Eccoci con il report della seconda tappa del nostro tour de force enoico: Domenica 6 aprile a Viniveri 2014.
Di Marco Dall’Igna
Viniveri è una manifestazione ultradecennale che si svolge nella cornice dell’AreaExp “La Fabbrica” di Cerea(VR) e che quest’anno è stata dedicata ad Emmanuel Giboulot, il produttore della Borgogna che rischia il carcere per essersi rifiutato di usare i pesticidi nelle proprie vigne. Viniveri, in questo, ha un’idea di base molto simile a quella del Vinnatur: si vogliono rendere protagonisti e presentare tutti quei vignaioli, italiani ed esteri, uniti dalla comune volontà di produrre vino senza l’uso della chimica di sintesi in vigna e senza addizioni e stabilizzazioni forzate in cantina. Vini quindi che non contengono nessuna aggiunta di sostanze estranee alla frutta d’origine ma che sono piena espressione del terroir di provenienza; Vini di artigiani, ViniVeri appunto.
Il tipo di location invece, rispetto al Vinnatur, cambia radicalmente. Qui ci troviamo all’AreaExp “LaFabbrica”, un bellissimo esempio di architettura industriale con mattoncini rossi a vista, grandi tubi che scorrazzano per il soffitto ed un’unica grande e ariosa sala ad accogliere tutti i produttori. Quello che non cambia invece è la grande organizzazione, la sensazione che tutto sia stato predisposto a regola d’arte e il clima di grande allegria e convivialità.
Appena parcheggiata la macchina e ritirato l’accredito mi sono diretto immediatamente allo “Spazio enoteca VV2014” dove si potevano acquistare molte delle etichette presenti alla manifestazione a prezzo di cantina (bellissima iniziativa). Il motivo che mi ha spinto ad andarci subito è presto detto: è un anno e mezzo che cerco disperatamente di accaparrarmi qualche bottiglia del meraviglioso barolo di Giuseppe Rinaldi, ma ogni volta che trovo un rivenditore, e con parecchia difficoltà perché dalle mie parti non ce ne sono, la risposta è, dolorosamente, sempre la stessa: “Mi dispiace, è esaurito”. Essendo Rinaldi uno dei partecipanti della manifestazione nutrivo, quindi, qualche speranza di riuscire a trovare qualche sua bottiglia nello spazio dedicato alle vendite. Ma una volta giunto nel fatidico luogo indovinate un po’ cosa mi hanno risposto? ” Mi dispiace, è esaurito!”
Niente da fare, qualcuno il giorno prima aveva già fatto razzia di tutte le bottiglie disponibili, e io al posto dei vini ho messo in saccoccia l’ennesima delusione. Mi consolava, almeno in parte, il fatto che durante la giornata perlomeno lo avrei bevuto il Barolo di Rinaldi, e di gusto anche.
Parzialmente deluso, e con la fatica del giorno prima che ancora si faceva sentire, decisi, prima di dare inizio al Valzer degli assaggi, di concedermi un delizioso caffè nell’area appositamente dedicata.
Prosciugata la tazzina era ormai giunto il momento di dare inizio alle degustazioni; chiamate ad aprire le danze, come al solito, le bollicine, seguite dai bianchi e dai rossi.
Assolutamente meraviglioso lo champagne 100% Chardonnay L’Apotre 2007 di David Leclapart; uno chardonnay fermentato e maturato in barrique, speziato, con sentori di frutta fresca e agrumi ed un ottima acidità, veramente un grande vino! Persino il suo rosè, L’alchimiste 2009, mi è piaciuto, e chi mi conosce sa che non sono per nulla un amante del genere.
Sempre tra le bollicine d’oltralpe nota di merito per il Bolerò 2004 di Fleury, un 100%pinot nero la cui prima fermentazione viene svolta per il 30% in barrique e che riposa nove anni sui lieviti. Champagne dal bel colore dorato, dal naso con netti sentori di frutta secca e pasticceria e una bocca fresca e strutturata al tempo stesso.
