del Vin Santo è pari a 62,5 quintali per ettaro coltivato. Le uve, dopo la raccolta, vengono quindi messe ad appassire appese al soffitto tramite spaghi nella tradizionale forma di “picai” in locali ben aerati. La pigiatura avviene a marzo-aprile, dopo che gli acini hanno perso gran parte del loro contenuto in acqua. La resa massima delle uve deve essere inferiore al 40%, ovvero da 100 kg di uva non si possono ricavare più di 40 litri di Vin Santo.
Il mosto ricavato dalla pigiatura viene quindi trasferito in piccoli caratelli di dimensione variabile a seconda della tradizione aziendale, e chiuso ermeticamente per permettere l’avvio della fermentazione grazie ai lieviti indigeni non selezionati. I caratelli vengono conservati nelle cosiddette vinsantaie, normalmente soffitte o sottotetti, in modo che vengano sottoposti a forti escursioni termiche. Il tempo minimo di permanenza nei caratelli da disciplinare è di due anni.
Il Vin Santo di Gambellara da oltre dieci anni è oggetto di un progetto sperimentale di ricerca sostenuto e sviluppato da numerosi enti e comuni. L’Azienda Dal Maso ha aderito immediatamente alla sperimentazione insieme ad altre nove aziende del territorio per recuperare le specificità qualitative del Vin Santo attraverso una maggiore differenziazione dal Recioto Passito.
Per raggiungere tale obbiettivo i produttori aderenti si sono dotati di un disciplinare molto più restrittivo rispetto alla Doc, che prevede ad esempio un’età dei vigneti di raccolta delle uve superiore a 25 anni e un periodo minimo di tre anni di affinamento in botte.
A fare da padrini al nuovo nato sono stati quattro dei più grandi Vin Santi italiani: Il Vin Santo di Carmignano DOCG Tenuta di Capezzana 2007, il Vin Santo Trentino Doc Francesco Poli 2002, Il Vin Santo di Albarola Val di Nure Colli Piacentini Conte Otto Barattieri 2002, Occhio di Pernice Vin Santo Montepulciano Doc Avignonesi 2000. Per rimarcare poi la differenza con il Recioto Passito è stato inserito nella degustazione proprio il Recioto di Gambellara DOCG 2003.
A guidarci in questo variegato percorso è stato Nicola Frasson della guida Il Gambero Rosso.
Chiamato ad aprire le danze è stato il Vin Santo di Carmignano 2007 , prodotto con uve trebbiano più un 10% di San Colombano lasciate ad appassire fino a febbraio. Il mosto viene poi messo nei caratelli per almeno 5 anni. Ha colore dorato intenso, il naso è ancora giovanile e un po’ troppo chiuso, si avvertono comunque sentori di frutta secca e candita. In bocca ha una dolcezza prorompente ma non invasiva, ottima armonia , e nitide note di mandorla e un retrogusto di frutta candita.
Segue il Vin Santo Trentino 2002, frutto al 100% di uva Nosiola. La fermentazione del mosto e la prima maturazione si compiono in vasche di acciaio inox, vi è poi un successivo passaggio in piccole botti di rovere dove il vino riposa e matura altri quattro anni. Di colore giallo ambrato al naso ha forti sentori di frutta matura e confettura di albicocche, mentre in bocca si nota subito una presenza acida superiore al precedente.
Il terzo vino è il Vin Santo di Albarola Val di Nure, un 100% malvasia di candia aromatica dal colore mogano. Al naso emergono lo zabaione e il balsamico. In bocca è quasi mentolato, con una densità di zuccheri importante sostenuta da una buona acidità. L’ossidazione è minore rispetto al Vin Santo di Carmignano.
Scatta poi l’ora del Recioto di Gambellara 2003 dal colore giallo dorato e dall’intenso profumo di miele. In bocca si avverte leggermente il legno.
E’ giunta finalmente l’ora del protagonista della serata, Il Vin Santo Di Gambellara. 100% Garganega, colore ambra scura, al naso si avvertono netti sentori di cioccolato con sfondo balsamico e una forte nota affumicata. Molto denso al palato, si avverte una nota di caffè seguita da albicocca surmatura. Da sottolineare una facilità di beva incredibile considerando l’alta densità zuccherina.
A calare il sipario sulla degustazione, ma non sulla serata, ci pensa l’occhio di pernice 2000. 100% Sangiovese,al naso predominano le notte balsamiche mentre in bocca è molto vischioso, si avvinghia al palato e rilascia sensazioni uniche. Un vino destinato a durare in eterno, molto molto complesso.
Finito questo interessante excursus sui Vin Santi Italiani andiamo a visitare la Vinsantaia in cui abbiamo ammirato i caratelli contenenti le annate successive di questo meraviglioso prodotto.
E’ stata una serata particolarmente interessante, nonostante io non sia un amante dei vini dolci, che mi ha permesso di meglio conoscere un vino italiano di grande tradizione e complessità, che purtroppo nell’immaginario collettivo è visto solo come ideale compagno dei biscotti secchi. Consiglierei a tutti di provare il Vin Santo di Dal Maso, per capire cos’è e cosa rappresenta veramente questo vino, sempre che riusciate a trovarne una bottiglia poiché ne sono state prodotte solo 400!
