Un Prosecco di Valdobbiadene da provare, in mezzo ai tanti di dubbia qualità: la cantina è Bepin De Eto, il vino un Prosecco superiore Docg Extra Dry Millesimato.
Di Fabio Mollica

Le feste sono tempo di bollicine, e allora vi parlo di un Prosecco di Valdobbiadene imbottigliato da un’azienda che fino a qualche giorno fa era a me sconosciuta, e che ora adoro. Sto parlando della Bepin De Eto, e devo ammettere che guardando il logo aziendale ho faticato un po’ a comprendere il nome. Per fortuna è giunto in mio soccorso il dominio internet. Ma voglio che voi lettori ripercorriate lo stesso mio percorso: prima il vino, poi l’azienda.
Quello propostomi dal mio amico Sandro, per accompagnare una succulenta cena a base di salmone, tagliolini cozze e gamberi, orata al cartoccio, era un Conegliano Valdobbiadene Prosecco superiore Docg Extra Dry Millesimato. Ho subito pensato: «Un nome così lungo non può certo deludere», ma tutti voi sapete quanto prosecco c’è in giro (280 milioni di bottiglie ogni anno) e quanto sia facile imbattersi in prosecchi di infima qualità.

Per fortuna, l’incontro con questa bottiglia quadrettata (che per me è un capolavoro del design ma che alla profana di mia moglie ricordava il bagnoschiuma Pino Silvestre) è stato entusiasmante fin dal primo sorso: è un vino elegante, dal perlage incessante e dall’aroma equilibrato di mela, pera, pesca. Così fresco e leggero che la bottiglia ce la siamo fatta fuori in due in poco meno di mezz’ora. E per la prima volta il Prosecco non mi ha intontito, come spesso mi è accaduto, perché non tutti i prosecchi sono Bepin De Eto.
Poteva finire lì, ma un grande vino non finisce mai con l’ultimo sorso, perché non sarebbe giusto nei confronti di chi lo ha imbottigliato. E chi lo ha accompagnato passo dopo passo dalla vigna alla bottiglia è la famiglia di Ettore Ceschin, che non è proprio un nome sconosciuto nell’Italia del vino. Bepin De Eto è il soprannome affibbiato a Giuseppe Ceschin, padre di Ettore, in ricordo del nonno Nicoletto, fondatore dell’azienda.
Oggi in cantina ci sono Ettore, la moglie Bruna e le figlie Cristina, Giuseppina e Silvia. Insomma, la storia è assicurata per almeno qualche altro decennio. E a giudicare dai premi ricevuti dagli altri vini prodotti dall’azienda, ho ancora tanto da scoprire. Allora, in attesa di provare anche le altre etichette, Dio salvi il buon prosecco e la famiglia Ceschin.