Concludo, per non annoiarvi troppo, con gli champagne menzionando lo splendido Brut Nature di Christophe Mignon. Un Pinot Meunier in purezza dalla bocca sapida e minerale ideale per essere consumato a tutto pasto.
Tra le altre bollicine mi hanno favorevolmente colpito il Cremant d’alsace du Rimlerpfad di Barnd et Fils (10% Pinot nero,50% Auxerrois,40%Pinot Gris) e il riserva 2004 di Haderburg (100% Chardonnay che sosta 8 anni sui lieviti).
Non appena l’ultima bollicina ha finito di solleticarmi il palato ho scalato la marcia e sono partito con i bianchi fermi. Qui però una premessa va fatta, per quel che riguarda i bianchi macerativi c’era veramente l’imbarazzo della scelta, iniziando dalla Castellada, Jorg Bretz,Vodopivec, per poi finire con Klinec Medana, Zidarich e Dario Princic.Tutti con prodotti di eccellente qualità. Non starò qua quindi a descriverveli tutti, vi consiglio però caldamente di provarli, ma mi limiterò a segnalarvi un solo vino per produttore. Di Bretz mi ha favorevolmente impressionato il Pinot Bianco 2001 , per La Castellada scelgo invece il Bianco della Castellada 2008 (50% Pinot Grigio,30%Chardonnay/20%sauvignon), la Vitovska selezione 2009 ( sei mesi di macerazione in anafore) per Vodopivec, Verduzzo 2003(un mese di macerazione sulle bucce per poi passare sei anni in grandi botti di gelso) e Ribolla 2010 (sentori di finocchio al naso e tannico in bocca) a parimerito per Klinec Medana, Malvasia 2011 ( macerazione di tre settimane per poi affinare per due anni in botti grande di rovere, naso fruttato con sentori di erbe aromatiche) per Zidarich e infine il grande Favola (uvaggio di sei uve) di Dario Princic.
Tra gli altri meritano una menzione speciale i grandissimi Riesling della Mosella di Clemens Bush, un escalation incredibile di emozioni dal primo all’ultimo vino, il giustamente mitico Coulée de Serrant (mi è piaciuto meno il Savennières Les Vieux Clos) dell’alfiere della biodinamica nella viticoltura Nicols Joly, e il Campania Fiano della Cantina Giardino (che già avevo bevuto, mi è piaciuto meno il resto della linea).
Finiti i bianchi era giunto il momento dei rossi, era finalmente giunto il momento dei Barolo di Giuseppe Rinaldi. Assolutamente incredibili sia il Brunate 2010 che Le Tre Tine 2010, un trionfo di emozioni e e di eleganza pur essendo ancora giovani. Con il palato ancora in estasi e le papille gustative in pieno delirio, non mi sono dovuto spostare di molto per trovare il prossimo produttore da tormentare: Il vicino di banco di Rinaldi era infatti Capellano, altro mostro sacro delle Langhe. Meravigliosi pure i suoi Barolo Pie Rupestris 2009 e il Barolo Piè Franco 2009 (ottenuto da viti senza innesto, quindi appunto franche di piede). Sono stati senza dubbio gli assaggi di questi due produttori i migliori di giornata, ma qualcosa di veramente buono sono riuscito a scovarlo anche dopo.
Meritano infatti di essere ricordati gli eccezionali vini sardi della Tenuta Dettori, l’ottimo la Querciola di MassaVecchia e i vini umbri di Paolo Bea.
Questo è stato il mio primo anno a ViniVeri e non ho dubbi che ci tornerò pure l’anno prossimo: una manifestazione veramente ben organizzata, con produttori di alto livello e in cui si respira un’aria rilassata e gioviale che permette di assaggiare il vino in tutta tranquillità e consente anche di scambiare due chiacchiere con i vignaioli senza alcun tipo di assillo.